La maggior parte dell’acqua sulla Terra è presente nei mari e negli oceani sotto forma di soluzione salina con un contenuti di sali che rende l’acqua inadatta per la vita vegetale e animale e per le attività umane. Le acque dolci, cioè a basso contenuto salino, presenti nel sottosuolo ammontano ad appena 11 milioni di miliardi di tonnellate e quelle dei fiumi e dei laghi ad appena 0,13 milioni di miliardi di tonnellate. Sembrerebbe molto, ma non bisogna lasciarsi trarre in inganno: l’acqua che cade, in media, sulla superficie delle terre emerse è di circa 100.000 miliardi di tonnellate all’anno, ma non è distribuita in modo equo, infatti in certe zone dei continenti cadono anche 2000 millimetri di acqua; in altre poche decine di millimetri.
L’eccessivo sfruttamento
economico del suolo (distribuzione dei boschi, agricoltura intensiva, eccessiva
edificazione) provoca alterazioni e squilibri nel ciclo dell’acqua:
diminuiscono le precipitazioni e aumenta la richiesta di acqua per l’irrigazione
e per le città. Le comunità umane, allora, hanno bisogno di estrarre più acqua
dal sottosuolo, di “importare” acqua da zone lontane, sottraendola ad altre
comunità e ad altri usi; nello stesso tempo le attività agricole e urbane e
industriali generano crescenti quantità di scorie e rifiuti che vengono immessi
nei fiumi e nei laghi e che peggiorano la qualità delle acque contenute nelle
riserve da cui vengono estratte crescenti quantità di acqua.
Ecco quanti litri d’acqua sono necessari, nel settore agricolo e dell’allevamento, per ottenere un chilogrammo di prodotto. Per esempio, per avere un chilo di carne fresca di pollo, si devono utilizzare 3500 litri di acqua, per un chilo di patate solo 500 litri. L’allevamento utilizza molte più risorse delle coltivazioni.