Comune
di Pavia Piano
Regolatore Generale Relazione
illustrativa Gregotti
Associati Studio (A.Cagnardi,
V.Gregotti) Modificato
in seguito all’accoglimento di Milano, aprile 2002 Comune
di Pavia Piano
Regolatore Generale Progettisti
incaricati: Gregotti
Associati Studio A.Cagnardi V.Gregotti Architetto
Associato Augusta
Mazzarolli Con: B.Colombo P.Bertelli A.Cavazzuti B.Colombo F.Graziati S.Glade S.Martinelli F.Papis M.Pirella V.Trombetta
Funzionari
dell’Amministrazione: G.Facchini P.Carena D.Ciceri F.Conti D.Quinzeni
Ufficio
del Piano: P.Boneschi F.Dell’Angelo A.Leidi A.Panzarasa
Coordinamento
Atlante urbano: G.Malizia
Consulenti: Per
la parte geologica: G.Marchetti F.Finotelli
(S.G.P.) Per
gli studi di traffico e mobilità: P.Gelmini
(Centro studi traffico) Per
il settore commerciale: Sincron
Polis Srl
Relazione illustrativa Comune
di Pavia, Assessorato all’Urbanistica Documento
di indirizzi urbanistici per la redazione del Piano Regolatore Generale Relazione illustrativa
Parte
seconda. I contenuti generali Il Piano
e la città (Le opportunità di Pavia) Tutelare
e preservare (Il patrimonio della città) Dal
raccordo autostradale al Naviglio: San Pietro, la SNIA ed il TicinoLa valorizzazione di Borgo TicinoLa riqualificazione dei margini urbaniParte
terza. I temi settoriali Grandi attrezzature urbane ed istituzioniParchi, aree verdi e riqualificazione ambientaleAttrezzature di quartiere e riqualificazione delle periferieParcheggi e spazi per la sostaAttrezzature tecnologiche e servizi tecniciAltri serviziParte
quarta. Dimensionamento e verifica degli standard Sintesi della stimaAppendice.
Analisi, criteri ed effetti delle controdeduzioni COMUNE
di PAVIA ASSESSORATO
ALL'URBANISTICA DOCUMENTO
DI INDIRIZZI URBANISTICI PER LA REDAZIONE DEL PIANO REGOLATORE
GENERALE DI PAVIA 1.
OBIETTIVI
DEL PRG E IDENTITÀ DELLA CITTÀ La
città di Pavia attende dal Consiglio Comunale un progetto di generale
miglioramento della sua qualità, dell'efficienza dei servizi urbani
e di più razionale utilizzo delle sue risorse ai fini dello sviluppo. Tale progetto, a lungo rinviato per la mancanza di una variante generale di piano, si rende ancor più necessario perché Pavia rischia una perdita di ruolo e di posizione rispetto alle sue antiche tradizioni produttive, scientifiche e culturali, artistiche e ambientali. Naturalmente ciò non è dipeso esclusivamente dall'assenza di un nuovo P.R.G. I più generali processi di deindustrializzazione che hanno coinvolto larga parte del paese e la difficoltà della piccola e media imprenditoria locale di sostituirsi a quella esterna durante la crisi delle imprese maggiori, rallentando il dinamismo dei settori tradizionali ed accentuando la sua specializzazione in servizi di alta qualità, hanno reso Pavia una città fornitrice di servizi a utenti esterni e nel contempo di forza lavoro e capitale umano ad attività insediate altrove. Ciò
ha comportato elevati costi di congestione per la città e nello stesso
tempo una contrazione della possibilità di finanziarne l'ammodernamento. Pavia si è a lungo dibattuta nell'alternativa tra la tutela urbanistica della sua qualità ed identità e la promozione della sua ripresa economica. In una concezione moderna dello sviluppo e della pianificazione urbana, tale alternativa pare oggi superata. Infatti gli elementi di tale identità hanno in sé una potenzialità tale che, se ben utilizzati e valorizzati, oltre ad essere un valore ai fini del benessere dei cittadini, possono anche diventare una risorsa per lo sviluppo. O quanto meno, l'esperienza di consimili città europee, autorizza ad avere fiducia in tal senso. Pavia
è una città accessibile, in un area metropolitana tra le più moderne
d'Europa. Se si rende il suo sistema di servizi e di viabilità più efficiente;
se si riforma il suo tessuto urbano sia nelle porzioni interne liberatisi
per dismissioni, che nei suoi margini e prospetti esterni; se si organizza
la sua ricchezza di suoli in un moderno e fruibile sistema di parchi;
se si valorizza il suo patrimonio storico-monumentale e la sua tradizione
di ricerca scientifica e sanitaria; si può far perno su tali risorse
per attrarre attività economiche ad alto valore aggiunto ed alto contenuto
tecnologico ai fini di uno sviluppo non generico, ma di uno sviluppo
di qualità. Se tali attività si insedieranno, potranno interagire positivamente
con l'attuale struttura produttiva, determinandone il rilancio. E'
per questo che, accanto all'adozione di un nuovo P.R.G., anzi all'interno
del processo di elaborazione dello stesso, l'Amministrazione intende promuovere progetti capaci di valorizzare l'identità della città, progetti per " Pavia città universitaria ", " Pavia città d'arte ", "Pavia dei parchi" capaci di coinvolgere mediante forme di accordo o di cooperazione convenzionale i diversi soggetti e attori urbani. Congiuntamente ai piani che caratterizzano ed accompagnano ogni normale pianificazione urbanistica, quali quelli relativi alla viabilità, ai servizi, al commercio, alla riqualificazione produttiva, essi concorreranno a realizzare un miglior assetto della città e la maggior mobilitazione possibile di risorse ed energie. La mobilitazione di risorse da parte del nuovo P.R.G., attraverso la programmazione dell'adeguamento dell'offerta residenziale, la promozione della tutela e del recupero del patrimonio esistente, e l'investimento volto a migliorare la dotazione infrastrutturale, offriranno notevoli occasioni all'imprenditoria. Ma affinché tutti possano beneficiarne, l'Amministrazione intende creare condizioni di pari opportunità e di concorrenza tra gli operatori, mediante un sistema equo di regole urbanistiche. Soprattutto il compito di una grande riforma urbana, che finalmente possa valersi di ampie porzioni di territorio urbano interno rese disponibili da dismissioni private e pubbliche, richiede che la normativa di Piano non crei situazioni di privilegio che alterino i meccanismi di mercato che regolano la normale e corretta competizione tra imprenditori. Solo così funzionerà il mercato e si potrà fare appello a tutte le energie necessarie per dotare Pavia di servizi di cui necessita, per riportarla al suo antico ruolo economico e culturale, per recuperarne in un grande sforzo collettivo le ricchezze e le tradizioni.
2.1
Coerentemente con i propri Indirizzi Generali di Governo, ritiene che
una strategia di sviluppo economico per la città debba puntare non solo su un'ulteriore specializzazione nei servizi di alta qualità, ma anche sulla valorizzazione di tutte le attività produttive. Razionalizzare il sistema produttivo pavese inteso in senso lato - industria, artigianato, servizi e commercio - deve essere un obiettivo prioritario della pianificazione generale. Si tratta
dunque di assicurare una offerta, certa nelle previsioni di piano e
organica nelle localizzazioni, per gli insediamenti di nuova attività,
che escludano la grande distribuzione; di regolare la permanenza delle
attività esistenti e delle imprese minori, favorendone la riorganizzazione
e la ricollocazione. 2.2 Un obiettivo di tale razionalizzazione è costituito dalla riqualificazione di aree in cui si è verificata una trasformazione di fatto delle destinazioni d'uso produttive, al di fuori delle norme urbanistiche vigenti. Per tali aree si ritiene opportuna una più flessibile commistione tra funzioni produttive industriali ed attività di servizio o commerciali. Si conviene sull'opportunità di proseguire nello sviluppo del polo produttivo del Bivio Vela, riqualificandolo dal punto di vista dimensionale e riconsiderandolo rispetto alle procedure attuative. Nelle previsioni ad esso relative vanno incluse aree anche per attività di servizio generale, come il Centro annonario, nonché un centro servizi e possibilmente uno scalo merci. Ai margini della tangenziale è prevedibile inoltre un ampliamento di aree a vocazione produttiva. Per favorire le localizzazioni delle attività industriali e artigianali l'Amministrazione ha già avviato il riesame della determinazione degli oneri di urbanizzazione per adeguarli all'effettiva dinamica dei costi delle opere e con l'impegno a contenerne il livello mediante una maggior efficienza nella realizzazione delle stesse. Nell'ambito di queste linee generali si ritengono
possibili varianti anticipatrici relative a comparti di vecchia destinazione
industriale occupati di fatto da attività commerciali e varianti di
rilocalizzazione in concomitanza con richieste insediative non procrastinabili
e di alto valore. 2.3 Si ritiene necessario rinnovare l'impegno per lo sviluppo di un Parco Tecnologico nei pressi dell'area del Cravino, attraverso una ridefinizione del ruolo dell'Amministrazione comunale nell'ambito delle istituzioni ad esso preposte. Inoltre il nuovo PRG deve prevedere la possibilità di ulteriori localizzazioni a nord di quelle già destinate alle prime realizzazioni di incubatori e laboratori di ricerca, nell'ambito delle aree già attualmente previste per l'espansione universitaria.
2.4
Una delle sezioni più rilevanti di un piano di riqualificazione e ammodernamento
della struttura produttiva sarà costituita dal Piano commerciale. Il
progetto di piano nella sua definizione esecutiva sarà determinante
per ridisegnare questo settore in modo coordinato con il PRG. In particolare
si dovrà cercare di censire tutti gli insediamenti distributivi in corso
di realizzazione o in programma anche a livello sovracomunale; favorire
una maggior efficienza del sistema commerciale basato sull'innalzamento
della superficie media, una crescita equilibrata del settore, un servizio
migliore e più accessibile per i cittadini, individuando gli standards
più idonei di dimensionamento.
Vanno
infine progettate due essenziali strutture di servizio: in tempi rapidi
il Mercato ortofrutticolo nell'ambito del Centro annonario nell'area
del Bivio Vela ed inoltre un Mercato Generale, a disposizione del commercio
ambulante e di piccole dimensioni, nell'ambito di un'area di trasformazione
contigua al centro storico. 3.
POLITICHE
PER LA MOBILITA E LA VIABILITÀ 3.1 Da tempo manca a Pavia la possibilità di completare un organico progetto di riforma della viabilità esterna ed interna. Conformemente agli Indirizzi Generali di Governo approvati dal Consiglio Comunale, gli interventi riguardanti la viabilità intermedia e la grande viabilità saranno in primo luogo volti alla realizzazione della Tangenziale nord, mediante una soluzione rispettosa delle forti valenze ambientali presenti nel Parco della Vernavola. Conseguenti a tali interventi saranno l'adeguamento della Tangenziale Est in corrispondenza degli svincoli attuali e il collegamento diretto del sistema tangenziale alla statale "Bronese" adeguando lo svincolo del " Bivio Vela ".
L'opportunità
di realizzare il quarto ponte sul Ticino sarà valutata sulla base di
razionali considerazioni tecnico - viabilistiche, di impatto ambientale
e di costo economico. Le future valutazioni viabilistiche in ordine
a tale infrastruttura dovranno tenere conto della diminuzione del traffico
da Est indotta dalla realizzazione della tangenziale Nord, di eventuali
incrementi determinati dalla trasformazione dell'area Snia su Viale
Cremona e Viale Partigiani, nonché delle opportunità di meglio valorizzare
il Lungoticino. Le previsioni del nuovo P.R.G., e le destinazioni d'uso
ad esse connesse dovranno prevedere le relative aree di salvaguardia
compatibili. 3.2 In ogni caso l'Amministrazione conviene sulla necessità di decongestionare le attuali direttrici di penetrazione nel quartiere San Pietro mediante la creazione di una strada interquartieri che lo colleghi con la Vigentina (connettendo tra loro Via Madonnina, Via Baldo degli Ubaldi, Via Pastrengo) adeguandola opportunamente per sostenere il traffico diretto verso la zona Nord della città. Sarà anche valutata la possibilità di una strada di gronda strettamente aderente ai margini sud del quartiere che utilizzi, collegandoli, tracciati stradali già esistenti. 3.3 Per quanto riguarda la zona Ovest appare fondamentale sgravare C.so Manzoni dal traffico di attraversamento, mediante il completamento della realizzazione della Gronda Ovest, per la quale è già elaborato un tracciato che lo collega con il Lungoticino Ticinello" mediante un nuovo svincolo in prossimità del sottopasso ferroviario. Si conviene inoltre di riattivare il tratto di raccordo autostradale fino a Via Aselli allo scopo di migliorare le possibilità di accesso da Ovest, anche attraverso la previsione di nuove infrastrutture di parcheggio e viabilistiche nell'ambito delle aree di trasformazione ai margini della ferrovia Milano
- Genova. Nella zona Nord andrà articolata ulteriormente la rete stradale
al fine di decongestionare Via Olevano e Via Mirabello. 3.4 Le previsioni del P.R.G. dovranno conformarsi con il Piano del traffico urbano (PUT) che il Consiglio Comunale approverà ed alle soluzioni da esso previste circa la pedonalizzazione del Centro Storico. Data la natura di breve termine del PUT, il P.R.G. dovrà provvedere ad una ipotesi di completamento a lungo termine della dotazione di parcheggi a corona del centro storico, da definirsi in relazione agli effetti della sua prima applicazione, e nell'ambito dei progetti di trasformazione urbana più sotto indicati. 3.5 L'Amministrazione intende infine razionalizzare i progetti esistenti di piste ciclabili, collegando i tracciati attualmente esistenti in un sistema organico che faciliti il collegamento tra centro e quartieri periferici e possibilmente connetta le aree verdi e le aree a parco come più sotto indicato. 4.
POLITICHE
PER I SERVIZI 4.1
La qualità della città e la sua capacità di attrarre risorse ai fini
di uno sviluppo di qualità richiede un'ampia e efficiente dotazione
di servizi. L'obiettivo del PRG è quello di perseguire l'adeguamento
della dotazione di aree destinate a servizi agli standard che non risultano
al momento totalmente rispettati; nonché quello di favorire il perseguimento
degli obiettivi degli Indirizzi Generali di Governo in ordine all'efficienza
dei servizi sociali ed alla tutela delle categorie più deboli.
Contemporaneamente
è interesse della città che alcuni servizi di interesse generale siano trasferiti
dal centro storico e localizzati in aree capaci di sopportare l'aumento
di congestione.
Particolare
cura dovrà essere dedicata a collocare servizi addizionali nei quartieri
periferici secondo modalità capaci di creare elementi di centralità
e riqualificazione urbana in quelle parti della città che sono cresciute
quasi esclusivamente sulla funzione residenziale, meglio utilizzando
a tale scopo, possibilmente le aree all’interno dell'attuale perimetro
urbano.
Poiché il quadro normativo nazionale impone la decadenza dei vincoli dopo cinque anni ed i limiti di bilancio non consentiranno presumibilmente di realizzare l'intervento necessario su tutte le aree vincolate a servizi entro quel periodo, va studiata la possibilità, almeno per aree di opportune dimensioni e contigue a zone già urbanizzate, di un doppio regime che autorizzi come alternativa l'edificazione con indici molto bassi e cessione gratuita all'Amministrazione della rimanente quota di sedime, o la previsione della realizzazione, in regime convenzionale, dei servizi ritenuti necessari, da parte dei privati. 4.2
Servizi scolastici e sportivi Quanto
ai servizi per l'istruzione le previsioni del PRG dovranno essere coerenti
con un "Piano dei servizi scolastici e socio-educativi" che
assuma i seguenti obiettivi: a) decentramento dell'utenza e riduzione dell'affollamento
delle scuole elementari e medie inferiori ubicate nel Centro storico; b)
creazione di poli o aree di servizi scolastici in cui siano collocati
ordini di scuola contigui; c)
progettazione di spazi scolastici che preveda la possibilità di un loro
utilizzo per altre attività sociali e sportive; d)
creazione di nuove strutture o modifica delle già esistenti al fine
di fornire più spazi a disposizione di ogni alunno con numeri più ridotti
per classe, impegnando, in questo senso, il Provveditore agli Studi. Per quanto riguarda in particolare il decentramento delle scuole medie inferiori si ritiene opportuno una ricollocazione ad ovest di un edificio scolastico destinato ad una scuola media inferiore.
Per
le strutture sportive si elaborerà un " Piano comunale degli interventi
" in collaborazione con i Consigli Circoscrizionali onde favorire
una adeguata rete di impianti sportivi di piccole e medie dimensioni
nei diversi quartieri. Si propone inoltre di realizzare il Centro Sportivo
presso l'area ASM di Via Acerbi, di recuperare il Palazzetto dello Sport
di Via Porta, nonché di reperire un'area da destinarsi alla realizzazione
di una nuova piscina. Grandi spazi aperti e attrezzature per attività
motoria e sportiva devono essere previsti nell'ambito della politica
di valorizzazione dei parchi urbani. 4.3
Servizi generali : Università e Sanità L'Università e le Istituzioni Sanitarie della città sono il nucleo centrale intorno a cui possono svilupparsi ulteriori servizi di alta qualità. L'Amministrazione intende perciò favorire sia lo sviluppo di ulteriori iniziative che utilizzino il carattere residenziale dell'Ateneo per attività formative di eccellenza, anche a livello post-laurea, che la promozione di attività di ricerca e servizio alle imprese che sfruttino le risorse di sapere scientifico e tecnologico di cui l'Università è dotata. Preso
atto del sistema di insediamenti nel Polo del Cravino previsti dalla
pianificazione precedente e delle sue successive modificazioni, si ritiene
opportuno perseguire il metodo di una convenzione congiunta con l'Università
e le Istituzioni Sanitarie volta tra l'altro a riorganizzare l'area,
inserendola in un contesto urbano costituito da presenze di residenza
civile e universitaria nonché di servizi adeguati all'autonomia dell'area. Inoltre
l'Amministrazione intende collocare le convenzioni nell'ambito di un
più generale Progetto " Pavia città universitaria " che coordini
le ulteriori iniziative di residenze universitarie; che consenta la
destinazione alle nuove attività formative di spazi ottenuti dal recupero
di edifici storici e di aree demaniali; che preveda l'espansione dei
servizi complementari alle Istituzioni Universitarie e Sanitarie (servizi
sportivi e di tempo libero) secondo un piano organico volto a integrare
queste strutture con i quartieri ed i parchi ai fini di una reciproca
valorizzazione. Il P.R.G. dovrà inoltre garantire, sempre attraverso
strumenti attuativi, la possibilità di riconversione di edifici che
l'Università e le Istituzioni Sanitarie dovessero dismettere nel Centro
Storico. Il Comune ritiene utile inquadrare tale complesso di previsioni
e rapporti in una convenzione generale di indirizzo, attuabile per comparti
urbanistici convenzionati secondo la vigente disciplina urbanistica. 4.4
Parchi di interesse urbano e territoriale Per
la città di Pavia l'ampliamento in termini quantitativi delle zone a
parco rappresenta un obiettivo di grande rilevanza strategica ai fini
della qualità urbana e valore turistico del suo territorio.
Il PRG deve anzitutto tenere conto dei criteri e delle perimetrazioni determinate dal nuovo PTC del Parco del Ticino. Ma l'Amministrazione intende avere anche una propria autonoma e attiva politica urbanistica con riferimento ai parchi urbani e sovracomunali. La dotazione di verde attrezzato e di parchi va sviluppata nella consapevolezza della sua rilevanza come valore in sé e come risorsa fondamentale della città. A ciò va dedicato uno specifico progetto "Pavia dei parchi". Oltre alla riconferma delle zone già previste a Parco, il PRG dovrà prevedere i parchi urbani del Navigliaccio, e del Naviglio Pavese, il Parco della Sora, una ulteriore articolazione del Parco della Vernavola in un Parco del Vernavolino (Sentiero dei Mulini). Particolare rilievo dovranno assumere le progettazioni delle aree lungo il Ticino, in specie con riferimento alla riva sinistra, completandone i percorsi ciclabili e valorizzandone le potenzialità di fruizione turistico-ricreativa. Vanno
anche recuperati e valorizzati percorsi ciclabili senza soluzione di
continuità, già esistenti ma non progettati, di collegamento tra le
aree verdi e le aree a Parco. Tali percorsi, capaci di ricollegare le
aree naturali a Est (Francana sud) e a Ovest (Sora), dovrebbero articolarsi
in un tracciato più esterno che unisca la Vernavola, attraverso il tracciato
della tangenziale, al polo universitario del Cravino e all'area Sora;
ed uno più interno che segua il tracciato del Naviglio e, dopo una deviazione
fino al Policlinico, ridiscenda attraverso il Navigliaccio. Una
consistente espansione del Parco della Vernavola e la progettazione
di un Parco storico di Mirabello sono da considerare il primo passo
della promozione del Parco Visconteo.
Le aree verdi e a parco andranno considerate anche sotto l'aspetto del patrimonio di biodiversità (mappandole come in molte città italiane); numerose aree da recuperare sotto questo profilo potranno essere affidate a gruppi di volontariato, sia sotto il profilo della definizione che della salvaguardia naturalistica. 4.5
Altri servizi di carattere generale L'Amministrazione
intende valorizzare le potenzialità della città come luogo privilegiato
di congressi in connessione con la presenza delle sue alte istituzioni scientifico accademiche. Perciò intende esaminare la possibilità di una opportuna localizzazione di un moderno Centro congressuale, separato dal Polo fieristico, che si affianchi agli spazi disponibili in Università e nel centro storico per attività congressuali di piccola e media dimensione, in un area di facile accesso e nel contempo sufficientemente prossima alla localizzazione dell'Università e del Polo Sanitario. Ove possibile l'Amministrazione intende destinare a tale scopo aree dismesse suscettibili di trasformazione urbana. Sia ai fini delle attività congressuali che delle attività turistiche si dovrà prevedere un ampliamento delle strutture alberghiere adeguato all'importanza delle possibili future iniziative e della potenziale capacità di sviluppo di tali settori, prevedendo anche forme di incentivazione per gli operatori. L'Amministrazione conferma il ruolo del Broletto come "Centro urbano" a disposizione delle associazioni culturali, in adeguati spazi per riunioni e pubblici dibattiti. Si confermano inoltre le linee del "Progetto Pilota" avente per oggetto il recupero dell'ex Caserma Calchi, come sede della Biblioteca Civica, nonché di spazi aperti a iniziative culturali di alto livello in regime convenzionale con l'Università. Gli spazi liberati nell'attuale sede della Biblioteca potranno essere utilmente riconvertiti a scopo museale. Nei progetti di trasformazione di aree dismesse di proprietà comunale andranno previsti spazi ulteriori per l'aggregazione giovanile e per attività collettive a medie ed alta utenza. Si ritiene anche che la città debba dotarsi di moderne strutture annonarie da collocarsi nell'area del Bivio Vela, che grazie alla felice posizione sotto il profilo viabilistico, possano fungere
anche da servizio di carattere intercomunale. Il nuovo PRG deve infine prevedere una localizzazione per una nuova area cimiteriale, essendo ormai sature le aree attualmente destinate a questo scopo. Il nuovo Cimitero, con le sue aree di rispetto, dovrà assumere la configurazione di un Parco in modo che il nuovo intervento non costituisca un elemento di dequalificazione della zona nel quale sarà inserito. 4.6
Residenze di servizio e strutture di accoglienza L'evoluzione demografica del nostro paese e della nostra stessa città, richiede una specifica politica volta ad incrementare spazi per servizi e per residenze destinate agli anziani. Con particolare riferimento alle seconde l'Amministrazione intende avvalersi anche della collaborazione con istituzioni e operatori privati, allo scopo di dotare la città di un sistema diffuso di residenze da collocarsi, nell'ambito dei progetti di trasformazione urbana, ai margini del centro storico e nei quartieri. Analogamente l'Amministrazione intende adoperarsi affinché nell'ambito del nuovo regime convenzionale con il San Matteo e le altre istituzioni sanitarie, siano previste strutture di accoglienza per gli utenti delle stesse in regime di day hospital, nonché per le famiglie dei degenti scegliendo, all'uopo, aree che non creino aggravi di traffico sulla rete stradale urbana e nuovo pendolarismo interno. Il regime convenzionale con l'Università deve infine prevedere ulteriori sviluppi delle residenze di studenti, al di là delle più recenti iniziative dei Collegi privati nonché dell'ISU nell'area
Vanzina e nell'area Cravino. Le previsioni di piano devono favorire
anche la diffusione di residenze universitarie offerte da operatori
privati. Nell'ambito delle politiche volte all'accoglienza si conviene sull'urgenza di riprogettare una miglior localizzazione per il campo nomadi in un'area pubblica, ricorrendo ai finanziamenti regionali disponibili recuperando, così, l'area attualmente occupata, che costituisce ostacolo insormontabile alla necessaria futura piena valorizzazione del tragitto Ponte Coperto - Confluente, area di grande pregio ambientale e risorsa essenziale per un miglioramento della qualità della vita nel Centro Storico. 4.7 Per la realizzazione del sistema di servizi, al fine di valutare l'effettiva incidenza nello standard qualitativo della città, verrà predisposto all'interno del P.R.G. un piano delle risorse finanziarie che dovranno garantire lo loro realizzabilità ed i conseguenti tempi di attuazione.
5.1 Un P.R.G. adatto alla fase storica attuale non sarà un P.R.G. principalmente rivolto all'espansione urbana né al mero recupero o conservazione del patrimonio abitativo esistente. Esso
deve farsi carico del problema della trasformazione urbana, per cogliere
anzitutto l'occasione storica della disponibilità di aree di notevole
consistenza e di collocazione strategica provenienti dalle dismissioni
industriali e dalle dismissioni demaniali indotte dalle politiche di
bilancio del Governo centrale. Un
secondo aspetto delle trasformazioni è costituito dal governo e dalle
previsioni relative adaree dismesse sia pubbliche che private di minor
dimensione, su cui è presumibile poter sviluppare o ricollocare funzioni
specifiche prevalentemente non residenziali. Un terzo aspetto della trasformazione urbana consiste nel completamento ai margini della città per porre rimedio alle "sfrangiature" determinate nella periferia da fenomeni incontrollati e non previsti dalle pianificazioni precedenti, nonché per creare elementi di qualità e centralità urbana nei quartieri periferici.
La
finalità principale delle politiche di trasformazione è quella del miglioramento
della qualità urbana. Pertanto si prevede che la definizione delle aree
in esse coinvolte non avvenga solo mediante azzonamento ma anche mediante
la precisazione delle modalità di intervento, in modo da controllare
le coerenze generali e consentire agli operatori una chiara individuazione
degli indirizzi urbanistici. 5.2
Le grandi trasformazioni. Un razionale governo delle trasformazioni si rende necessario non solo allo scopo di mantenere l'equilibrio delle funzioni nella città, e di migliorarne la qualità interna ed esterna, ma anche di creare condizioni di equità, pari opportunità e concorrenza tra gli operatori privati ed immobiliari. La natura strategica e dimensionalmente rilevante delle grandi aree provenienti da dismissioni suggerisce un loro trattamento globale come comparto e tendenzialmente uniforme sotto l'aspetto normativo e degli indici. L'ipotesi generale è quello di un indice edificatorio moderato, tale da consentire nelle aree da trasformare una acquisizione di "territorio pubblico" da destinare a verde, spazi pubblici e infrastrutture necessarie ad una città moderna e di eccellente qualità urbana. Sul residuo deve essere prevista una collocazione mista ed equilibrata di destinazioni d'uso produttive, terziario - direzionali, e residenziali, da definire in modo flessibile nel tempo e variabile per ciascuna area entro limiti che garantiscano l'equilibrio tra le funzioni sia all'interno della stessa area che tra di esse. Mediante
le grandi trasformazioni l'Amministrazione intende anche cogliere l'occasione
per migliorare la dotazione e l'efficienza delle infrastrutture viabilistiche
della città, nonché per incrementare e meglio distribuire il proprio
sistema dei servizi generali secondo gli indirizzi più sopra definiti. 5.3
Completamento ai margini Lo sviluppo di porzioni di tessuto urbano non pienamente controllato dalla pianificazione precedente ha dato luogo ad evidenti sfrangiature della città in alcune sue zone periferiche, in specie nell'area Cravino ad Ovest e nell'area Vallone ad Est. Questo dato di fatto impone un intervento specifico
di completamento nei margini esterni volto a riqualificare la qualità
e l'immagine della città nelle periferie. Ciò potrà essere ottenuto
con la previsione di aree a verde attrezzato e servizi. Per le aree residenziali di completamento, si propone una previsione di comparto (comprendente più proprietà), con un indice minimo, inferiore a quello delle aree di trasformazione, e una destinazione d'uso che preveda, oltre che una quota residenziale, una sostanziale quota di servizi alle persone e di terziario. Per
quanto riguarda l'intervento sul margine est, si ritiene che la notevole
espansione del Quartiere Vallone negli ultimi decenni renda preferibile un completamento molto moderato.
6.1
Pavia è una città ad alta tensione abitativa che, anche a causa di un
eccessivo ritardo di una variante generale di piano, sta sperimentando
un eccesso di domanda di abitazioni, particolarmente concentrato in
alcune tipologie residenziali (in specie medie e mediograndi). Tale
eccesso trascina con sé i valori dell'intero mercato, favorendone la
vocazione speculativa. Questa situazione, innalzando il livello delle rendite, determina costi privati e sociali altissimi sia sotto il profilo dei prezzi delle abitazioni, che sotto quello delle locazioni. Ciò impone un'accurata pianificazione dell'adeguamento dell'offerta, anche allo scopo di riequilibrare il costo della residenza rispetto ai comuni limitrofi. Le
previsioni di espansione residenziale in una fase di calo demografico,
devono pertanto basarsi
sui seguenti obiettivi: a)
invertire fino ad annullarlo il saldo migratorio negativo; b)
tenere conto della naturale evoluzione della dimensione delle famiglie; c)
creare una offerta di alloggi dimensionalmente migliore (più vani medi
per famiglia); d)
soddisfare le domande generate da sfratti e da vari tipi di disagio; e)
soddisfare una parte della domanda di residenza universitaria, presumibilmente
non accoglibile
in residenze collegiali. Sulla base delle analisi del piano tali previsioni
si collocano
in un intervallo compreso tra 9000 e 12000 vani in un orizzonte decennale. 6.2 La determinazione di aree per l'espansione residenziale va coordinata con le previsionirelative alle trasformazioni delle aree dismesse ed a quelle di completamento ai margini. Si conviene su una distribuzione equilibrata dell'incremento di vani tra residenze in aree coinvolte in tali trasformazioni, e residenze ottenute mediante recuperi e piccoli completamenti urbani. L'individuazione delle aree di espansione e di completamento sarà comunque
vincolata alla recente normativa regionale tendente ad escludere da
esse zone a rischio di esondazione, da individuarsi in modo rigoroso
mediante un opportuna documentazione cartografica da allegare al P.R.G. Dovrà anche essere considerata la possibilità di una maggiore ricchezza tipologica, individuando zone dove sia opportuna e possibile la realizzazione di insediamenti a bassa densità
(case uni e bifamiliari).
6.3
Conformemente agli Indirizzi Generali di Governo approvati dal Consiglio
Comunale, dovrà essere previsto un nuovo Piano di Edilizia Economica
Popolare, ispirato tuttavia a criteri innovativi. In particolare si
ritengono superati interventi eccessivamente concentrati in ampie aree,
che hanno determinato esiti discutibili sia dal punto di vista qualitativo
che sociale. Pertanto le nuove iniziative andranno realizzate per piccoli
lotti ed in modo diffuso tra le diverse aree di espansione.
7.1
L'Amministrazione intende accentuare le politiche di valorizzazione
del suo patrimonio storico monumentale, ivi compreso il Naviglio sia per migliorarne la tutela ai fini della qualità urbana, che allo scopo di imprimere un salto di qualità nelle potenzialità turistiche della città.
In
una concezione aggiornata della città storica va incluso, oltre al tradizionale
Centro Storico, anche il patrimonio diffuso delle cascine ed edifici
storici della campagna circostante (in specie nel Parco Visconteo) che,
mediante un recupero mirato possono attrarre turismo di qualità in virtù
delle memorie in esse contenute. 7.2
La nuova Amministrazione ha già delineato di fronte alla città il suo
progetto relativo a "Pavia città d'arte", sia in termini di
obiettivi di recupero ed utilizzo dei suoi monumenti, che in termini
di risorse da reperire nell'ambito e al di fuori del bilancio comunale.
In questo quadro alla pianificazione urbanistica tocca il compito della
valorizzazione dell'intero tessuto urbano che fa da contorno ai singoli
monumenti. Pertanto l'Amministrazione intende promuovere ulteriormente
una specifica iniziativa di studio del Centro Storico non intesa come
progetto meramente accademico, bensì volta ad approfondire il sistema
informativo e conoscitivo alla base dei futuri progetti di recupero.
Essa si rende necessaria ritenendosi ancora incompleto e disorganico
l'attuale livello di conoscenza basato su pur numerose ricerche settoriali.
L'iniziativa
deve partire dalla raccolta e coordinamento di competenze diffuse in
Università, Associazioni Storico - Ambientali - Monumentali, e nelle
competenze storico artistiche di varie Amministrazioni.
Per
quanto riguarda gli aspetti più propriamente urbanistici e normativi
il suo obiettivo è quello di definire criteri e norme di salvaguardia
e di intervento riferiti in primo luogo al contenuto e all'epoca degli
edifici storici ed in secondo luogo alle modalità di intervento sui
prospetti esterni (piano dei materiali, piano del colore ecc.). 7.3 Si ritiene che, anche a causa dell'evoluzione normativa nazionale che autorizza interventi per asseverazione dei progettisti, nonché della scarsità delle risorse da destinare ai controlli, nessuna norma possa assicurare totalmente l'efficacia degli interventi di recupero e restauro, se non attraverso la collaborazione degli ordini dei professionisti operanti nel settore. Si ritiene perciò che una politica di convenzioni con tali ordini, volta a definire regole generali e impegnative per gli associati, nonché a riformulare il regolamento edilizio, possa dare un contributo positivo in tale direzione.
8.1
Negli ultimi anni la città ha vissuto il timore di un suo progressivo
svuotamento urbano a favore dei comuni del proprio circondario, segnalato
dal deterioramento progressivo del suo saldo migratorio. Per invertire
queste tendenze è certamente necessario un adeguamento dell'offerta
di residenza. Ma ai fini della progettazione urbanistica ciò non è sufficiente,
poiché i confini amministrativi del comune sono ormai poco significativi
ai fini di qualsiasi politica territoriale.
L'Amministrazione comunale intende perciò collocare il nuovo P.R.G. nell'ambito di una più ampia pianificazione del territorio in cui la città è inserita. Sollecita pertanto l'Amministrazione Provinciale a provvedere, di concerto con i Comuni, all'elaborazione pianificatoria di sua competenza. Tuttavia se si considera che la città di Pavia come centro di un sistema urbano costituito dai Comuni circonvicini e in via di progressiva integrazione, l'Amministrazione intende porre in atto una autonoma iniziativa di confronto e di coordinamento con le previsioni urbanistiche degli stessi. 8.2 Il coordinamento dello sviluppo territoriale, mediante accordi di programma che impegnino le Amministrazioni a coordinare i propri atti, si rende oggi necessario perché una crescita equilibrata del sistema intercomunale pavese richiede l'abbandono di politiche competitive delle singole Amministrazioni sui costi della residenza e sugli incentivi localizzativi. Infatti i comuni della cintura rivolgono una forte domanda di servizi alla città di Pavia, ma tendono contemporaneamente a competere con essa sul piano tariffario e delle aree per insediamenti produttivi. Pavia
deve essere disponibile, anche attraverso la trasformazione istituzionale
della ASM, a creare le condizioni per la gestione consortile di molti
servizi. Ciò potrà costituire tra l'altro un primo passo verso una maggior
armonizzazione tariffaria. Ma l'Amministrazione sollecita anche una
comune politica relativa alla determinazione degli oneri di urbanizzazione
che assuma come criterio il costo effettivo delle opere, perseguendo
così non solo il bilanciamento intercomunale degli oneri stessi, ma
anche una corretta ridistribuzione dei carichi dall'intera cittadinanza
ai reali beneficiari delle urbanizzazioni. 8.3 Sovracomunale dovrà essere anche la politica per le attività economiche, allo scopo di mettere a disposizione un insieme coordinato di servizi alle imprese (Centri servizi, Parco Tecnologico) e di previsioni urbanistiche circa le destinazioni d'uso produttive. In particolare, nel comparto della grande distribuzione commerciale si assiste oggi ad una crescente domanda di insediamenti sul territorio di Pavia e dei comuni del circondario. Il coordinamento dei piani commerciali diventa allora inevitabile anche allo scopo di prevenire impatti negativi sul sistema viabilistico di collegamento tra la città ed i comuni della cintura.
Sotto
quest'ultimo profilo anche le previsioni circa la grande viabilità non
potranno che tenere conto di una comune posizione delle Amministrazioni
circa le più rilevanti strade di livello
provinciale e nazionale, in specie per quanto riguarda i collegamenti
verso Sud e verso l'Oltrepò, che potranno richiedere nuove e costose
infrastrutture di sovrappasso sui fiumi
della Provincia. 8.4
I Comuni del circondario pavese hanno una consolidata tradizione di
difesa dell'aspetto paesaggistico del loro territorio, che deriva dall'appartenenza
di molti di essi al Parco del Ticino. Questa cultura naturalistica va
mantenuta e sviluppata mediante una comune azione all'interno degli
organi del Parco, nonché verso i governi provinciali e regionali. A
ciò va aggiunta la ripresa, attraverso la creazione di un consorzio,
delle iniziative relative alla promozione del Parco Visconteo.
La nuova Amministrazione si impegna a promuovere tutte queste iniziative nella consapevolezza che l'equilibrio urbano sovracomunale all'interno di un più generale equilibrio ambientale, è una carta decisiva da giocare ai fini della valorizzazione della stessa città di Pavia.
Relazione illustrativa Il testo della
Relazione è stato integrato e modificato tenendo conto delle
L’impostazione L’impostazione del Piano
Il nuovo Piano di Pavia ha un’impostazione per molti versi inedita rispetto ai tradizionali strumenti di pianificazione generale e contiene dispositivi e meccanismi che ne semplificano l’attuazione e ne rendono meno rigide le previsioni. Si sono infatti cercate,
all’interno delle disposizioni legislative che regolano la redazione
dei Prg, spazi e aperture che consentissero di superare alcuni degli
impasse e delle “debolezze” comunemente imputate ai Piani (mancanza
di elasticità nel tempo e rispetto a specifiche esigenze puntuali, complessità
e lentezza delle procedure attuative, eccessivo vincolismo). Le modalità per ovviare
a tali “difetti” sono spesso individuate nella maggiore indeterminatezza
delle previsioni, in un Piano che si limiti ad indicare le linee guida
strutturali entro cui, in seguito, operare per progetti specifici da
elaborare nel tempo. Tale impostazione svilisce la natura regolamentare
del Piano, il suo essere la principale legge della città, la legge che
tutti i cittadini devono rispettare nei loro rapporti con il territorio,
e offusca la sua natura progettuale. Il Piano di Pavia
è quindi, contemporaneamente una legge che sancisce diritti e doveri
ed un progetto, espressione della volontà della città. La natura normativa
del Piano indica le strade, le modalità ed offre le opportunità perché
ciascun cittadino partecipi, individualmente, alla realizzazione del
progetto collettivo. Ciò richiede spesso
uno sforzo, un sacrificio delle aspettative individuali, una limitazione
della libertà d’azione del singolo in nome di un interesse collettivo
superiore, spesso in nome di valori che prescindono dalle esigenze dagli
attuali abitanti della città, ma si riferiscono ad orizzonti temporali
più vasti, quelli della città stessa, che sopravviverà ai suoi cittadini. Ma il Piano offre
anche opportunità ed occasioni. L’accurata fase analitica e la puntuale
verifica progettuale delle ipotesi di trasformazione consente infatti
di accelerare procedure ed interventi se coerenti con l’impostazione
e tutti i contenuti del Piano. Tale impostazione si estende sia alle
nuove realizzazioni che agli interventi sull’esistente e riguarda sia
la città recente che il patrimonio storico. Ciò costituisce un grande
vantaggio operativo. Gli elaborati di Piano
contengono quindi indicazioni di dettaglio relativamente alla configurazione
dei nuovi interventi ed alla classificazione del patrimonio edilizio
in base al grado di valore riconosciuto. Ciò consente l’attuazione degli
interventi in via diretta senza l’obbligo di successivi momenti attuativi
(Piani particolareggiati, Piani di recupero, Piani di lottizzazione
ecc.). Tale modalità si applica
ad esempio agli interventi sugli edifici dell’area storica anche se
non prevista espressamente per legge. E’ infatti lo stesso Prg che fornisce
i contenuti del Piano Particolareggiato. Resta comunque facoltà dell’Amministrazione
redigere uno o più piani di dettaglio qualora lo ritenesse necessario
od opportuno. Le stesse procedure
si applicano agli interventi di nuova edificazione ed a quelli di ristrutturazione
urbanistica. Anche in questo caso il Piano fornisce, nella tavole di
Piano e di apposite schede normative, tutti i contenuti della pianificazione
attuativa (localizzazione e quantità delle aree a servizi, assetto della
viabilità, disposizione degli edifici, regole edilizie -altezze, distanze,
allineamenti ecc.-), consentendo, nel caso del pieno rispetto di tali
prescrizioni, la realizzazione degli interventi attraverso il rilascio
di concessione edilizia diretta accompagnata da una convenzione che
regoli la cessione e la realizzazione delle opere di urbanizzazione
e dei servizi secondo le prescrizioni di Piano. In alternativa a tale modalità è comunque sempre possibile redigere strumenti esecutivi con contenuti diversi da quelli del Piano, ferme restando alcune delle prescrizioni ritenute immodificabili, come ad esempio i tracciati della viabilità principale, o alcuni allineamenti o disposizioni della nuova edificazione ritenuti vincolanti o, ancora, la quota minima di aree a servizi o la loro natura. Il Piano offre una via breve per realizzare gli interventi previsti e peraltro non nega quindi la “libertà attuativa” insita nella predisposizione degli strumenti esecutivi di dettaglio. L’insieme delle norme
che regolano le trasformazioni fisiche e funzionali della città e del territorio costituisce
l’ordinamento normativo che la comunità urbana decide di condividere:
è ciò che è stato chiamato “Il Piano della città” ( Titolo II
delle NTA). Può accadere tuttavia che l’apparato normativo generale,
per quanto accurato, non tenga in considerazione specifiche legittime
esigenze puntuali, volontà od opportunità di cui oggi è difficile immaginare
i contorni, o progetti che possono realizzarsi solo con la diretta partecipazione
e volontà di privati che trovino opportuno e conveniente procedere alla
loro realizzazione e che contribuiscano così al raggiungimento degli
obiettivi del Piano. Il Piano si fa carico
di tale campo attraverso una specifica parte della normativa denominata
“La collaborazione dei cittadini”( Titolo III delle NTA).
E’ quindi all’interno delle stesse norme tecniche che sono previsti
i casi, le modalità ed i margini entro cui i cittadini possono avanzare
proposte che aiutino a realizzare i contenuti del Piano. Non si tratta
quindi di deroghe alle norme del Piano, ma solo di alcune opportunità
di attuazione delle previsioni del Piano lasciate all’iniziativa del
cittadino. La collaborazione
del singolo alla realizzazione degli obiettivi di Piano è riconosciuta
attraverso l’accesso ad un sistema definito e parallelo di regole, con
contenuti in parte diversi da quelli del Piano della città, ma concorrente
a realizzare i medesimi obiettivi. E’ quindi una partecipazione diretta del cittadino alla realizzazione del Piano, un’opportunità che la città offre al privato di rendersi protagonista di scelte, azioni, interventi, che rispondano contemporaneamente alle specifiche esigenze singolari ed all’interesse dell’intera comunità urbana. I contenuti di dettaglio
nell’articolazione delle opportunità offerte per ciascuna area normativa
ed i limiti fissati per l’accettazione delle proposte sono illustrati
nello specifico capitolo della Relazione. Vi è infine un’ulteriore
articolazione normativa del Piano che vale la pena evidenziare. La maggiore
parte degli interventi “quotidiani” sulla città riguardano gli edifici
esistenti, la loro manutenzione, la leggera trasformazione, il loro
adeguamento. Tali interventi di rilevanza edilizia non necessitano di
corpose norme di comportamento di tipo urbanistico, non differiscono,
in genere, a seconda della destinazione di zona, non comportano incremento
della capacità insediativa, non modificano la struttura urbanistica
della città. A tale scopo il Piano
scinde in articolati diversi le norme che regolano gli interventi sugli
edifici esistenti qualora essi non comportino modifica della sagoma,
del volume, della destinazione d’uso e non comportino aumento della
Superficie Lorda di Pavimento (Slp) ( Titolo II, capo I, art.11
delle NTA). Gli interventi che soddisfano tali condizioni sono
perciò limitati e regolati solo in base al valore (storico, architettonico,
ambientale, documentario) dell’edificio su cui sono diretti. Il Piano classifica
l’intero patrimonio edilizio esistente in cinque distinte classi, in
base al grado di tutela applicato all’edificio ( art.7 delle NTA).
Per ciascuna delle classi sono individuati i tipi di intervento sempre
consentiti, entro i limiti ed alle condizioni sopra citati, indipendentemente
dalla zona urbanistica in cui ricade l’edificio ( art.11 delle
NTA). Si fornisce perciò un agile compendio normativo autonomo
dal resto delle norme urbanistiche generali, che consente una più semplice
gestione degli interventi, sia per il privato, che per l’Amministrazione. Tutti gli interventi che eccedano i limiti citati (ampliamenti, cambi d’uso, demolizioni, nuove costruzioni ecc.) e che quindi rientrano nel campo delle operazioni di rilievo urbanistico, che possono modificare l’assetto urbano, si devono invece confrontare, come di consueto, con le norme di ciascuna area normativa. Anche l’articolazione
delle specifiche norme di ciascuna area normativa del Piano è studiata
in modo da rendere chiari possibilità e divieti ( Titolo II, capo
II delle NTA). Di ciascuna area le Norme forniscono la descrizione
e la definizione, stabiliscono le modificazioni ammesse sugli edifici
esistenti quando si modifichino la Slp, la sagoma, il volume (che non
necessariamente sono uguali in tutte le aree normative), prescrivono
le modificazioni sulle aree di pertinenza, fornendo i parametri edilizi
ed urbanistici per gli interventi di sostituzione o nuova edificazione
quando questi siano consentiti. Sanciscono infine le modificazioni ammesse
alle destinazioni d’uso e le modalità attuative degli interventi. Questa articolazione si ripete nello stesso ordine in ciascun articolo delle Norme e consente, nella consultazione del Piano, di separare i problemi secondo le necessità di intervento. Gli elaborati del Piano
La composizione e
la natura degli elaborati di Piano riflette l’impostazione generale
e contribuisce a rendere più chiaro l’uso e la comprensione delle prescrizioni.
Il Piano si compone infatti di due tavole principali. Ciascuna di esse
individua e regola diverse modalità di trasformazione ed intervento. La tavola 5,
“Individuazione dei gruppi di edifici”, redatta in scala 1:2.000
sull’intero territorio comunale, classifica in cinque classi tutti gli
edifici esistenti in base al valore storico, ambientale, architettonico.
Sulla base di tale classificazione il Piano regola in modo dettagliato
le trasformazioni fisiche degli edifici secondo le due modalità già
citate (interventi di rilevanza edilizia e interventi di rilevanza urbanistica).
La tavola individua inoltre tutte le cascine, indipendentemente dal
loro utilizzo (agricolo, residenziale o altri usi) ed, al loro interno,
le tettoie e gli spazi annessi non ricuperabili a fini residenziali.
Per le aree centrali sono individuati anche gli spazi verdi (pubblici
e pertinenziali) e gli altri spazi privati all’interno degli isolati.
Anche per gli spazi liberi, infatti, il Piano prescrive particolari
modalità di intervento. Tale puntuale individuazione consente al cittadino
di conoscere con precisione i limiti e le possibilità di intervento
fisico su ogni edificio a seconda del gruppo di appartenenza. La tavola 4,
“Azzonamento delle aree normative”, redatta anch’essa in scala 1:2.000,
individua invece le regole urbanistiche di utilizzazione, tutela o trasformazione
relative a ciascuna area del territorio comunale. Una terza tavola,
di compendio e corredo alle prime due, riporta tutto ciò che il Piano
intende tutelare o tramandare. E’ la tavola 6 del “Patrimonio
storico ed ambientale”, redatta in scala 1:5.000. Essa individua l’insieme
di elementi ed entità fisiche e territoriali, geografiche e storiche,
naturali e paesaggistiche, che costituiscono, appunto, il patrimonio
di Pavia. E’ quindi un concetto che supera la tradizionale e limitativa
individuazione del Centro Storico come unico oggetto da sottoporre a
particolari forme di tutela. L’immagine di una città ed il suo pregio
sono infatti costruite a partire da una molteplicità di fattori anche molto eterogenei.
Alcune delle tutele e dei vincoli messi in atto dal Piano trovano quindi
la loro ragione nella definizione del concetto di Patrimonio. La definizione di un tale esteso campo di tutela ha inoltre il senso di rendere espliciti, anche dal punto di vista culturale, i valori del territorio, le tracce ed i segni che fanno l’unicità di Pavia. La loro individuazione ai fini della tutela immediata pone quindi le basi per la loro valorizzazione futura. Vi è infine una tavola
relativa alla tutela e valorizzazione dello spazio pubblico dell’ambiente
urbano storico ( tavola 8), guida per l’Amministrazione
negli interventi di riqualificazione dello spazio urbano storico. Altri elaborati non
marginali per la comprensione della struttura del Piano sono la tavola
9 dello schema della viabilità , in cui leggere le principali
proposte e novità relative alla mobilità
urbana oltre che la fitta rete di piste ciclabili che attraversano il
territorio e le aree urbanizzate, e gli elaborati relativi alla dotazione
di servizi ( tavola 7 relativa al sistema dei servizi, nonché
l’allegato tecnico 1, relativo al computo delle aree a servizi ),
che rendono esplicita la politica del Piano e la distribuzione territoriale
degli stessi.
Parte secondaI contenuti generaliIl Piano e la città (Le opportunità di Pavia) Il
Piano e la città (Le opportunità di Pavia) Le approfondite indagini condotte sull’organismo urbano e la lettura dei principali fenomeni che investono la città hanno permesso di rilevare come Pavia sia una città ricca di risorse spesso poco visibili, di valori storici, naturali ed ambientali non sempre opportunamente valorizzati, di opportunità funzionali che possono essere maggiormente sfruttate e possono costituire importanti occasioni di arricchimento della città. Come sottolineato nel documento di indirizzi dell’Amministrazione lo sviluppo della città e la sua attrattività passano infatti attraverso la valorizzazione della sua qualità ambientale e storica, oltre che alla messa a punto della sua “efficienza” funzionale e infrastrutturale. In primo luogo Pavia
dispone di un patrimonio storico di grande valore: sul suo territorio
si sono infatti sedimentate e sovrapposte nel tempo i segni e le tracce
di eventi storici peculiari,
di particolari modalità di costruzione della città, delle architetture
e di gestione del territorio. Innanzitutto l’area
centrale, la parte più antica della città, cresciuta sull’impianto di
fondazione romano e, successivamente, entro la cinta delle mura senza
contraddire, se non parzialmente, il rigore dell’impianto ortogonale,
il cui valore e pregio è spesso offuscato da interventi recenti “disattenti”
e da una invasiva presenza dell’automobile. Ma anche gli insediamenti
storici di Borgo Ticino, “alter ego” autonomo del nucleo centrale, dispiegato
lungo le rive del Ticino e lungo Via dei Mille, in cui la tutela dell’esistente
si deve fondere con accurati interventi di riqualificazione degli edifici
e dello spazio pubblico. Altre importanti tracce di storia si riscontrano
tuttavia anche fuori dai nuclei principali. La grande “costellazione”
delle cascine, spesso già trasformate, il cui impianto tipologico e
rapporto con il territorio costituisce un importante testimonianza dell’antico
mondo rurale ed in cui, in molti casi, sono ancora presenti elementi
di pregio architettonico. Anche dal punto di vista territoriale il comune di Pavia custodisce importanti testimonianze storiche. L’antico Parco Visconteo, ad esempio, è uno dei valori da riscoprire, e non solo dal punto di vista storico. Ulteriore opportunità
urbana di grande importanza è la presenza dei grandi servizi specializzati, Università
e servizi sanitari in particolare, che fanno di Pavia un centro culturale
e scientifico di livello internazionale. La storia recente ha tuttavia
dimostrato come tali grandi istituzioni abbiano costruito se stesse
spesso in modo autonomo ed indipendente, perdendo così un’opportunità
importante di qualificare, non solo sul versante funzionale, l’intera
città. E’ quindi necessario aumentarne la visibilità e la permeabilità
con la struttura urbana, cogliendo occasioni di diffusione dei punti
di contatto tra le due “anime divise”. La specializzazione della città in tali servizi e attrezzature, accompagnata da un processo di progressiva deindustrializzazione (fenomeno comune a molte aree urbane), può essere fonte di crescita e sviluppo economici, ma, se non opportunamente gestita, di elevati costi in termini di congestione della città e quindi di qualità urbana complessiva. Ulteriori opportunità derivano da peculiari episodi del paesaggio urbano: il corso e le valli della Vernavola e del Navigliaccio, la grande opera idraulica del Naviglio e delle conche, la valle del Ticino. Segni geografici che connettono ambiente naturale ed extraurbano con il cuore della città, che ritagliano, all’interno dell’ambiente costruito, spazi di respiro naturale, che si segnalano, spesso solo ad un occhio attento, per i dislivelli delle strade che attraversano le valli, in un territorio altrimenti pianeggiante. Valorizzazione dei segni geografici e riqualificazione fisica, ambientale e funzionale sono quindi obiettivi prioritari. Vi sono infine le
grandi occasioni urbane di trasformazione dell’esistente. Le grandi
o piccole aree industriali dismesse o in via di dismissione costituiscono
un’occasione unica ed irrinunciabile di riforma della struttura urbana.
Una trasformazione “distratta”, sconnessa da un pensiero progettuale
sull’intera città, concentrata soltanto sulla singola area e sulle opportunità
funzionali del momento può, nel migliore dei casi, perdere una chance
irripetibile, se non, altrimenti, produrre danni difficilmente eliminabili.
E’ quindi questa, forse, l’occasione più delicata, quella in cui è più
importante la definizione degli obiettivi e dei contenuti ed il controllo
degli esiti. Il Piano riconosce
quindi tutte le opportunità presenti ed indica modalità per la loro
valorizzazione, offrendo nel contempo nuovi spazi di arricchimento dello
spazio urbano e delle risorse della città, in termini di nuove funzioni,
servizi, spazi pubblici, nuove possibilità insediative, fornendo inoltre
ipotesi di riorganizzazione della rete stradale che possano, in prospettiva,
migliorare la fluidità del traffico veicolare. Tutela, riqualificazione, trasformazione, sono le tre componenti su cui si articolano le scelte e le azioni del Piano. Ciascuna di esse presuppone azioni e regole specifiche; ciascuna di esse fa tuttavia parte della stessa strategia ed è necessaria alla piena realizzazione degli obbiettivi complessivi. Tutelare e preservare(Il Patrimonio della città) Tutelare
e preservare (Il Patrimonio della città) Tutelare ciò che ci
viene dal passato è, ormai, secondo la nostra cultura, un obiettivo
scontato. Meno ovvia invece è la definizione del campo di ciò che deve
essere sottoposto a tutela e le modalità attraverso cui tale tutela
si deve esercitare. La conservazione di ciò che esiste è spesso identificata
con vincoli vessatori, complicazioni nelle procedure operative, un astratto
atteggiamento conservativo, distante dalle spesso legittime esigenze
del vivere contemporaneo. Il nuovo Piano se
da un lato estende il campo di ciò che deve essere sottoposto a tutela, dall’altro
articola e specifica le modalità e le possibilità di intervento, uscendo,
per quanto possibile, da un regime di vincolo generalizzato e spesso
eccessivamente rigido. Numerose sono quindi le azioni di tutela promosse
dal Piano. Tutela del ricco patrimonio storico della città, innanzitutto,
ma anche dei valori ambientali e paesaggistici del territorio. Oltre ai principali
edifici e complessi monumentali, spesso già vincolati dalla Sovrintendenza
e la cui conservazione risulta ovvia e necessaria, il Piano riconosce
la ricchezza e la particolarità dell’intero ambiente urbano storico,
soprattutto negli aspetti legati all’immagine della città, spesso caratterizzata
da un’edilizia storica minore, senza qualità architettoniche particolari,
ma la cui tutela è fondamentale proprio in ragione della salvaguardia
della particolare atmosfera del centro storico. Meno facile individuare
specifiche norme di tutela relative all’interno degli edifici, data
la scarsità di informazioni dettagliate e la consistente opera di trasformazione
avvenuta nel corso del tempo. Grande attenzione è quindi posta nell’individuazione
di modalità alternative di controllo e responsabilizzazione dei soggetti
e degli enti coinvolti nelle diverse fasi di elaborazione e realizzazione
degli interventi (proprietari, progettisti, ordini professionali, imprese,
pubblica amministrazione), anche attraverso la previsione di particolari
incentivi legati alla tutela e valorizzazione del patrimonio storico.
Il Piano prevede infatti che l’Amministrazione possa, in occasione di
interventi di trasformazione sugli edifici esistenti, incentivare con
sgravi economici relativi a tassazioni comunali (ad esempio l’Ici) la
segnalazione di elementi di pregio non conosciuti presenti all’interno
degli edifici, concordando le modalità per la loro pubblicizzazione
e fruizione pubblica. Tale modalità consente di arricchire il patrimonio
di conoscenza della città e di salvaguardare la conservazione e la valorizzazione
di valori storici, artistici e architettonici che, altrimenti, potrebbero
andare perduti. Sul versante dell’ambiente
costruito il Piano esplica la sua azione attraverso due strumenti: 1. la classificazione
degli edifici esistenti secondo diverse gradazioni di qualità e quindi
di tutela, indipendentemente dall’area normativa in cui ricadono; 2. l’individuazione
di aree normative in cui si riconosce una particolare densità e concentrazione
di edifici da tutelare insieme ad un ambiente urbano in cui è ancora
riconoscibile l’impianto originario o entro cui esistono ancora particolari
rapporti tra lo spazio pubblico e quello privato o, ancora, entro cui
lo stesso spazio pubblico va tutelato e valorizzato per la sua qualità. Tutti gli edifici
esistenti all’interno del territorio comunale sono riconosciuti e classificati
in diversi gruppi ( v. art.7 delle NTA): - Gruppo 1: Edifici
monumentali, mura, fortificazioni, chiese e complessi monumentali - Gruppo 2: Edifici
di pregio architettonico: edifici caratterizzati dalla compiutezza dell’architettura
di cui sono rimasti sostanzialmente inalterati rispetto all’impianto originario l’aspetto
esteriore ed i caratteri distributivi interni - Gruppo 3: Edifici
con valore storico-ambientale: edifici con qualità proprie non rilevanti,
ma che presentano, verso lo spazio pubblico o l’ambiente circostante,
un valore storico-documentale
legato ad importanti fasi della storia della città ed un valore di immagine
ambientale (costituiscono la grande parte degli edifici dell’area centrale) - Gruppo 4: Edifici
con valore documentario e di immagine ambientale: edifici di edilizia
minore lungo le strade di borgo o appartenenti ai nuclei storici extraurbani e/o alle cascine,
edifici rurali, il cui valore è principalmente legato all’immagine dei
fronti verso spazio pubblico o all’uso di particolari materiali e modalità
costruttive. - Gruppo 5: Edifici
recenti: edifici di recente edificazione o privi di valore. Tale classificazione,
per quanto riguarda l’area di impianto storico entro le mura e di Borgo
Ticino, si è basata sulla corposa mole di analisi di dettaglio del Piano
revocato del 1992 ed a partire dalle classi individuate dal Prg vigente.
Integrando ed aggiornando (sia temporalmente che culturalmente) le prescrizioni
del Prg vigente con le analisi già compiute e con sopralluoghi mirati
a riconoscere il grado di permanenza delle qualità riscontrate nei precedenti
Prg ( v. Elaborato n.4: “Analisi degli insediamenti storici…”),
si è giunti alla ridefinizione dei gruppi ed alla riclassificazione
del patrimonio edilizio. Il Piano revocato, infatti, ha sottoposto ad una attenta e puntuale analisi ogni edificio del centro storico, individuando, in apposite tabelle, il numero dei piani, il tipo di proprietà dell’edificio (privata, pubblica, ecc.), la datazione di massima, lo stato di conservazione degli elementi strutturali e costitutivi, la natura e lo stato di conservazione degli elementi architettonici, decorativi e delle finiture. Tale patrimonio conoscitivo, messo a disposizione dall’Amministrazione comunale, ha costituito una base importante per la conoscenza del patrimonio edilizio storico della città. A tale indagine sono affiancate, nei documenti del Prg del 1992, valutazioni riferite al valore degli edifici, sulla base delle quali il piano revocato aveva formulato ed attribuito le categorie di intervento. Tale patrimonio conoscitivo
sull’esistente e la relativa attribuzione delle categorie di intervento
sono stati confrontati con le prescrizioni del Prg vigente. Un’attenta
analisi dei contenuti delle rispettive normative ha infatti consentito
di individuare omologie e differenze tra le effettive modalità di intervento
che i due piani assegnavano a ciascun edificio, al di là dell’attribuzione
nominale ad una delle categorie di legge (restauro, risanamento conservativo
ecc.). Accurati sopralluoghi sul campo sono stati necessari per sottoporre
a verifica le indicazioni emerse dallo studio dei materiali esistenti,
sia nei casi in cui le indicazioni dei due Prg erano coincidenti, sia,
soprattutto, nei casi in cui vi erano differenze, spesso anche sostanziali.
Di grande aiuto, in questo senso, sono state le puntuali osservazioni
presentate al Prg revocato proprio in merito alla disciplina sugli edifici
del centro storico da parte di enti e istituzioni attente ai temi della
tutela dei valori storici e monumentali (tra gli altri Pavia monumentale,
Ordine degli architetti ecc.). In tali documenti sono infatti segnalate
alcune incongruenze o difformità delle previsioni di Piano rispetto
alla situazione esistente o al valore riconosciuto dei singoli edifici,
di cui si è tenuto conto nella stesura delle previsioni del nuovo Piano. Rispetto al Prg vigente
si è tuttavia compiuto un passo in più. A tale classificazione si affianca
infatti l’individuazione delle parti di edificio su cui graduare gli
interventi. Le categorie di intervento
di legge sono infatti definite nel dettaglio per ciascuna parte di edificio
(esterno degli edifici sia verso spazio pubblico, che privato, interno
degli edifici, aree di pertinenza) consentendo così una più puntuale
e concreta definizione delle forme di tutela. In tale modo è possibile
ad esempio sottoporre a tutela un edificio il cui carattere peculiare
dipende prevalentemente dalla particolare partitura delle aperture,
o dal carattere complessivo della facciata verso lo spazio pubblico,
senza per questo “vincolare” l’intero edificio. A differenza del Piano
vigente, il nuovo Piano non identifica quindi tout-court il gruppo
di edifici con una specifica categoria di intervento (edifici sottoposti
a restauro o a risanamento conservativo o a ristrutturazione edilizia
ecc.), ma articola le modalità di intervento a seconda della reale opportunità
o necessità di esercitare misure di tutela. Anche nella definizione
dei tipi di intervento si sono approfondite ed integrate le definizioni
di legge specificando e descrivendo nel dettaglio, per ciascuna delle
parti di edificio, tutte le opere ammesse per ogni tipo di intervento.
Si sono inoltre individuati gli elementi
(formali, architettonici, decorativi), che contribuiscono a definire
la qualità delle parti di edificio. Si è quindi tracciato un chiaro
quadro di riferimento che mette l’Amministrazione ed i cittadini in
condizione di conoscere con precisione le modalità ed i limiti degli
interventi sugli edifici sottoposti a qualche forma di tutela. Tale impostazione
normativa ha consentito la semplificazione e la riduzione delle categorie
di edifici, assimilando nello stesso gruppo edifici con caratteristiche
edilizie, stilistiche e formali anche diverse. Se nei primi due gruppi,
prevale infatti il valore puntuale dell’edificio, nel terzo gruppo,
ma soprattutto nel quarto, sono prevalentemente i caratteri dell’immagine
dell’edificio ad essere tutelati. Se nel primo caso la tutela si esplica
attraverso uno spirito conservativo sull’insieme dell’immobile, nel
secondo la tutela è orientata al mantenimento (o, nei casi di trasformazioni
recenti, al ripristino) dei caratteri originari in termini di materiali,
caratteristiche costruttive, stilistici, compositivi. Le norme prescrivono
inoltre (Art.8) che tutti gli interventi sugli edifici
sottoposti a tutela debbano essere accompagnati da una documentazione
che consenta di evidenziare gli elementi di qualità ancora presenti,
la natura e la storia dell’edificio, la natura del progetto proposto,
i materiali da impiegare ecc. Per ciascuna categoria di intervento (manutenzione
straordinaria, restauro o risanamento conservativo, ristrutturazione
edilizia) sono richieste specifiche documentazioni adeguate agli interventi
da eseguire. Anche gli interventi da eseguirsi all’interno degli edifici
(art.26 L.47/85) e con la procedura della Dichiarazione di inizio attività,
debbono presentare un’adeguata documentazione che consenta di conoscere
e valutare la natura degli interventi. Tale dettaglio ed articolazione normativa consente di superare l’obbligatorio ricorso a strumenti urbanistici esecutivi. Il Prg fornisce infatti già, sia dal punto di vista analitico che progettuale, tutti i contenuti e le prescrizioni di dettaglio del Piano Particolareggiato, permettendo l’attuazione diretta degli interventi. Le aree in cui maggiore
è la presenza e la permanenza di edifici cui il Piano riconosce un valore
da tramandare e che hanno conservato, nel tempo, la loro fisionomia
storica e la loro identità urbana sono state riconosciute come aree
normative specifiche in cui gli obiettivi e gli strumenti di intervento
tendono alla valorizzazione, riqualificazione e tutela dell’esistente. La prima tra esse
è l’Area di impianto storico ( v. l’art.12 delle NTA),
che comprende l’area centrale compresa entro le mura, l’area storica
di Borgo Ticino e del Borgo basso lungo
il Ticino ed il Castello di Mirabello. La seconda è l’Area di antica
formazione ( v. l’art.13 delle NTA), costituita dall’insieme
di aree di borgo di nascita spontanea, a volte di carattere rurale,
precedenti ai processi moderni di pianificazione e spesso localizzate
lungo gli assi stradali di connessione territoriale e dai nuclei delle
cascine, poste ormai entro l’area urbanizzata. Per entrambe le aree
il Piano predispone strumenti di tutela che garantiscano la permanenza
nel tempo degli elementi di valore degli edifici e dei caratteri peculiari
di ciascun insediamento. Sono ammesse modificazioni
agli edifici esistenti in relazione al gruppo di appartenenza degli
stessi ( v. art.11 delle NTA): - Edifici Gruppo 1 (monumenti,
mura) - Restauro - Edifici Gruppo 2 (edifici
di pregio architettonico) . parti esterne: restauro . parti interne: risanamento
conservativo con mantenimento delle qualità riscontrate delle parti - Edifici Gruppo 3 (edifici
con valore storico-ambientale) . parti esterne: restauro,
risanamento conservativo . parti interne: risanamento
conservativo, ristrutturazione edilizia nelle parti con minore valore testimoniale - Edifici del gruppo 4
(edifici con valore documentario) parti esterne verso spazio
pubblico: risanamento conservativo parti esterne verso spazio
privato: ristrutturazione edilizia con mantenimento delle qualità riscontrate delle
parti parti interne: ristrutturazione
edilizia con mantenimento delle qualità riscontrate delle parti - Edifici Gruppo 5 (edifici
recenti) sono ammessi gli interventi
di ristrutturazione edilizia e di sostituzione secondo parametri edilizi che prescrivono l’allineamento obbligato lungo il filo dell’isolato, uno spessore massimo del corpo di fabbrica di 12 metri ed un’altezza massima non superiore agli edifici contigui o in relazione prospettica se giudicati di valore e comunque non superiore
a 1,5 volte la larghezza della strada su cui affacciano. Particolare attenzione
è stata rivolta inoltre alla tutela degli spazi inedificati di pertinenza
degli edifici (cortili, giardini), intesi come dilatazione dello spazio
pubblico o in confrontanza visiva con esso. Essi sono inedificabili,
fatti salvi i casi di sostituzione di edifici recenti. La trasformazione
dello spazio pubblico è, accanto al controllo sugli interventi privati
sugli edifici, uno degli elementi che contribuisce maggiormente al mantenimento
ed alla valorizzazione della qualità urbana ed ambientale dell’area
centrale. Un’apposita tavola del Piano individua pertanto quali debbano
essere gli elementi ed i luoghi su cui è necessario procedere ad interventi
di riqualificazione, quali i percorsi e gli ambienti maggiormente significativi
da valorizzare e gli spazi pubblici verso cui è opportuno osservare
una particolare cura anche negli interventi privati sugli edifici. Sono indicazioni che
si rivolgono prevalentemente all’Amministrazione comunale, che è il
primo soggetto a dovere intervenire per la valorizzazione dello spazio
pubblico. In questo caso il Piano costituisce quindi una guida per orientare
gli interventi e valutare le priorità di intervento, coordinando strumenti
diversi e di settore (piano del traffico, programma dei parcheggi, opere
pubbliche ecc.). Le Aree di antica
formazione sono invece caratterizzate da una certa presenza di edifici
caratterizzanti l’ambiente urbano, soprattutto sul versante dell’immagine
verso lo spazio pubblico, e da particolari modalità insediative, tipiche
dell’edilizia di borgo o di tradizione rurale. Tali nuclei conservano
ancora parte del loro “sapore” originario, anche se sono spesso degradati
e con condizioni abitative al limite degli standard qualitativi dell’abitare
contemporaneo. Il Piano tutela l’esistente
e sottopone tali aree a norme analoghe a quelle sancite per l’Area
di impianto storico (tutela puntuale degli edifici e degli spazi
inedificati), ma apre occasioni di trasformazione più profonda attraverso
le opportunità offerte dalla collaborazione dei cittadini. Le forme
e le modalità di tali opportunità sono illustrate nel capitolo “Migliorare
la città esistente”. Analoghe forme di tutela sono previste sui numerosi edifici rurali distribuiti entro il territorio agricolo e, in qualche caso, anche entro il territorio urbanizzato, che ha ormai inglobato antiche cascine. Il Piano non inibisce la trasformazione degli edifici rurali verso usi residenziali o agrituristici, normando in modo preciso la natura ed i limiti delle trasformazioni fisiche sugli edifici. Il Piano individua infatti tutte le cascine esistenti ponendo regole sulle modalità di intervento che ne salvaguardino l’impianto originario e non ne snaturino la particolare e tipica impronta tipologica. Come per gli edifici delle aree storiche gli interventi sui nuclei delle antiche cascine sono possibili senza ricorrere a piani di recupero o altri strumenti esecutivi. Anche in questo caso, infatti, il Piano fornisce in modo puntuale tutti gli elementi conoscitivi e progettuali sugli edifici. Al Piano è infatti allegata una approfondita indagine di dettaglio su tutte le cascine del territorio comunale che individua usi in atto e superfici ad essi dedicati, eventuali elementi di pregio, stato di conservazione, descrizione fisica. La tavola degli edifici riconosce e classifica gli edifici e gli elementi di valore e di pregio a seconda del grado di valore e di tutela. Un ragionamento a
parte meritano le mura della città. Il tracciato delle mura è uno dei
segni ancora fortemente riconoscibili osservando una planimetria di
Pavia. A tale leggibilità planimetrica non corrisponde più, tuttavia,
la loro riconoscibilità fisica all’interno dello spazio urbano. I pochi
resti murari rimasti sono anzi spesso in stato di abbandono e degrado.
Risulta quindi ormai difficile immaginare un progetto complessivo di
riqualificazione delle mura tale da ricostruire, entro la città, un
sistema riconoscibile. Sono certo possibili e necessari interventi di
tutela e valorizzazione dei tratti e dei manufatti ancora presenti,
ma si tratta di interventi puntuali di portata limitata. Il valore storico
e simbolico delle mura può invece essere ricuperato entro un progetto
di scala territoriale che investa la tutela e la valorizzazione dell’antico
spazio del Parco Visconteo ( v. art.23 delle NTA). Sono
sufficienti minimi interventi tesi alla riscoperta degli antichi confini
del Parco, oggi riconoscibili solo ad un occhio attento e consapevole:
un filare di alberi che segua la traccia della roggia ancora presente,
lungo la quale era impostato il muro di cinta è infatti sufficiente
a restituire visibilità ad un confine oggi dimenticato. D’altro canto
è lo stesso Piano Territoriale Paesistico Regionale che riconosce nel
Parco Visconteo un elemento da valorizzare e salvaguardare ( v.
art.18 c.1 delle NTA del PTPR) . Sono perciò necessarie regole
che salvaguardino dall’edificazione l’area del Parco, in modo da porre
le basi, anche al di là del tempo di validità del Piano, per la conservazione
di un valore ambientale e storico di grande rilievo. L’ipotesi della
progressiva rinaturalizzazione dei luoghi, e quindi di un riavvicinamento
alla condizione originaria del Parco, non appartiene all’orizzonte temporale
del Piano regolatore, ma può essere una suggestione consegnata alla
città e al suo futuro. A tal fine il Piano prescrive che l’edificazione a favore dei conduttori agricoli derivante dall’indice territoriale relativo alle colture praticate non possa venire realizzato all’interno del perimetro del Parco, ma all’esterno di esso. E’ inoltre vietata l’edificazione di nuove attrezzature agricole. Tale regime di inedificabilità trova ragione nella valenza storico-ambientale dei luoghi, in una prospettiva di tutela e valorizzazione futura, alla quale la città non deve rinunciare. Al di là della classificazione formale di legge, questo vincolo ha un valore simbolico di grande rilievo: rappresenta infatti l’estensione della zona A a parti di territorio esterne al tradizionale perimetro del “Centro Storico”, su cui soltanto, forse per troppo tempo, si sono concentrate le uniche misure di tutela del patrimonio storico. Il Parco Visconteo, invece, ha tutte le caratteristiche per rientrare in ciò che viene salvaguardato in nome
del suo alto valore storico. Le uniche forme di
edificazione consentita, oltre a limitati completamenti del tessuto
edilizio esistente, sono quelle relative a piccole attrezzature e servizi
finalizzati alla fruizione turistica ed al presidio ambientale; nonché
eventuali edificazioni ammesse nell’ambito della “ Collaborazione dei
cittadini”, ovvero della possibilità riconosciuta ai proprietari di
aree destinate a Verde e parchi attrezzati di proporre la cessione gratuita
delle stesse in cambio di un limitato diritto edificatorio ( art.36
delle NTA). Come per tutte le altre cascine anche quelle poste all’interno del Parco sono tutelate. Sono infatti, più che altrove, cascine storiche, testimonianza ancora presente, sia nei nomi dei luoghi che nelle strutture fisiche dei manufatti, delle antiche battaglie che nel Parco si sono combattute. La salvaguardia del Parco Visconteo garantisce inoltre la conservazione di uno spiraglio di campagna che si insinua fino alle porte del centro storico, nel cuore della città. Entro il Parco Visconteo
un particolare significato assume la valletta della Vernavola, che attraversa
in direzione nord sud il territorio pavese, piegando poi verso est incuneandosi
entro la città. Grande risorsa ambientale, corridoio verde tra le case,
anche questa porzione di territorio deve essere salvaguardata dall’edificazione,
in parte mantenendo la destinazione agricola, in parte completando le
aree a parco già esistenti ( v. art 22 delle NTA; in parte riconosciuta
come Riserva naturale parziale ZB dal PTC del Parco del Ticino). Migliorare la città esistente Le forme di tutela che il Piano mette in atto consentono di tramandare al futuro risorse, valori e testimonianze che oggi riteniamo importanti e qualificanti per la città e per la sua storia. Esiste però una consistente parte della città in cui abitano, lavorano e si muovono la grande parte dei cittadini. E’ una città meno pregiata, in cui si riscontrano qualità spesso modeste, ma in cui molto può essere fatto per renderla migliore, soprattutto sul versante dello spazio pubblico e della dotazione di servizi, ma anche sul versante del decoro degli edifici e degli spazi privati. Lo stesso centro storico ha ampi spazi in cui è possibile e necessario migliorare la situazione esistente. La necessità di riqualificazione
e miglioramento riguarda quindi sia la città edificata che gli spazi
ancora liberi. Si tratta cioè di controllare e regolare gli eventuali
nuovi interventi entro la città costruita (quantitativamente comunque
marginali) e di diffondere nuovi interventi di arricchimento del tessuto
urbano in termini di servizi, spazi pubblici, attrezzature, parchi. Il Piano riconosce e classifica innanzitutto le aree edificate della città esistente in base al grado di riconoscibilità e permanenza delle regole di impianto e in relazione alla maggiore o minore necessità di intervenire con interventi di riqualificazione. Vi sono le ampie parti
di città nate e cresciute a seguito di interventi pianificati, di cui ancora oggi sono
riconoscibili le regole. E’ la città figlia dei due Piani regolatori “storici” di Pavia
(Morandotti, Dodi) e del piano ancora oggi vigente (Astengo/Campos Venuti).
Ma è anche la città degli interventi pianificati puntuali (quartiere
della Stazione, V.le della Libertà, ecc.). E’ una città ormai consolidata,
in cui minimi sono ormai gli spazi per completamenti e nuove edificazioni.
Per queste parti il Piano conferma le regole originarie di impianto
che le hanno generate, in modo da garantire che ogni eventuale nuova
edificazione o sostituzione di edifici esistenti non si ponga in contrasto
con la condizione esistente in termini di densità, altezze, rapporti
tra spazio costruito e spazio inedificato. All’interno delle
Aree consolidate ( art.15 delle NTA) sono perciò individuate: Aree a ville con
parco (art.15, cc.
3-6 delle NTA): sono state così classificate le aree in cui
l’edificio residenziale si accompagna alla presenza di ampie aree a
parco o giardino privato ed in cui non vi è un rapporto diretto tra
estensione del lotto e dimensione dell’edificio. Si tratta spesso di
edifici di un certo pregio nati attraverso un progetto unitario con
l’area a parco. Obiettivo del Piano è tutelare le aree libere, le alberature
e l’impianto vegetazionale, consentire gli interventi sull’edificio
secondo il gruppo di appartenenza dello stesso, senza alterare il rapporto
tra aree libere ed edificate. A tale scopo le aree libere sono inedificabili
ed è confermata la consistenza edilizia esistente. Aree a ville e
casette isolate (art.15,
cc.7-9 delle NTA): tale area riguarda un’ampia parte del tessuto
edificato pavese. Si tratta prevalentemente di edifici ad uno o due
piani circondati da un giardino pertinenziale o di edifici a schiera.
Anche in tali aree è riconfermata la consistenza edilizia esistente,
fatti salvi i lotti ancora liberi o non edificati con i precedenti piani
regolatori, per i quali si applica un indice fondiario pari a 0,4
mq di superficie lorda di pavimento per ogni mq di superficie fondiaria
del lotto. La nuova edificazione deve avere un rapporto di copertura
massimo pari al 33 % del lotto ed un altezza massima di 2 piani
(art.15 cc.7 e 8 delle NTA). Si ammette, in sostanza,
il completamento, per i pochi lotti liberi rimasti, con edifici simili
a quelli preesistenti. Aree per fabbricati
isolati o raggruppati (art.15,
cc.10-12 delle NTA): anche questa classe appartiene una grande
parte dell’edificato esistente. Si tratta, come nel caso precedente
di aree pianificate e realizzate con le regole dei precedenti Piani
regolatori. In questo caso, tuttavia, le densità e le altezze degli
edifici esistenti sono maggiori rispetto al caso precedente. In tale
area sono infatti compresi edifici con altezza compresa tra i 3 ed i
7 piani (con qualche rara punta anche superiore) e tipologie insediative
più articolate (edifici a cortina lungo strada, a corpo libero sul lotto,
isolati con giardino condominiale, palazzine, ecc.). Anche in questo
caso la nuova edificazione è ammessa soltanto all’interno dei lotti
eventualmente ancora liberi con un indice fondiario pari a 0,5 mq
slp/ mq SF, un’altezza massima di 3 piani ed un rapporto di copertura
massimo del 40 % (art.15 c.10 delle NTA). Per entrambe le aree
l’obiettivo è quindi di consentire eventuali completamenti del tessuto
edificato, senza però portare ad un’ulteriore densificazione della città.
In entrambe le aree la destinazione d’uso è residenziale con l’ammissibilità,
al piano terra ed al primo piano, di attività di commercio al dettaglio,
artigianato di servizio, attività terziarie, esercizi pubblici (le funzioni
cioè tradizionalmente poste alla base del tessuto urbano); a tutti i
piani sono invece ammesse attività turistico ricettive e studi professionali.
Per le attività commerciali e terziarie già insediate in piani superiori
al primo sono ammessi interventi che consentano la prosecuzione delle
attività. Il Piano ammette infine la possibilità di realizzare (o riutilizzare,
quando tipologicamente possibile) edifici da destinare a parcheggi pluripiano. Tali aree comprendono,
a volte, attività produttive o artigianali esistenti. Il Piano riconosce
cioè la natura residenziale dell’area senza per questo impedire la prosecuzione
dell’attività. Si ammettono infatti interventi di ristrutturazione con
ampliamenti entro la sagoma degli edifici esistenti. L’esigenza di tali
ampliamenti deve essere tuttavia documentata rispetto ad esigenze di
riorganizzazione produttiva e deve essere accompagnata dall’impegno
alla prosecuzione dell’attività per almeno cinque anni, a meno che,
come previsto dal Piano, non si opti per un intervento di complessiva
trasformazione edilizia verso funzioni residenziali (che deve avvenire
a parità di Slp e secondo i parametri edilizi ed urbanistici già citati
e con l’impegno a realizzare le opere di urbanizzazione primaria ed
i parcheggi relativi al nuovo intervento). Aree per attrezzature
terziarie (art.15, cc.14 e 15): si tratta di aree prevalentemente a destinazione
terziaria (pubblica o privata) o commerciale di recente formazione,
nate con progetti unitari e strumenti esecutivi. Per tali aree sono
riconfermati i parametri edilizi dei piani con cui tali interventi sono
stati edificati. Nel caso di lotti liberi è previsto un indice fondiario
pari a 0,6 (art.15 c.14 delle NTA) . Sono classificate in tale categoria
le aree in cui sorgono gli uffici dell’ASL in Viale Indipendenza, la
nuova area commerciale e terziaria posta tra Viale Cesare Battisti e
Via Trieste ed il nuovo insediamento commerciale Coop di Viale Campari. Aree per edilizia
pubblica (art.15,
cc.16-18): sono state identificate, infine, le aree nate a seguito
di Piani di edilizia economica popolare. Sono i quartieri più recenti
(gli interventi al Vallone, a Pavia Ovest, in Via Aselli, a Mirabello).
Anche per tali aree sono riconfermate le regole dei Peep approvati.
Tali quartieri, sia pure di recente edificazione, sono spesso carenti
di funzioni urbane, quasi sempre periferici. Al fine di arricchire gli
insediamenti residenziali di funzioni diverse da quella abitativa il
Piano prevede la possibilità di individuare ambiti di riqualificazione
urbana entro i quali l’Amministrazione può decidere di collocare una
quota di nuove funzioni non residenziali per un massimo del 3% della
Slp complessiva del Peep. Questa previsione consente di spezzare la
monofunzionalità di tali quartieri e di incrementarne il senso urbano. Esistono però, all’interno della città recente, parti non così compiute, in cui è difficilmente riconoscibile la regola che le ha generate, in cui convivono in modo meno ordinato funzioni diverse, nelle quali si riscontrano insediamenti anche molto diversi tra loro (case a cortina lungo la strada, mini-villette con lotti minimi, vecchi edifici di stampo rurale, piccoli condomini degli anni ‘50). Si tratta prevalentemente di aree preesistenti ai piani regolatori citati, su cui le previsioni degli stessi si sono sovrapposte aggiungendo nuove possibilità di trasformazione di volta in volta diverse. Tale condizione coinvolge
aree di più recente formazione ed aree di borgo più antiche. Nelle prime
gli edifici non rivestono alcun valore particolare, sono anzi spesso
al limite di condizioni abitative accettabili per il sentire contemporaneo. Anche l’impianto urbano
di tali aree è carente, minima o nulla la dotazione di servizi, di spazi
pubblici, di una rete di viabilità adeguata. Si tratta ad esempio di
ampie aree nel quartiere di S.Pietro, di alcune parti degli isolati
a sud della stazione ferroviaria, di alcuni insediamenti lungo Viale
dei Mille in Borgo Ticino. Tali aree sono classificate entro le Aree
da riqualificare (art.14 delle NTA). Lo strumento messo
in atto dal Piano per procedere alla riqualificazione delle aree è il
Piano di Recupero o lo Studio Unitario. Attraverso di essi è possibile
accedere ad interventi di trasformazione e di ristrutturazione urbanistiche
che possono portare ad un assetto delle aree pubbliche e private e della
viabilità diverso da quello esistente, sempre nel rispetto della Slp
esistente e di un’altezza massima dei nuovi edifici di 2 piani. In assenza
di tale procedura sono consentiti i normali interventi singoli sugli
edifici e sulle aree, nonché edificazioni dei lotti liberi con indice
territoriale pari a 0,4 ( art.14 c.6 delle NTA). Il Piano riconosce
quindi come obiettivo prioritario migliorare e trasformare la condizione
esistente. Il successo di una simile prospettiva è data dalla disponibilità
futura dei proprietari a modificare la condizione attuale in nome di
mutate esigenze abitative o di valorizzazione di aree che, col tempo,
saranno sempre più marginali sul mercato immobiliare. Nelle seconde si riscontrano
analoghe condizioni abitative ed urbane, ma si riconoscono edifici con
qualche carattere peculiare, appartenete ad una particolare fase della
storia urbana di primo sviluppo fuori dalle mura. Non si tratta di edifici
con un particolare pregio architettonico; tuttavia contribuiscono a
caratterizzare l’immagine della città in alcune sue zone. Il Piano riconosce
tale condizione entro le Aree di antica formazione ( art.13
delle NTA). Tutte le aree così classificate, infatti hanno le
medesime caratteristiche (particolare concentrazione di edifici con
un certo carattere, impianto urbano e tipologie edilizie riconoscibili
e derivanti da antiche modalità insediative, ecc.). Tra esse ve ne sono
alcune in cui l’obiettivo di riqualificare l’esistente, anche attraverso
riforme dello spazio e dell’impianto urbano di qualche consistenza,
è più rilevante. In questi casi il Piano non può non riconoscere il
sia pure circoscritto valore del singolo edificio, così come non può
ignorare che interventi complessivi di miglioramento dello spazio urbano
sul modello delle Aree da riqualificare possono nascere, come
nel caso precedente, solo in presenza di un accordo tra molti dei proprietari
oggi insediati. A differenza del caso precedente, tuttavia, il Piano
riconosce in tali aree alcuni caratteri e valori che vale la pena conservare
fino alla formulazione di una proposta alternativa di una certa qualità
e che porti alcuni vantaggi alla città (incremento degli spazi pubblici,
miglioramento della viabilità, aumento della qualità abitativa, ecc.).
Qualunque ipotesi di trasformazione imposta dal Piano risulterebbe quindi
non solo velleitaria, ma aprirebbe la porta a trasformazioni parziali
e puntuali che non migliorerebbero la condizione generale, ma potrebbero
addirittura portare alla perdita di quei pochi elementi di valore che
ancora tali aree custodiscono. Per tali aree, individuate
in modo specifico nelle tavole di Piano, possono essere quindi proposti,
in sede di collaborazione dei cittadini, ambiti di riqualificazione
urbana entro i quali articolare proposte di riassetto complessivo delle
aree, degli edifici, della viabilità, dei servizi con obiettivi analoghi
a quelli delle Aree da riqualificare. A fronte di tale ipotesi
di riforma il Piano ammette possano essere superati in qualche misura
i vincoli apposti sugli edifici riconosciuti dal Piano secondo le modalità
specificate nelle Norme. E’ comunque ammessa l’edificazione dei limitati
lotti liberi secondo un indice fondiario pari a 0,4 (art. 13 c.7 delle
NTA ) . Migliorare la città esistente significa anche potenziare le centralità minori esistenti e crearne di nuove là dove non ve ne sono. Il Piano individua tali luoghi, dentro e fuori il centro storico, ove è necessario intervenire, spesso sullo spazio pubblico, ma anche su quello privato, per riconfigurare lo spazio fisico ed arricchire la dotazione funzionale. Si tratta spesso di luoghi che costituiscono già, nella vita quotidiana dei cittadini, punti di riferimento e di ritrovo: piazze e slarghi in cui si concentrano alcune attività commerciali, luoghi storicamente centrali nei quartieri periferici (S.Pietro in Verzolo, S.Lanfranco); o luoghi oggi degradati o marginali che, in relazione alle proposte di trasformazione e riqualificazione del Piano, potranno assumere un carattere centrale per le parti di città che oggi ne sono sprovviste (l’attuale fronte dell’area dello Scalo Ferroviario lungo V.le della Repubblica, sottoposto a trasformazione, o il lato dell’area Neca che affaccia lungo il Navigliaccio o, ancora, l’area posta tra Naviglio e ferrovia alle spalle di V.le Gorizia) o in cui il carattere di centralità può essere accentuato e migliorato (Castello di Mirabello, le numerose piazze e luoghi significativi entro il Centro storico). Spesso può bastare un’azione di riordino e ridisegno dello spazio pubblico, altrove può essere necessario procedere ad una trasformazione, anche fisica, più consistente. Trasformare per riqualificare
La crescita e lo sviluppo
della città è ormai giunta, allo stato attuale, ad un punto di stallo.
La popolazione decresce, l’epoca dell’intenso sviluppo industriale è
ormai finita, le grandi espansioni urbane non sono più prospettive credibili: tutela e miglioramento della città esistente sono invece temi ormai da tempo radicati nella disciplina urbanistica
contemporanea. Al loro fianco si colloca la dimensione della trasformazione
radicale di ampie parti di città, che, a seguito di tali mutate condizioni,
possono assumere significati, ruoli e pesi totalmente nuovi. Il Piano assume come
principio che l’attuazione di ogni trasformazione prevista debba contribuire
alla riqualificazione di una parte della città anche più vasta dell’area
strettamente oggetto di intervento. La valorizzazione di aree oggi marginali,
dismesse o ancora inedificate, poste, in breve, fuori dal mercato fondiario
ed immobiliare, deve portare a consistenti vantaggi per tutta la città
in termini di infrastrutture, attrezzature pubbliche, aree a servizi,
oltre che di nuove funzioni. La trasformazione contribuisce così da
un lato alla riqualificazione fisica di ampie parti del tessuto urbano
(le aree industriali dismesse sono infatti spesso anche fortemente degradate
e dequalificanti l’ambiente urbano), dall’altro all’arricchimento del
tessuto funzionale dell’intera città. A Pavia le principali
occasioni di radicale trasformazione dell’esistente derivano dalle aree
industriali dismesse o in via di rilocalizzazione (Snia, Neca, Scotti,
Landini in Borgo Ticino), da aree ferroviarie di cui si può prevedere
la dismissione entro un complessivo processo di riorganizzazione delle
funzioni ferroviarie (Scalo FS) e da aree militari, anch’esse dismesse
(Caserma di Via Tasso), oltre ad altre piccole aree industriali sottoutilizzate
o dismesse diffuse nel tessuto urbano.Tali aree sono definite
di trasformazione ( art.17 delle NTA). Il Piano assegna a ciascuna di dette aree lo stesso indice di edificazione territoriale pari a 0,6 mq di Superficie lorda di pavimento (Slp) per ogni mq di Superficie territoriale (ST) soggetta a trasformazione. Una unica regola per tutte le aree consente un’uniformità di trattamento a parità di condizioni di partenza, garantendo equità di trattamento tra tutti i proprietari coinvolti. In tali aree è previsto
l’insediamento di funzioni residenziali, terziario-commerciali e produttive
in percentuali stabilite dal Piano. Per garantire una certa flessibilità
nel tempo è consentito un margine di variabilità tra alcune delle funzioni
insediabili, stabilendo massimi o minimi percentuali entro cui sono
ammesse le oscillazioni. La densità territoriale
assegnata a tali aree consente l’edificazione degli edifici e la cessione per servizi
e viabilità di circa la metà della superficie territoriale dell’area
interessata dalla trasformazione, contribuendo così alla riqualificazione
delle parti di città in cui le aree si inseriscono. Ogni area ha le sue
caratteristiche specifiche e svolge un ruolo diverso nella riqualificazione
della città. In particolare il Piano individua alcuni ambiti in cui
si possono insediare funzioni miste (residenza, ma anche commercio,
attività terziarie, una quota di attività produttive) e altri in cui,
invece, le funzioni sono prevalentemente residenziali, con una piccola
quota di altre funzioni di servizi alle persone (piccolo commercio,
pubblici esercizi, attività per il tempo libero, piccoli uffici, artigianato
di servizio ecc.). Appartengono alla prima categoria le grandi aree
industriali e ferroviarie centrali (Neca, Snia, Scalo FS), alla seconda
le rimanenti di più piccola dimensione e poste in contesti edilizi più
minuti. Come detto ogni area
è inserita entro un progetto di trasformazione e riqualificazione complessivo
della città. L’individuazione e la delimitazione degli ambiti ha quindi
solo un valore normativo necessario alla loro attuazione, ma il senso
delle trasformazioni può essere compreso solo se inserito all’interno
di un ragionamento più ampio. Dal
raccordo autostradale al Naviglio: accesso alla città e riqualificazione
urbana La parte di città che si sviluppa a partire dal raccordo autostradale, oggi incompleto e che comprende l’area del Navigliaccio, l’area Neca, la rotonda stradale sopra la ferrovia (rotatoria dei Longobardi), lo scalo ferroviario e l’area Necchi, che costeggia il Naviglio, è oggi un entità urbana difficilmente identificabile. Le barriere fisiche (ferrovia da un alto e tracciato della tangenziale dall’altro) e le ampie aree industriali sottratte alla vita urbana, fanno sì che la percezione della città in quella zona avvenga per parti separate che non si possono attraversare, ma è necessario aggirare. Entro l’area si sviluppano funzioni urbane scollegate fra loro, localizzate in contesti spesso inadeguati, permangono
frammenti di edilizia preindustriale a fianco di recenti interventi
terziari. Obiettivo del Piano è ritessere relazioni tra le diverse parti e tra queste e l’intera città. Relazioni funzionali innanzitutto: è infatti necessario potere accedere alla città dal raccordo autostradale senza, come avviene oggi, dovere impegnare la tangenziale, ritracciare collegamenti est-ovest e nord-sud che consentano di superare, in modo più agevole, le barriere della ferrovia, del Navigliaccio, dello scalo ferroviario. Ma non è solo un problema di viabilità. Sono infatti necessari interventi che ricostruiscano il senso di una parte di città compiuta, ricca di funzioni, ambientalmente qualificata. E’ la stessa città
esistente ad offrire le occasioni su cui fondare la nuova qualitàurbana.
Il corso e la valle del Navigliaccio ed il Naviglio costituiscono infatti
potenzialmente due elementi di grande pregio ambientale. La trasformazione
fisica delle aree tiene conto di tali opportunità e si confronta con
esse. Le nuove funzioni da insediare, le modalità nella loro distribuzione
e localizzazione fisica e le nuove previsioni infrastrutturali, riaffermano
la centralità dell’area e ne fanno una delle nuove porte della città. Navigliaccio Il prolungamento del raccordo diventa il nuovo accesso privilegiato alla città dall’autostrada. La nuova strada lambisce l’area inedificata della valle del Navigliaccio e quartieri di edilizia pubblica per giungere nel cuore della città alle spalle della ferrovia all’incrocio con Via Aselli. Deve quindi avere un carattere urbano. Chi giunge dal raccordo deve, una volta lasciatasi alle spalle la rotatoria sotto la tangenziale, avere la percezione di essere già entrato in città. A tal fine la riqualificazione dell’area
del Navigliaccio consente di offrire una sponda attrezzata alla strada ed al
quartiere che reinserisca nel circuito urbano attrezzature e spazi oggi
scollegati e marginali (l’area dell’oratorio, l’istituto di assistenza
Torchietto, la Casa del Giovane) Il grande parco proposto
viene perciò a costituire una delle nuove centralità urbane, rafforzata
dalla previsione dell’insediamento di una grande struttura pubblica
di servizio lungo la nuova strada (ad esempio un nuovo istituto scolastico
superiore). La nuova viabilità interna al parco, di sezione adeguata
a contenere ampi marciapiedi con alberature e parcheggi lungo strada,
elimina l’isolamento della zona e riconnette i quartieri pubblici posti
a nord con Via Riviera. Il carattere urbano della nuova strada che proviene
dal raccordo è accentuato dalla previsione di alberature lungo il tracciato
e da un’ampia rotatoria che rallenti e smisti il traffico di accesso. Neca L’ingresso in un ambito
urbano ricco di funzioni rare e centrali è segnato, in modo ancora più significativo, dalla trasformazione dell’area Neca. La ristrutturazione urbanistica dell’area consente di realizzare un ulteriore braccio della nuova viabilità di accesso alla città. Attraversando il Navigliaccio in corrispondenza al ponte esistente e realizzando un ulteriore passaggio più a nord connesso al primo (realizzando così
un flusso rotatorio a senso unico che facilita lo smistamento e la distribuzione dei
traffici) è possibile collegarsi con un nuovo tracciato alla rotonda esistente, che dovrà
essere ristrutturata ed ampliata in funzione dei nuovi flussi aggiuntivi. La nuova strada dovrà,
per portarsi alla quota della rotonda, procedere in rampa nell’ultimo
tratto. A tutela della vivibilità e del carattere urbano dei nuovi insediamenti
è prevista la modellazione terreno, che segua l’elevarsi della strada
fino alla rotonda, mitigando così l’effetto “periferia” che hanno sempre
le aree sotto le rampe stradali. Così facendo anche i rapporti visivi
reciproci tra la rotonda ed i nuovi insediamenti sono riportati ad una
condizione ambientale più consona. Al di sotto del piano inclinato che
media il dislivello possono trovare posto le funzioni commerciali e
parcheggi. Tali funzioni possono essere servite da una strada che colleghi,
alla quota della città (sottopassando quindi la nuova rampa) l’accesso
all’area da sud con Via Lombroso
e quindi con il piazzale del Policlinico. Nell’area, analogamente agli altri ambiti centrali, si realizzano residenze, attività terziarie e commerciali e attività produttive. Le attività produttive sono localizzate nella fascia posta lungo la ferrovia e servite da una viabilità separata da quella principale. Sull’altro fronte, affacciate da un lato verso il Navigliaccio e dall’altro lungo la nuova viabilità urbana, sono insediate le residenze e le altre attività, in modo da mantenere un ampio spazio libero verso il corso d’acqua e di fronte al vecchio mulino e , che viene mantenuto e destinato a funzioni terziarie. Oltre a portare con sé l’insediamento di nuove funzioni urbane, la trasformazione dell’area restituisce alla città l’affaccio verso il Navigliaccio, oggi una fossa quasi abbandonata ed invasa dalla boscaglia. Per la sua posizione
strategica rispetto all’accesso dall’autostrada, alla stazione ferroviaria e all’autostazione,
l’area Neca è stata inoltre scelta per ospitare il nuovo Centro Congressi,
funzione di livello sovraurbano di cui Pavia è oggi priva, oltre che
un’area ove realizzare parcheggi pubblici di attestazione dei flussi
di ingresso alla città e la nuova area per la stazione ovest delle corriere
extraurbane. Il riassetto dell’area
consente infine di ricavare il tracciato della nuova tramvia urbana,
che attraverserà la città da est a ovest interscambiandosi in più punti
con il tracciato della ferrovia. Scalo FS La nuova connessione
con la rotonda riformata ed allargata, trova sbocco verso il lato est
della città verso il Naviglio. Approfittando dello spazio ancora libero,
oggi di pertinenza della questura, è infatti possibile tracciare una
nuova ulteriore connessione tra la rotonda e Viale della Repubblica,
che costeggia il Naviglio. Si realizza così l’intera ricucitura dei
due lati della città separati dal tracciato della ferrovia e dalla presenza
dello scalo. La trasformazione
dello scalo costituisce una grande occasione di ricuperare allo spazio
urbano aree da più di un secolo separate dalla città. Si tratta peraltro
di aree che si insinuano fino alle porte dell’area centrale, nel cuore
stesso di Pavia. La trasformazione
dello scalo ferroviario può tuttavia avvenire solo in presenza di un’ipotesi
di una sua localizzazione alternativa. Le ferrovie ritengono infatti
per il momento irrinunciabile la presenza di uno scalo per la movimentazione,
il deposito e la formazione dei convogli nel nodo pavese. La proposta
di trasformazione formulata si basa quindi sull’ipotesi di potere ricavare,
all’interno dell’attuale area Necchi, in fregio ai binari esistenti,
lo spazio necessario per la realizzazione del nuovo scalo. Il Piano
individua pertanto un’area vincolata a tale scopo. La rimanente parte
dell’area Necchi è invece classificata entro le Aree per le attività
esistenti, nonostante già una parte di essa risulti dismessa. Tale condizione
risponde all’esigenza dell’Amministrazione comunale di pianificare il
futuro dell’area in condizioni di maggiore certezza rispetto agli aspetti
rilocalizzativi delle attività ancora insediate, soprattutto in riferimento
alle questioni di carattere occupazionale. Il Piano non chiude tuttavia completamente la porta ad ipotesi di riconversione dell’area. A tal fine l’area viene individuata come “Area per attività produttive rilocalizzabili in territorio comunale”. Per tale area, nell’ambito della “Collaborazione dei cittadini”, è previsto possano essere avanzate proposte di trasformazione a seguito di alcune condizioni chiaramente definite. Esse riguardano principalmente la messa in atto di iniziative che facilitino la rilocalizzazione dello scalo ferroviario e l’impegno a concordare con l’Amministrazione modalità, tempi e luoghi per la rilocalizzazione delle attività insediate. Naviglio Il corso del Naviglio è uno degli elementi che caratterizza il paesaggio urbano pavese. Attualmente molti dei suoi tratti urbani sono poco valorizzati, quasi si trattasse di uno scomodo impedimento alla circolazione. Esso rappresenta invece una testimonianza importante di un’epoca della storia della città ed una notevole opera di ingegneria idraulica. E’ perciò un elemento che deve essere valorizzato, soprattutto nel suo tratto più urbano. La valorizzazione
del Naviglio assume inoltre un senso particolare in funzione del progetto, in corso di studio, di ricuperare
la navigabilità del canale a fini turisticoescurisionistici, da Milano
al Ticino e quindi al Po, nell’ambito di un più generale progetto di
navigabilità da Locarno all’Adriatico. Tale orizzonte apre opportunità
nuove di riqualificazione del Naviglio, anche se pone la necessità di
procedere alla revisione o sostituzione di alcuni ponti a raso esistenti
che, per la loro quota rispetto a quella dell’acqua, non consentono
la navigabilità. Sarà quindi necessario sostituirli con ponti mobili
che permettano sia l’attraversamento carrabile che, in occasione del
transito dei natanti, quello fluviale. Se nel suo tratto superiore la trasformazione dell’area dello Scalo Fs, unita alla riqualificazione del fronte inedificato verso la campagna, consente di ricreare attorno al corso del canale un nuovo ambiente urbano, nel suo tratto più meridionale è necessario procedere ad interventi di altra natura, prevalentemente di iniziativa pubblica. Allo stato attuale
il corso del Naviglio da Piazza Calvenzano alla foce del Mandracchio
è caratterizzata dal regolare fronte edificato di Borgo Calvenzano,
dalla caserma dismessa di Via Tasso sul lato opposto, da zone di edilizia
residenziale recenti, dall’area prevalentemente pubblica delle scuole
e dell’ex macello, da piccole attività produttive, dalle aree semiabbandonate
prospicienti il cimitero su una parte delle quali è insediata un’attività
artigianale, dal passaggio della ferrovia (che su un lato interrompe
la continuità dell’alzaia) dall’area dell’ex gasometro comunale, e,
nel tratto finale, dall’alberata di platani secolari che accompagna
il corso d’acqua fino alla foce costeggiando l’area espositiva ed insediamenti
edilizi di impianto più antico. L’eterogeneità e la
natura fisica degli insediamenti e, spesso, il loro stato di degrado,
rendono il corso del Naviglio un occasione assopita, senza il senso
della continuità urbana, di un elemento strutturale di qualità. Il Piano interviene
su alcune delle aree citate aprendo occasioni di trasformazione e riqualificazione
dello spazio, in modo da porre le basi per la valorizzazione dell’intero
corso del Naviglio. Nuovi assetti e l’insediamento di nuove funzioni
possono infatti costituire il volano per l’avvio di processi di riqualificazione
più complessiva. Caserma di Viale
Tasso Un primo intervento di trasformazione è previsto sulle aree della caserma dimessa di Viale Tasso, esteso anche ad un’area attualmente occupata da un’attività artigianale. Anche in questo caso si sono distribuite quantità e funzioni in modo che le due proprietà possano procedere alla trasformazione anche in tempi autonomi e senza doversi accordare sulla spartizione dei diritti volumetrici. A ciascuno compete infatti la propria quota di edificazione da realizzare entro la propria area. Una parte della Slp realizzabile è localizzate entro il fabbricato posto parallelamente al Naviglio, vincolato dalla Sovrintendenza, in cui sarebbe ad esempio possibile localizzare attività ludico ricreative private (discoteche, locali serali ecc.), di disturbo in aree più centrali e prevalentemente residenziali. Le aree di cessione sono localizzate in modo da realizzare un completamento delle aree già oggi pubbliche (scuola e giardino) e da comprendere la testata dell’edificio da mantenere, che deve essere adibito a servizi. Si riqualifica così il fronte Naviglio sia dal punto di vista edilizio con il recupero dell’edificio esistente, che funzionale, rendendo permeabile un ampia parte dell’isolato oggi “limite invalicabile”. L’attraversabilità delle nuove aree pubbliche si inserisce inoltre nel più ampio progetto di ricostituire una percorribilità pedonale dal Castello (e quindi dal Centro) verso Città Giardino, il Parco della Vernavola, il Parco Visconteo e quindi la campagna. Scuole/ex Macello L’area è oggi caratterizzata
da un insieme di attività eterogenee e dall’area dimessa dell’ex macello
comunale. Posta in quota ribassata rispetto alla strada alzaia, l’area
costituisce, ancora una volta, una zona esclusa dai circuiti urbani,
separata dalla città, nonostante la sua centralità. L’intera area è sottoposta
ad un progetto di riqualificazione che, oltre a introdurre nuove funzioni e riorganizzare spazialmente quelle esistenti, “ripulisce” e riplasma il bordo dell’area verso la strada in modo da restituire continuità visiva e funzionale con il corso del Naviglio. La natura prevalentemente pubblica dell’area suggerisce la predisposizione di un Progetto di riqualificazione dello spazio pubblico di iniziativa comunale. Gli interventi di riqualificazione complessiva si legano inoltre alla trasformazione, secondo le regole delle aree industriali prevalentemente residenziali, di una delle aree produttive sottoutilizzate lungo l’alzaia. Lo smantellamento
delle strutture dell’ex macello e la trasformazione lungo l’alzaia consentono
di ricuperare ampi spazi liberi e di rimodellare il terreno in un piano
inclinato erboso di raccordo tra la strada e il piano ribassato interno.
L’intervento prevede la riorganizzazione degli spazi dedicati agli istituti
scolastici ed alle attrezzature presenti e l’insediamento di residenze
per anziani, oltre che, all’interno dell’area di trasformazione, delle
tradizionali funzioni residenziali. Un’area a parcheggio a supporto
e completamento di quella del bastione di V.le Gorizia trova posto nei
pressi del rilevato ferroviario. Un sottopasso pedonale a quest’ultimo
collega il parcheggio con l’area del bastione e quindi con l’area centrale. S.Pietro, la Snia ed il TicinoLa trasformazione
e riqualificazione dell’area dell’ex macello introduce all’ultimo braccio
del Naviglio prima della valle del Ticino ed al quadrante sud est della
città. E’ la parte di città che si snoda lungo l’asse di Viale Partigiani,
Viale Montegrappa, Via S.Pietro in Verzolo e Viale Cremona, attorno
al nucleo di S.Pietro, attraversato oggi da importanti
flussi di traffico sia in entrata che in uscita dalla città. E’ la zona
caratterizzata dalla presenza ormai silenziosa e imponente del recinto
della SNIA, dalla sequenza di capannoni e attività commerciali, dalla
concentrazione di attività e strutture (il depuratore, l’ex inceneritore)
che mortificano e precludono il rapporto della città con la valle del
Ticino. Ma è anche un luogo
in cui permangono testimonianze delle antiche centralità minori, dei
luoghi di identificazione culturale e religiosa: i complessi di S.Teresa,
S.Pietro in Verzolo, S.Lazzaro costituiscono tappe di un percorso attraverso
cui ricucire qualità urbane oggi sopite; i brani ancora presenti dell’edificazione
di borgo rappresentano tracce di passato che vale la pena conservare. Molte riforme e cambiamenti
sono però possibili e opportuni. Esiste innanzitutto un problema funzionale.
L’asse di viale Cremona costituisce, all’oggi, la principale occasione
di penetrazione e di uscita dalla città sul lato Est. La realizzazione
di una nuova strada di gronda a Sud di v.le Cremona e del nuovo ponte
sul Ticino porteranno senz’altro, secondo le simulazioni svolte, ad
un deciso miglioramento della condizione attuale. Tali interventi consentiranno
cioè di riportare l’antico asse viario alla normale condizione di strada
urbana. La riqualificazione
dello spazio urbano Questo è il primo passo da compiere per qualunque processo di riqualificazione e valorizzazione del quartiere e dei suoi spazi pubblici. E’ tuttavia necessario offrire una ulteriore possibilità alternativa di movimento interno. La previsione di una nuova strada che ricucia a sud i tratti di viabilità esistente e si connetta con il nuovo attraversamento del Ticino e con la tangenziale Est permette di articolare meglio il sistema della mobilità nell’area e di rendere possibile una più agile ed elastica gestione del traffico. Sarà ad esempio possibile, in occasione di manifestazioni od occasioni particolari, chiudere al traffico l’asse di V.le Montegrappa- Via S.Pietro in Verzolo e ricuperare, sia pure temporaneamente, gli spazi del viale e del borgo alla città ed ai pedoni. Sono tuttavia la natura
e l’immagine della strada e degli edifici che lungo di essa si affacciano
ad avere bisogno di interventi di riqualificazione. Il primo elemento
di novità lungo tale asse è costituito dalla trasformazione dell’ex
Gasometro. Oltre a riqualificare ambientalmente un luogo oggi abbandonato
e fatiscente, la nuovaopportunità aperta dal Piano consentirà la realizzazione
di un parcheggio pluripiano di sostegno all’accessibilità pedonale all’area
centrale. Tale ricupero si associa a quello, già in corso, dell’edificio
della ex fabbrica Einstein, in cui sono previsti spazi per usi pubblici.
Entrambi gli interventi contribuiscono alla riqualificazione del Naviglio
nel suo tratto finale. Operare sul resto
della città costruita, abitata, economicamente vitale, sia pure di relativa qualità,
non è tuttavia operazione semplice. Presuppone infatti azioni che coinvolgano una grande
quantità di privati, che, insieme, ritengano vantaggioso e opportuno trasformare
le proprie aree, investire per il trasferimento o la ristrutturazione delle proprie attività. Non
è comunque operazione che l’Amministrazione, attraverso il Piano, può
imporre. E’ invece possibile fornire indicazioni, prospettive di cambiamento,
orizzonti possibili. Molte delle aree edificate sono, a vario titolo,
sottoposte a misure che possano facilitare, qualora se ne presentassero
le condizioni, un processo di riqualificazione e riforma dello spazio
pubblico e privato, degli edifici e delle attività. L’individuazione
di ambiti di riqualificazione urbana in corrispondenza alle aree commerciali-artigianali
di V.le Partigiani e ad alcune aree di antica formazione, delle aree
di riqualificazione sui densi isolati posti tra la ferrovia e V.le Cremona
hanno quindi il senso di aprire una porta al possibile miglioramento
dello spazio costruito e dello spazio pubblico. Una particolare cura
dovrà essere invece rivolta alla valorizzazione degli spazi pubblici
e degli edifici monumentali ancora presenti, senza la quale ogni processo
di riqualificazione complessiva rischia di restare privo di elementi
realmente qualificanti. Ma l’occasione più rilevante, e forse la più concreta, di modificazione dell’assetto urbano del quartiere e dell’intera città è la trasformazione dell’area SNIA. La SNIA e la Valle
del Ticino Tra le aree di trasformazione
individuate dal Piano l’area SNIA ha alcuni caratteri peculiari: ha
conservato, al suo interno alcuni edifici di qualche interesse documentale,
è l’unica ad avere una contemporanea prossimità alla città ed all’ambiente
naturale, in una condizione geografica particolarmente interessante
(per quanto in parte mortificata dalla presenza degli impianti tecnologici
urbani). Pensare alla trasformazione
della SNIA suggerisce perciò di approfittare di tali caratteri facendoli
divenire elementi di forza per la riqualificazione e l’arricchimento
dell’intera città. Le regole della trasformazione
sono le stesse già illustrate per gli altri ambiti: stesso indice territoriale,
stessa distribuzione percentuale tra le funzioni ammesse, stesso principio
per la cessione delle aree pubbliche (almeno la metà della Superficie
territoriale). Il principio insediativo
della trasformazione tiene conto della prossimità con gli spazi aperti
della Valle del Ticino e rivolge il fronte delle principali nuove funzioni
residenziali verso tale prospettiva, mantenendo invece le funzioni meno
pregiate (attività produttive) verso la strada, approfittando del mantenimento
dei capannoni esistenti, che, senza essere la migliore rappresentanza
dell’archeologia industriale, conservano un carattere di un certo interesse.
La conservazione degli edifici esistenti consente inoltre di mantenere
l’immagine storicamente consolidata lungo la strada senza sostituire
il fronte attuale con un insieme disomogeneo di nuovi capannoni, presumibilmente
non troppo dissimili da quelli attualmente posti sull’altro lato della
strada. La disposizione dei
nuovi edifici e degli spazi pubblici entro l’area tende a ricostituire
spazi urbani riconoscibili, strade alberate, piazze pedonali poste in
continuità con gli spazi pubblici esterni (ad esempio il sagrato di
S.Teresa), che aprono la prospettiva visuale, oggi occlusa, verso la
valle fluviale. Attorno ad uno degli edifici esistenti, caratterizzato
da un’alta ciminiera, da recuperare ad usi pubblici ed attrezzature
per il quartiere, lo spazio pedonale si dilata verso sud, ove localizzare
altre funzioni ed attrezzature di servizio. Il lato meridionale dell’area
è lasciato libero e sistemato prevalentemente a bosco: soprattutto verso
est, in prossimità del depuratore, verso il quale è previsto un alto
muro di cinta del nuovo parco che separi nettamente l’interno e l’esterno.
Sul lato sud ovest, invece, l’area si apre alla valle, su cui affacciano
parte degli edifici residenziali. L’area è attraversata
dalla nuova strada che da V.le Montegrappa conduce verso il nuovo ponte sul Ticino
e si collega inoltre con la prevista viabilità che costeggia a sud l’abitato
di S.Pietro. E’ anch’essa una strada urbana, certamente con un carattere
speciale e con una sezione adeguata, ma lontana da ogni somiglianza
con una tangenziale. Nel suo tratto più meridionale, distaccandosi dalla
città costruita ed avvicinandosi al Ticino ed al nuovo ponte, assume
invece il carattere di una park way. Il trattamento e la
sistemazione delle aree libere verso il fiume e dei tratti di sponda
attorno al Mandracchio, dove il Naviglio si congiunge al Ticino, assumono
infatti, in questo contesto, una particolare rilevanza. Tale zona è
quella in cui maggiormente luoghi significativi della città si coniugano
con l’accessibilità all’ambiente naturale del fiume. Pensare all’intervento
sulla SNIA significa perciò estendere lo sguardo
verso sud, verso la riqualificazione e l’arricchimento funzionale
delle aree spondali e del tratto terminale del Naviglio. Già nella bozza schematica
l’area del Mandracchio era individuata come una possibile localizzazione
di nuovi servizi ed attrezzature legate alle attività nautiche e di
canottaggio, incluse quelle dell’Università. Il Piano conferma ed approfondisce tale indicazione destinando
l’intera area a cavallo del Naviglio ad attività sportive e per il tempo
libero, riservando le aree più prossime al fiume alle attività legate
alla nautica. Il progetto di trasformazione comprende anche l’area del
Palazzo delle Esposizioni, di cui si prevede il trasferimento in prossimità
dell’area industriale di Bivio Vela lungo la statale per Lodi, e la
corrispondente area libera ad est del Naviglio. All’interno della riforma
dell’area può trovare posto una nuova piscina che, a fianco della ristrutturazione
ed ammodernamento di quella esistente, costituisce una nuova occasione
di fruizione delle aree prossime al Ticino ed il nuovo centro sportivo
della città, posto in una condizione ambientale privilegiata. Le nuove funzioni
urbane centrali nella SNIA ed il nuovo centro sportivo del Ticino costituiscono perciò
i due elementi qualificanti di una parte di città oggi marginale e degradata,
in grado di ricostituire una centralità che riequilibri l’attuale sbilanciamento
della città verso la sua parte ovest. La nuova strada che
scende dalla SNIA verso la valle del Ticino attraversa quest’ultimo
in prossimità all’attuale struttura del metanodotto, che può venire
sostituita e incorporata all’interno del nuovo ponte. La nuova viabilità
si connette quindi al tracciato della strada, già progettata, che costeggia
a sud l’abitato del Borgo Basso e, attraverso la strada d’argine esistente,
piega verso sud, attraversa il Gravellone per connettersi, infine, con
Viale Bramante e la SS 35 dei Giovi. La riforma dell’incrocio consente
di razionalizzare i flussi di traffico in entrata e uscita dalla città. Tutto il nuovo tracciato
è connesso in più punti alla viabilità esistente, che attualmente, in
Borgo Ticino, è spesso interrotta e non riesce a costruire una rete
di relazioni e di movimento efficiente. Anche qui, come altrove, la
previsione di nuovi tratti stradali non punta solo alla risoluzione
di un problema funzionale, ma si associa ad un progetto di miglioramento
dell’intero ambiente urbano.
La
valorizzazione di Borgo Ticino L’insediamento di
Borgo Ticino ha un carattere proprio, diverso dal resto della città.
La separazione fisica del fiume ha condizionato la nascita e lo sviluppo
di un borgo in qualche modo autonomo, con una sua identità specifica,
e suoi particolari caratteri insediativi. A sua volta nel Borgo sono
riconoscibili due condizioni differenti, ognuna delle quali richiede
azioni e strumenti specifici. Il nucleo centrale
del Borgo, che si sviluppa a partire dal Ponte Coperto lungo Via dei
Mille richiede interventi di tutela dell’immagine degli edifici verso
lo spazio pubblico, ma anche sostanziali interventi di riqualificazione,
soprattutto nel suo segmento più meridionale. Il “filamento” edificato
del cosiddetto Borgo Basso, invece, mantiene ancora oggi un carattere
peculiare, steso lungo le rive del Ticino, in stretto rapporto con esso,
quinta di pregevole qualità, che accompagna lo sguardo di chi si trova
a Pavia, sull’altra sponda del fiume. E’ quindi un insediamento che
richiede prevalentemente azioni di tutela dell’esistente ed un attenta
regolamentazione degli interventi tesi alla messa in sicurezza degli
edifici in occasione dei possibili fenomeni esondativi del Ticino (ad
esempio la possibilità di ispessire la profondità del corpo di fabbrica
degli edifici di valore documentario e di immagine ambientale -gruppo
4- all’interno della Zona A al fine di recuperare la Slp non utilizzabile
ai piani terreni). Le occasioni per trasformare
l’esistente sono invece offerte dalla presenza di aree industriali dismesse
(Landini) o poste in ambiti residenziali (l’area artigianale posta sull’altro
lato di Via dei Mille) e dalla risistemazione delle aree libere ad est
delle aree edificate. Per le prime sono
individuati due ambiti di trasformazione con regole omogenee alle altre
aree industriali da trasformare. Per le seconde è invece prevista la
realizzazione di attrezzature sportive e aree verdi, da attuare anche
con le procedure delle Aree da trasformare per servizi, attraverso la
collaborazione dei cittadini. Entrambe le ipotesi di trasformazione
si inseriscono nel medesimo progetto di riforma dello spazio urbano
del Borgo. L’area Landini si
trova stretta tra un fronte edificato lungo Via dei Mille, il rilevato
di Viale Giulietti, che conduce al Ponte della Minerva e un area su
cui insistono edifici residenziali e un deposito e vendita di prodotti
petroliferi. E’ quindi una condizione non facile, in cui gli interventi
devono favorire l’apertura dell’area verso l’esterno. L’edificazione
è collocata alle spalle di quella attuale lungo Via dei Mille, discosta
dal rilevato stradale, verso il quale sono collocate le aree di cessione.
Per quanto possibile la realizzazione dovrà addolcire il salto di quota
tra Viale Giulietti e l’area edificata, rendendo meno ripida la scarpata.
Un nuovo spazio pubblico urbano è ricavato lungo Via dei Mille, da cui
avviene l’accesso all’area. La trasformazione potrebbe inoltre avviare
un processo di riqualificazione più complessivo: la riforma dell’area
industriale, infatti, pone le basi fisiche ed ambientali che rendono
immaginabile il riordino dell’adiacente area di riqualificazione. Sull’altro lato di Via dei Mille la trasformazione di una piccola area artigianale consente invece di creare un varco nella cortina edilizia e di mettere in comunicazione l’asse
stradale urbano con lo spazio inedificato retrostante, su cui avviare
interventi di ricucitura della maglia stradale e di sistemazione a verde
ed attrezzature sportive dei futuri spazi pubblici. Le aree a servizi
previste legano e connettono tra loro le aree già edificate, seguendo
tracce geografiche, adattandosi all’orografia dei luoghi. L’edificazione
derivante dall’applicazione dell’indice territoriale nel caso di cessione
gratuita da parte dei privati attraverso le procedure previste dal Piano
per la collaborazione dei cittadini (Aree di trasformazione per servizi)
si localizza in adiacenza a lotti edificati esistenti, senza deformare
la conformazione del fronte edificato. Proprio al fine di occupare il
meno possibile le aree verdi e sportive con nuovi edifici, buona parte
dell’edificazione è localizzata in un’area posta sul lato Est del Borgo
anche in questo caso a completamento di insediamenti esistenti.
La
riqualificazione dei margini urbani I progetti di trasformazione proposti non si limitano tuttavia alle aree già edificate, ma investono anche aree ancora libere poste ai margini della città esistente. In alcuni casi si tratta di piccoli completamenti ai margini, che sfruttano, nei quartieriperiferici, gli spazi ancora liberi nel tessuto edificato esistente, mentre ad Est e ad Ovest, dove i bordi edificati sono oggi sfrangiati, incerti o privi di un carattere urbano riconoscibile, la trasformazione delle aree è occasione di riqualificare le parti di città esistenti poste all’interno di esse, spesso prive di attrezzature, aperte sulla campagna in modo indifferente, scarsamente connesse con la città posta più all’interno, periferie geografiche, insediative e funzionali. Ciò vale, in linea di massima, sia per il lato Est che per il lato Ovest, anche se ciascuna delle parti ha sue proprie caratteristiche ed obiettivi. Conformemente al documento
di indirizzi dell’Amministrazione gli interventi di riqualificazione
ad Est e Ovest prevedono una cospicua dotazione di aree verdi e di servizi,
ottenuta attraverso un’elevata quota di aree di cessione (superiore
al 50% della Superficie territoriale interessata dagli interventi) ed
un indice territoriale contenuto, molto più basso di quello assegnato
delle aree dismesse. I pesi insediativi risultano limitati e decisamente
inferiori a quelli delle aree di trasformazione interne. I due comparti
esterni si configurano quindi come un’occasione di ricucire una rete
urbana di attrezzature, aree verdi e funzioni residenziali attorno agli
insediamenti esistenti, negando la logica delle tradizionali aree di
espansione che aggiungono case senza contribuire alla riqualificazione
di ciò che esiste già (le modalità di crescita della città esistente,
anche recente, sono in questo senso significative). In entrambe le aree,
da trasformare attraverso un indice territoriale pari a 0,2 mq Slp/mq ST, è infatti
prevista un’edificazione rada ed a bassa densità articolata tipologicamente:
sono infatti previsti insediamenti “a schiera” di 2/3 piani e ville
mono e bifamiliari di 1/2 piani, atte a soddisfare una domanda abitativa
cui il Piano vigente ha fornito risposte molto parziali ( si vedano
l’art.18 delle NTA e relative schede normative) La riqualificazione
del lato Est punta alla ridefinizione del margine urbanizzato del Peep del Vallone,
che si affaccia oggi verso la campagna senza tentare di segnare un limite,
una soglia che divida l’area urbanizzata dalle risaie. Sia l’intervento
Peep, che l’intero quartiere Vallone è inoltre segnato dalla scarsa
dotazione di aree a servizi ed attrezzature pubbliche. Il nuovo quartiere
Peep, pure in parte dotato di un’infrastrutturazione alternativa a quella
veicolare (vi sono infatti piccoli tratti di piste ciclabili e percorsi
pedonali separati dalle carreggiate stradali), è tuttavia scarsamente
collegato alla città preesistente: le realizzazioni interne all’insediamento
seguono quindi una logica limitata al Peep, senza costituire sistema
con il resto della città. La trasformazione
proposta realizza le nuove abitazioni, una consistente quota di aree
a servizi e attrezzature (più della metà della Superficie territoriale
dovrà infatti essere ceduta gratuitamente per servizi), che vanno a
colmare anche il deficit del quartiere. Essa pone inoltre le basi per
l’avvio di un processo di riqualificazione del Peep e di “ri-tessitura”
delle relazioni funzionali tra “periferia” e “centro”. È infatti prevista
una rete di percorsi pedonali e ciclabili che si connettono a quelli
già esistenti all’interno del Peep ed il completamento di questi ultimi
e la loro connessione con il resto della città. L’intervento proposto
si configura infine come la definizione di una soglia fisica di crescita
oltre la quale, per crescere ancora, la città si deve porre il problema
di inventare una nuova forma di espansione, autonoma rispetto alla città
esistente. L’intervento di riqualificazione ha quindi due facce distinte,
ma strettamente legate: da un lato è funzionale alla rivitalizzazione
dei quartieri esistenti, dall’altro alla riconfigurazione dell’immagine
esterna della città, vista dalla campagna. La riqualificazione
del lato Ovest, se pure mossa da analoghi obbiettivi rispetto al lato
Est, ha alcune caratteristiche peculiari dovute sia alla particolare
configurazione fisica dello spazio, che alla presenza dell’Università,
forte e significativa presenza fisica e funzionale. Anche in questo
caso il carattere urbano degli insediamenti esistenti è molto scarso,
e l’immagine periferica del quartiere è molto accentuata. L’università
stessa contribuisce a rafforzare tale carattere data la sua scarsa integrazione
con gli insediamenti limitrofi. L’area è infine separata dalla città
dal tracciato della tangenziale. La trasformazione
proposta si pone l’obbiettivo di rinforzare il carattere urbano delle
centralità esistenti, anche in questo caso sfruttando le possibilità
offerte dalla riqualificazione degli spazi interni al quartiere Peep
esistente. Ancora una volta gli interventi proposti sono l’occasione
per rivedere e ricalibrare gli equilibri interni alla città esistente,
offrendo nuovi spazi pubblici, nuovi servizi, nuovi collegamenti tra
i quartieri residenziali e l’area universitaria, riorganizzata e completata
entro un complessivo progetto di riassetto dell’area Ovest. Come sul lato Est
è prevista un’edificazione a bassa densità ed un’alta quantità di cessioni
per la realizzazione dei servizi e la riconfigurazione fisica del margine
urbano verso la campagna attraverso un’ampia fascia alberata lungo cui
realizzare percorsi pedonali e ciclabili. Come già accennato
il Piano non trascura la riqualificazione di altri ambiti periferici,
da realizzare mediante completamenti del tessuto edilizio esistente
là dove limitate quote di nuova edificazione non stravolgono la natura
dei luoghi consentendo di diversificare l’offerta residenziale e di
diffonderla maggiormente dal punto di vista localizzativo. Si tratta
comunque sempre di piccoli interventi, da realizzare secondo le medesime
regole dei due comparti ad Est e ad Ovest, in armonia con l’edificazione
esistente, completando modesti vuoti entro le aree urbanizzate. I temi settoriali L’offerta abitativa
Il tema della offerta
residenziale all’interno dei Piani Regolatori ha assunto, nel corso
dell’ultimo decennio, connotati molto diversi da quelli tipici dei piani
dei decenni precedenti. Ad un fabbisogno meramente quantitativo e ad
una risposta conseguentemente espansiva si è progressivamente sovrapposta
una domanda qualitativa. Il tendenziale miglioramento delle condizioni
economiche della società ed il deciso arrestarsi
della crescita demografica hanno infatti portato ad una diffusa domanda
di nuove abitazioni via via più grandi, qualitativamente migliori, con
localizzazioni sempre più attente alla qualità urbana ed insediativa. Anche le politiche
abitative dei Piani si sono progressivamente adeguate a tale nuova condizione.
Alle tendenze espansive si sono sostituite politiche più attente al
ricupero dell’esistente, alla trasformazione di aree degradate e sottoutilizzate
della città. Il fenomeno della stasi (o, come nel caso di Pavia, del decremento) della popolazione non è sufficiente però per considerare risolto il problema abitativo. Al generale fenomeno della stasi demografica, a Pavia si è sovrapposto, infatti, un accentuato saldo migratorio negativo causato anche dallo spostamento di popolazione nei comuni della provincia. Tale fenomeno è in parte da imputare all’esaurirsi dell’offerta del Prg vigente ed in parte all’assenza di una offerta di particolari tipologie residenziali (ville mono e bifamiliari). Il tendenziale miglioramento delle condizioni abitative e quindi l’innalzamento dello standard di affollamento vani/abitante porta infatti ad elevare gli obiettivi per il soddisfacimento dei bisogni. Condizioni di affollamento un tempo accettabili oggi non lo sono più. Una delle voci più consistenti del fabbisogno abitativo stimato dal Piano è infatti legato alla soluzione delle condizioni di sovraffollamento, ovvero alle condizioni di affollamento al di sotto dello standard tendenziale in ambito urbano. Il Piano risponde
quindi alle esigenze di famiglie che tendono a trovare alloggi più comodi e più grandi
e che, così facendo, reimmettono sul mercato abitativo alloggi di taglio
minore. L’offerta di nuovi alloggi, maggiormente articolata tipologicamente,
consente di fatto una diversificazione del mercato abitativo attraverso
la redistribuzione delle famiglie esistenti all’interno del parco alloggi
complessivo (esistente più nuovo). A fianco di tale domanda
di nuove abitazioni a seguito del processo di miglioramento delle condizioni
abitative per una più alta disponibilità di risorse economiche, vi sono
tuttavia ancora fasce di popolazione a basso reddito che esprimono domande
più urgenti alle quali l’Amministrazione pubblica ed il Prg non possono
non fornire risposte adeguate. Il nuovo Piano di Pavia, coerentemente con la quantificazione del fabbisogno abitativo e con gli indirizzi dell’Amministrazione, offre allora un ampio ventaglio di opportunità, sia dal
punto di vista localizzativo e tipologico che rispetto alle diverse
fasce economiche di domanda. Una prima consistente
offerta deriva dalla trasformazione delle aree dimesse o Aree di trasformazione
( art.17 delle NTA) . Si tratta di edilizia residenziale
collocata in ambiti urbani centrali, di tipo condominiale, inserita
nei nuovi contesti edilizi ed urbanistici delle trasformazioni, in ambiti
quindi ricchi di funzioni pubbliche e private (commercio, terziario,
attività). Una seconda fascia
di offerta riguarda le quote residenziali collocate negli ambiti delle
Aree di riqualificazione esterna ( art.18 delle NTA)..
Si tratta di un edilizia più minuta, a bassa densità, prevalentemente
in edifici a schiera di 2/3 piani e in ville uni e bi-familiari. Consistenti
quantità di verde e di servizi e quote di funzioni commerciali e terziarie
di supporto alla residenza contribuiscono ad arricchire i nuovi insediamenti
di senso urbano mantenendo un contesto ambientale di grande qualità.
Sostanzialmente analoga nei caratteri tipologici è l’offerta derivante
dalle Aree di trasformazione per servizi ( art. 36 delle NTA). Vi sono infine le
possibilità offerte all’interno del patrimonio edilizio esistente, principalmente
all’interno del complesso delle cascine, ma anche entro le aree storiche.
Le norme del Piano
consentono infatti il recupero a fini residenziali dei volumi in area
agricola non più utilizzati e funzionali all’attività agricola. Tale
risorsa, sia pure legata a particolari modalità abitative che non sono
quelle tipicamente urbane, costituisce tuttavia una ricchezza sia dal
punto di vista quantitativo, che da quello qualitativo. Il ricupero
fisico delle cascine è infatti un obiettivo importante. Rendere trasformabili
a fini residenziali sia i volumi abitativi che rustici favorisce ed
incentiva il ricupero delle strutture, che rischiano altrimenti di essere
abbandonate e degradarsi progressivamente ( artt.20 c.2 e 21 c.3). Le norme sul recupero
degli edifici esistenti all’interno delle zone storiche (Area di impianto storico
e Area di antica formazione)
facilitano e snelliscono le procedure per gli interventi sul patrimonio
edilizio esistente, favorendo il ricupero e la riutilizzazione a fini
residenziali del patrimonio storico. Nelle Aree di antica formazione,
inoltre, il Piano consente, attraverso le procedure dei Piani di recupero
da proporsi in sede di “Collaborazione dei cittadini”, interventi di
riassetto dell’esistente, che consentano di migliorare le condizioni
abitative, la qualità dello spazio pubblico e la dotazione di aree a
servizi. Anche in questo caso le opportunità offerte portano ad arricchire
il ventaglio delle possibilità abitative senza incrementare il consumo
di suolo non edificato. Il Piano concentra
quindi la propria attenzione sulla necessità di sfruttare al massimo
le opportunità che la città già esistente, edificata ed urbanizzata
offre. Grande parte dei nuovi interventi (sia in termini di miglioramento
e ricupero fisico ed ambientale di ciò che esiste, che di nuova offerta),
si collocano infatti in ambiti già oggi edificati (Aree di trasformazione,
ricuperi nelle aree storiche e delle cascine, Aree di riqualificazione),
per quasi il 60% dell’offerta complessiva. Il tema dell’offerta abitativa per le fasce più deboli è affrontato in modo diverso da come è fino ad oggi generalmente avvenuto, secondo principi che si vanno via via diffondendo. Non si prevedono infatti grandi aree da destinare in via esclusiva ad interventi di edilizia economica popolare, ma si frammenta e diffonde l’offerta entro l’insieme delle più generali previsioni residenziali del Piano. La particolare situazione
di Pavia ha tuttavia suggerito di riservare una piccola quota di aree,
scelte in modo mirato ed integrate con i tessuti edilizi esistenti,
a specifici interventi residenziali pubblici. Si tratta di quattro
aree a ciò appositamente predisposte: un’area a Fossarmato, una nei
pressi di Bivio Vela lungo Viale Cremona, una localizzata lungo Via
Olevano e l’ultima individuata nell’area dell’ex gasometro di Via Case
Basse (quest’ultima di proprietà comunale). Nelle aree di V.le Cremona
e di Via Olevano il Piano prevede la possibilità di realizzare programmi
sperimentali e destinazioni speciali, ivi inclusi insediamenti volti
a realizzare maggiori livelli di integrazione per famiglie nomadi in
origine, ma da lungo tempo residenti in città. Le altre quote di
edilizia economica popolare sono distribuite entro gli ambiti delle Aree di trasformazione.
Il Piano prevede infatti che almeno il 20% della Slp residenziale di
tali ambiti debba essere riservata a tale scopo. Ulteriore specificità
dell’offerta residenziale del nuovo Piano è l’attenzione prestata alla
residenzialità speciale dedicata all’utenza anziana. Su questo versante
il Piano prevede, all’interno dell’area dell’ex Macello lungo il Naviglio
(oggetto, come già descritto, di interventi di riqualificazione complessiva)
la realizzazione di una quota di residenze per anziani autosufficienti.
Tale previsione risponde, data le tendenze demografiche in atto, ad
una domanda che è, e sarà sempre più, significativa. Si tratta di un
insediamento integrato entro le aree verdi previste nell’area e prossimo
all’area centrale. Tale soluzione costituisce una alternativa alle tradizionali
case-albergo private, spesso più simili ad una casa di riposo che ad
una vera residenza. Il Piano ammette infine
la possibilità che, nell’ambito delle attrezzature universitarie, sia
possibile incrementare l’offerta di residenze per studenti (oltre le
iniziative più recenti di costruzione ed ampliamento dei collegi esistenti)
al fine di accentuare la specificità di Pavia come sede universitaria
tipicamente residenziale. In tale quadro vanno segnalate le possibilità
di nuovi spazi per il Collegio Borromeo, nonché i recuperi di spazi
entro l’area centrale resi liberi dal trasferimento presso il Polo del
Cravino delle attività oggi insediate. La città del lavoro Come messo in evidenza
dal rapporto di analisi il mondo del lavoro pavese è ben più esteso,
sia in termini di occupati, che di produzione del reddito, rispetto
ai tradizionali settori strettamente produttivi. Il declino dell’era
industriale tradizionale ha infatti portato ad un deciso spostamento
dell’economia urbana verso settori prevalentemente terziari. A Pavia tale tendenza
ha assunto caratteri particolari. La presenza degli istituti sanitari
e dell’Università costituisce infatti una risorsa economica di grande
rilevanza, sia in termini diretti che indotti. L’occasione di tale presenza
va colta e valorizzata. La volontà di convogliare energie intellettuali
ed economiche su progetti legati al mondo della ricerca, dell’innovazione,
legate sia al mondo universitario che a quello imprenditoriale, ha avuto
una prima occasione di manifestarsi nello sviluppo del primo embrione
del Parco Tecnologico nell’area del Cravino. Il Piano offre ampie possibilità
di sviluppo a tali iniziative ampliando l’area a disposizione del nuovo
insediamento. La stabilità delle
grandi istituzioni si confronta con la rapida evoluzione del mondo produttivo,
che muta le sue caratteristiche, i campi di azione, i settori di attività
e, di conseguenza, anche le esigenze localizzative. Tale mutazione è stata
particolarmente evidente a Pavia. All’interno delle aree industriali
del Prg vigente si sono insediate, infatti, nel tempo, attività commerciali,
artigianali di servizio, concessionari auto, officine, ecc., un’insieme
di attività diverse che hanno profondamente mutato, sia dal punto di
vista funzionale, che insediativo, i caratteri di alcune aree produttive
della città. Il nuovo Piano riconosce
le attività industriali o comunque produttive ancora esistenti e le
aree in cui, invece, vi è una prevalenza di attività che, ormai, si
sono discostate dall’omogeneità funzionale delle aree industriali ed
in cui, in misura maggiore delle prime, è necessario dettare norme che
facilitino la riqualificazione fisica e la realizzazione di servizi. Sono così individuate
le Aree per le attività produttive e le Aree per le attività
miste ( art.16 delle NTA). In entrambe è ammesso
l’insediamento di attività produttive, artigianali e di tutte le funzioni
tradizionalmente legate alle aree produttive. Nelle seconde sono altresì
ammesse le attività di servizio alle persone ed alle imprese, un mix
funzionale composto da attività di commercio al dettaglio, attività
per la ristorazione, pubblici esercizi, uffici pubblici e privati, attività
congressuali, associative ed espositive, attività artigianali di servizio
e attività sportive e per il tempo libero. Riconoscere e sottoporre a specifiche norme un fenomeno ormai avviato e presente consente di articolare meglio le funzioni ammesse e regolare in modo rigoroso la riqualificazione funzionale delle attività già insediate e controllare l’insediamento di nuove attività. Il Piano prevede infatti
che ogni intervento sugli edifici esistenti in cui siano insediate attività
commerciali e terziarie (compresa la manutenzione straordinaria) ed
i cambi di destinazione d’uso verso tali funzioni, debbano garantire
la realizzazione delle relative aree a parcheggio. Il Piano non si esaurisce
tuttavia nella gestione dell’esistente (v.art.19 delle NTA).
Sono infatti confermate le aree produttive di Bivio Vela, oggetto di
un recente Piano per gli insediamenti produttivi redatto dall’Amministrazione
comunale, ampliandone la consistenza in modo da conservare, all’interno
della città, opportunità localizzative sia per la rilocalizzazione di
attività esistenti, che per l’insediamento di nuove attività. La contemporanea
offerta di aree comprese nel Pip e di aree su cui i privati possono
intervenire direttamente attraverso dei Piani di lottizzazione consente
di rendere maggiormente realistiche le previsioni di trasformazione
di alcune delle aree industriali interne alla città. E’ il caso, ad
esempio, dell’area Scotti su cui il Piano prevede interventi di trasformazione
dell’assetto esistente. Tale prospettiva può essere considerata solo
nel caso del trasferimento delle attività insediate. La localizzazione
della nuova area industriale presso Bivio Vela ha inoltre alcuni vantaggi
relativi all’efficienza dei sistemi di trasporto. La vicinanza con il
nuovo sistema tangenziale consente di servire le attività insediate
senza interessare la viabilità urbana interna e la prossimità con la
linea ferroviaria con la previsione di un’area dedicata alla realizzazione
di uno scalo ferroviario di servizio offre una importante alternativa
modale al trasporto delle merci ed alla fornitura delle materie prime. La particolare localizzazione
prossima alle vie di comunicazione extraurbane ha inoltre suggerito
di individuare, in adiacenza all’area industriale, il nuovo centro fieristico
ed espositivo. Come già ricordato, infatti, l’attuale sede del Palazzo
delle Esposizioni è inserita nel più vasto progetto di riqualificazione
della foce del Naviglio. La nuova localizzazione, più consona ad un
quartiere espositivo moderno, consente una più ampia disponibilità di
spazi a parcheggio e valorizza la complementarità tra
il mondo produttivo e le attività promozionali di carattere fieristico.
Tuttavia a seguito dell’osservazione della Camera di Commercio e
pur in assenza di sue specifiche proposte, si è ritenuto di ammettere
un’alternativa localizzativa di più limitate dimensioni ed in prossimità
del Centro Congressi, nell’ambito dell’area di trasformazione ex-Neca. All’interno della
zona di Bivio Vela viene riconfermata la sede del Consorzio Agrario
e prevista lo spazio, adiacente alla stessa, per funzioni di commercializzazione
relativa al settore agroalimentare (in particolare la possibile nuova
sede del mercato ortofrutticolo). Le relative aree sono individuate
tra quelle ammissibili nell’ambito delle attività produttive di nuovo
impianto ( art.19 delle NTA) Oltre alle nuove aree
produttive di Bivio Vela il Piano prevede quote di attività produttive
anche all’interno delle trasformazioni più rilevanti. Negli ambiti SNIA,
Scalo FS, e Neca è infatti mantenuta una quota di attività pari al 30%
della Slp di progetto. In questo modo la riconversione delle aree dismesse
o in via di dismissione contribuisce a riqualificare l’ambiente urbano
e, contemporaneamente, a offrire opportunità localizzative
per nuove attività produttive ed artigianali. Tale segmento di offerta
si rivolge, evidentemente, ad attività compatibili con un ambito urbano
in cui convivono attività commerciali, terziarie e residenziali. Si
tratta quindi di attività artigianali ed industriali, ma anche attività
di ricerca a carattere innovativo, finalizzate, ad esempio, alla produzione
e fornitura di servizi tecnici ed informatici. Complessivamente il
Piano articola l’offerta di aree produttive non riducendone la consistenza
rispetto al Prg vigente. Le aree disponibili all’interno del Pip di
Bivio Vela ammontano infatti a circa 305.000 mq di superficie territoriale,
affiancate ai circa 110.000 mq di ST interessata da proposte private
già in corso, cui si sommano ulteriori 86.000 mq di ST a destinazione
industriale esterne al Pip vigente, per un totale di circa 501.000 mq
di aree specificatamente dedicate all’insediamento di attività industriali. Nelle aree di trasformazione
in cui sono previste quote di attività produttive il totale della Slp
messa a disposizione dal Piano è pari a circa 58.000 mq. Tale dotazione
compensa inoltre la prevista riconversione delle aree industriali dismesse,
anche nel caso in cui, secondo le modalità previste dal Piano, la Necchi
si dovesse rilocalizzare a Bivio Vela e dovesse quindi rendere trasformabile
l’area oggi industriale ( si veda art.16 c.1c e 6c e art. 33). Il settore commerciale
è anch’esso stato oggetto, negli ultimi anni, di processi evolutivi
rapidi e consistenti. Le recenti nuove norme in materia di regolamentazione
del commercio non fanno che ricostruire, dopo lungo tempo, un quadro
legislativo adeguato alle nuove forme che il settore ha assunto. Esse
affidano al Piano Regolatore, molto più di quanto avveniva in passato,
il compito di regolamentare l’insediamento delle attività
commerciali, la compatibilità dei diversi tagli dimensionali
rispetto alle diverse condizioni urbane e parti della città. In attesa della definizione
dei criteri regionali in materia (la legge statale affida infatti alle
regioni il compito di definire modalità e criteri specifici di regolamentazione),
il nuovo Piano di Pavia ha affrontato il tema del commercio affidando
a uno specifico studio settoriale l’analisi del sistema commerciale
pavese e l’individuazione di criteri dimensionali e localizzativi delle
attività commerciali all’interno del territorio comunale. L’impostazione dell’Elaborato
testuale n.7: “Programma di urbanistica commerciale” allegato
al Piano, proceduto di pari passo all’elaborazione del Prg, misura previsioni
e tendenze sovrapponendosi alle diverse condizioni urbane individuate
dal Piano (città da tramandare, da migliorare, da trasformare), stabilendo,
per ciascuna di esse, diverse modalità di ammissibilità e regolamentazione
degli insediamenti commerciali ed individuando localizzazione, taglio
dimensionale e tipologia merceologica degli insediamenti commerciali
di media e grande dimensione ( v. art.42 delle NTA). Le proposte dello
studio si basano sull’analisi di una bacino di riferimento territoriale
più esteso del territorio comunale. Esso individua infatti un’area di
riferimento di 15 comuni per un totale di 105.000 abitanti (compreso
il comune capoluogo). Sono individuate diverse
tipologie commerciali, sia rispetto alla dimensione che all’impatto
in termini di traffico e di utenza. Oltre alla suddivisione di legge
(alimentare e non alimentare) lo studio propone infatti una ulteriore
suddivisione entro il settore non alimentare tra attività ad altro impatto
e attività a basso impatto, definendo i settori merceologici che appartengono
all’una o all’altra categoria. Le tre categorie incrociate
con diverse soglie dimensionali della superficie di vendita (piccola,
meno di 250 mq, medio piccola, tra 250 e 1.500 mq, medio grande, tra
1.500 e 2.500 mq e grande, oltre 2.500 mq) offrono un ampio ventaglio
di possibilità e consentono di articolare con precisione le nuove opportunità
o di inibire interventi considerati inadeguati. Il rapporto propone inoltre una griglia per il dimensionamento delle aree a parcheggio da reperire per ciascuna delle categorie. Alcune delle osservazioni
formulate mettono in evidenza come Pavia stia rischiando di vedere messo
in dubbio, non solo dal punto di vista commerciale, ma anche da quello
più generale di centro di servizio, il suo ruolo di riferimento intercomunale.
E’ quindi opportuno che buona parte della disponibilità ancora presente
a livello di bacino di riferimento si concentri nel polo pavese, in
modo da riequilibrare e razionalizzare la distribuzione di pesi e funzioni
anche rispetto alla popolazione. La distribuzione entro
le diverse aree normative del Piano delle singole categorie e tipologie
commerciali è sintetizzata nelle tabelle allegate all’art.42 delle
NTA . Per gli accurati studi di dettaglio si rimanda al rapporto
specialistico di sintesi. Agricoltura e ambiente Trattare unitariamente
i temi dell’agricoltura e dell’ambiente ha, a Pavia, un significato
particolare. La grande piana agricola in cui sorge la città e le vaste
aree variamente coltivate della Valle del Ticino oltre a costituire
una importante risorsa economica, hanno infatti un’altissima valenza
dal punto di vista della caratterizzazione del paesaggio e dell’ambiente.
La valorizzazione dell’agricoltura come settore economico si deve perciò
accompagnare a misure e politiche tese al mantenimento dei caratteri
ambientali dell’area, alla sua fruibilità, alla salvaguardia del territorio
dai fenomeni esondativi del Ticino. L’insieme del territorio
agricolo è già sottoposto a misure di tutela e salvaguardia da parte
del Piano territoriale di coordinamento della Valle naturale del Fiume
Ticino. Il nuovo Prg assume ed approfondisce le prescrizioni del PTC
proprio sotto gli aspetti paesistici. Pur tenendo conto delle prescrizioni
del PTC vigente, il Piano si confronta con i contenuti del nuovo PTC,
nonché con quelli del Piano Paesistico regionale, entrambi in corso
di approvazione. Entrambi i PTC separano
le parti di territorio sottoposte alle norme dello strumento sovraordinato
sulle quali le amministrazione comunali non possono formulare previsioni
se non attraverso esplicito parere dell’Ente Parco e le parti “di iniziativa
comunale orientata” (zone IC, appunto) entro cui è lasciata facoltà
al Comune di formulare specifiche previsioni urbanistiche. Il Piano riconosce
le previsioni formulate per il territorio di stretta competenza del PTC, ma estende, in
molti casi, le misure di tutela anche alle parti di territorio comprese
entro la zona IC. E’ il caso ad esempio del Parco Visconteo, o delle
aree di bordo agli abitati di Borgo Ticino e di S.Pietro. Il territorio non urbanizzato è così suddiviso in tre ambiti territoriali principali: 1. il Parco Visconteo
( art.23 delle NTA) 2. L’area agricola
della piana irrigua ( art.20 delle NTA) All’interno di ciascuno
di tali ambiti il Piano articola le norme in funzione agli specifici
obiettivi di tutela e sviluppo delle aree in essi comprese. Il Parco Visconteo L’area del Parco Visconteo,
come già detto, costituisce una importante risorsa storica ed ambientale.
Non sottoporre a rigorose misure di tutela le aree poste entro l’antico
tracciato delle mura che separavano il mondo rurale da quello urbano,
le aree coltivate da quelle artificialmente naturalizzate, un luogo
chiuso e regolamentato dal territorio “libero”, uno spazio storico frutto
di un’intenzione ed espressione di un pensiero volontario da un’organizzazione
territoriale basata su equilibri sociali ed economici più generali,
sarebbe un atto di grande miopia intellettuale. Certamente i caratteri citati oggi non sono più riconoscibili, si sono persi e diluiti neiprocessi espansivi della città, nella infrastrutturazione del territorio, nella trasformazione del Parco in un territorio agricolo non dissimile da quello adiacente. E’ tuttavia necessario arrestare questo processo di dissolvenza della memoria e porre le basi per invertire la tendenza. Come già accennato la “rinaturalizzazione” del Parco non è operazione che possa vedere la luce nei tempi brevi, né è obiettivo che possa essere programmato. E’ tuttavia importante che si pongano le basi per la crescita di una consapevolezza culturale che possa, nel tempo lungo, favorire il ricupero dei caratteri originari dell’antico Parco Visconteo. La valorizzazione
dell’antico tracciato delle mura, il ricupero degli edifici storici
(primo fra tutti il Castello di Mirabello, ma anche le numerose cascine),
l’estensione verso nord del Parco della Vernavola, il non consentire
nuove edificazioni, sono gli strumenti per cominciare a ricuperare il
senso del valore storico di uno spazio ricco di opportunità. L’area agricola della
piana irrigua Ai due lati del Parco
Visconteo, fino alle soglie dell’urbanizzato e fino alle sponde del
Ticino si estende la pianura agricola, tipicamente lombarda, in cui
convivono, fianco a fianco risaie e pioppeti. In tali aree sono mutuate
ed approfondite, sotto il profilo urbanistico ed edilizio, le norme
del PTC controdedotto. L’area è classificata come Area di pianura
irrigua a preminente vocazione agricola. Gli interventi sugli
edifici esistenti sono normati in armonia con quanto avviene per i restanti
edifici del territorio comunale (cioè secondo le categorie di intervento
proprie a ciascun gruppo di edifici). Vi sono tuttavia alcune specificazioni: Sugli edifici residenziali
recenti uni e bi-familiari esistenti alla data di adozione del Piano sono ammessi
interventi di ampliamento una tantum per adeguamenti funzionali e igienici
nella misura massima del 20% della Slp esistente, e comunque non superiore
a 25 mq di SLP. È inoltre ammesso il recupero per usi residenziali o
per servizi dei fabbricati residenziali rurali e degli annessi rustici
non più utilizzati ai fini agricoli, l’ampliamento una tantum di edifici
agricolo-residenziali in relazione alla condizione del fondo per un
massimo di 70 mq. di Slp per nucleo familiare, l’ampliamento una tantum
di edifici destinati ad attività produttiva e turistico ricettiva per
sistemazioni tecniche. Per quanto riguarda gli
interventi di modificazione del territorio sono ammessi: - nuovi edifici destinati ad abitazioni rurali, purché in funzione della conduzione del fondo e connessi ad accertate esigenze dell’imprenditore agricolo nella misura massima di 160 mq di SLP per nucleo familiare secondo l’indice fondiario stabilito dalla LR 93/80. Al fine del calcolo volumetrico è ammesso il computo dei terrenianche non contigui asserviti alla conduzione dell’azienda agricola e compresi entro le aree agricole del comune di Pavia. - nuovi edifici rurali
di servizio necessari per lo svolgimento dell’attività produttiva delle aziende agricole
- nuovi allevamenti e ampliamento di quelli esistenti. - serre con rapporto
di copertura massimo pari al 20% della superficie aziendale. - recinzioni solo
se costituite da siepi, da rete metallica, da staccionate o altri elementi
trasparenti, oppure in muratura ma solo lungo le strade. In casi
eccezionali, in prosecuzione o in presenza di muri di antico impianto,
è consentita la prosecuzione dello stesso da realizzarsi secondo le
caratteristiche costruttive preesistenti: mattoni, ciottoli, intonaco
a vista. - realizzazione di
strade - opere di urbanizzazione. - livellamenti
e appianamenti. Interventi di manutenzione ordinaria del fondo. Ai fini del controllo
della qualità degli interventi il Piano stabilisce che gli stessi debbano
avere determinate caratteristiche qualitative relative alla natura delle
finiture esterne, alla pendenza delle falde del tetto, ai materiali,
al posizionamento dell’edificio rispetto alle preesistenze. Si consente perciò
la prosecuzione e lo sviluppo delle attività e delle colture agricole
senza però ipotecare la conservazione dei caratteri ambientali e paesaggistici
della pianura pavese. Anche il ricupero e la conversione degli edifici
esistenti verso funzioni residenziali è regolata in modo da costituire
contemporaneamente una opportunità per i proprietari ed un vantaggio
per la città. Ogni intervento che comporti la realizzazione di nuove
unità immobiliari residenziali deve, come ovvio, farsi carico delle
opere di urbanizzazione indotte. Tali opere possono essere relative
alla sistemazione dell’area storica di pertinenza della cascina o, in
alternativa, attraverso la loro monetizzazione, contribuire alla acquisizione
e sistemazione della aree del Parco della Vernavola o di altre aree
a parco all’interno del Parco Visconteo. La valle del Ticino Se il Parco Visconteo
è un’area di grande valore e suggestione storica, la piana agricola
irrigua è un territorio importante dal punto di vista economico epaesaggistico,
la valle del fiume Ticino è una risorsa ambientale di eccezionale pregio.
E’ altresì un ambito territoriale per molti versi delicato: per gli
aspetti idrogeologici, per le sue valenze di habitat faunistico,
per il ruolo che svolge nel tenere separati il territorio urbanizzato
da quello naturale e nel rendere ancora leggibile l’intervallo tra la
città di Pavia e i densi, sia pure piccoli, centri abitati dei comuni
limitrofi. Riconoscendo e confrontandosi,
come detto, con le norme di tutela del PTC, il Piano consente e facilita
l’attuazione delle iniziative già in corso da parte dell’Amministrazione
nelle aree fluviali in termini di sistemazione e fruizione delle sponde,
realizzazione di percorsi pedonali e ciclabili. L’estensione delle aree
tutelate anche entro la zona riconosciuta di “iniziativa comunale” e
l’individuazione di ampie aree di verde pubblico che integrano e sviluppano
i parchi territoriali esistenti, consente di disegnare un progetto di
riqualificazione complessiva del corso fluviale, della sua fruizione, sia naturalistica che attrezzata, secondo i
contenuti di dettaglio dello stesso PTC. L'insieme delle tutele
paesaggistico - ambientali previste dal Piano non contrasta, anzi è
compatibile, con il mantenimento e la modernizzazione dell'attività
agricola che a tutt'oggi caratterizza
l'economia pavese. Ampie sono infatti
le possibilità di articolazione delle attività esistenti verso nuove
funzioni connesse all'agricoltura, come quelle agroalimentari ed agrituristiche
che oggi costituiscono un tipico esempio di evoluzione della piccola
imprenditoria agricola in Italia e in Europa. Inoltre la tutela ambientale
ed il limitatissimo ricorso ad espansioni residenziali
in aree exstra-urbane concorrono al mantenimento ad alla valorizzazione
dell'offerta globale di territorio a fini agricoli. E' opportuno notare
inoltre che la possibilità di recupero a fini residenziali, agrituristici
e di servizi degli edifici rurali da tempo dismessi possono costituire,
attraverso i conseguenti processi di valorizzazione fondiaria, la fonte
di ulteriori risorse per investimenti nel settore e nelle attività ad
esso connesse. Ed infine va rilevato
che le previsioni di aree per attività annonarie, quali il nuovo mercato
ortofrutticolo, nonché di ampi spazi per l'espansione di un futuro polo
espositivo-fieristico presso un'area dotata di grande accessibilità
quale Bivio Vela, costituiscono un'opportunità di organizzare in modo
razionale ed efficiente luoghi di promozione e di diffusione dei prodotti
agricoli non solo della città, ma dell'intera provincia.
Spazi pubblici e servizi
Il tema dei servizi nel Piano regolatore può essere suddiviso in due filoni paralleli che fanno capo a campi di valutazione differenti. Il primo riguarda
la dotazione quantitativa delle aree a servizi e dipende dalle modalità
di legge per il conteggio degli standard. Si tratta cioè di un computo
che tiene conto di una
generica dotazione in termini di metri quadrati rispetto al numero degli
abitanti, esistenti e teoricamente insediabili. Il soddisfacimento delle
condizioni poste dalla legge dipende quindi da differenti modalità convenzionali
di computo. Per la legge regionale
lombarda all’interno del Prg devono essere reperiti almeno 26,5 mq di
aree a servizi urbani e di quartiere oltre a 17,5 mq di aree per i servizi
di interesse generale (zona F) per ogni abitante, presente o futuro. Le modalità per il
computo degli abitanti risentono della datazione della legge (1975).
Per la capacità insediativa esistente la legge prescrive si debba fare
riferimento al valore più alto tra gli abitanti residenti e vani abitabili.
Anche per gli abitanti di nuovo
insediamento il valore cui riferirsi sottende l’equivalenza tra vani
e abitanti: ogni nuovo abitante corrisponde infatti a 100 mc di nuova
edificazione residenziale. Nella redazione del
Piano si devono rispettare tali prescrizioni, pena la non approvazione
del Prg da parte degli organi di controllo regionale. Il soddisfacimento
di tali condizioni non garantisce tuttavia, se non dal punto di vista
contabile, una reale qualità e diffusione dei servizi, né la loro realizzabilità. Il secondo versante
del tema dei servizi è infatti di tipo qualitativo, e ha a che fare
con la localizzazione delle aree a servizi, con le loro caratteristiche,
con le procedure operative di acquisizione delle aree, della realizzazione
delle attrezzature, della loro gestione. Compito del Piano
è soddisfare le condizioni di legge, ma, soprattutto, di fornire opportunità
di realizzazione di attrezzature, di servizi, di aree verdi, che rispondano alle reali domande della popolazione,
che consentano di incrementare la qualità urbana, di costruire opportunità
di fruizione del territorio che oggi non esistono ancora. All’epoca in cui si
sono compiute le indagini preliminari per la redazione del Prg (1995-96)
la situazione contabile generale, riferita agli abitanti residenti,
era, come spesso avviene nelle città italiane, deficitaria. Ciò non
dipende dalla scarsa dotazione di aree previste nel Piano vigente. Il
Piano Astengo-Campos Venuti è anzi noto, nell’ambito disciplinare, per
essere stato il riferimento quantitativo per la redazione dei parametri
della legge regionale. Il problema è allora relativo alla reale capacità
delle amministrazioni comunali di procedere all’acquisizione e realizzazione
delle aree a servizi, resa tra l’altro meno incisiva dalla nuova normativa
meno favorevole circa i prezzi di esproprio. Grande è infatti la quantità
di aree vincolate a servizi dal Piano vigente e mai espropriate. Il deficit rilevato
era di circa 480.000 mq di aree per servizi urbani e di circa 143.000
mq di attrezzature di interesse generale ( si veda l’Elaborato
n.3 : “ Il sistema dei servizi e la valutazione degli standard ”). Ciò non significa
tuttavia che Pavia sia in assoluto carente di servizi. Vi sono infatti
attrezzature e servizi non computabili ai fini degli standard, ma che
contribuiscono comunque ad arricchire la struttura urbana o rispondono
ad esigenze funzionali particolari. Le indagini avevano infatti rilevato
quasi 200.000 mq di aree per attrezzature tecnologiche, più di 450.000
mq di aree per l’Università e le residenze universitarie (sia facenti
capo all’Ateneo, sia private), oltre 300.000 mq occupate dal Bosco Negri,
sito fuori dal territorio comunale. Le carenze più significative
a livello urbano si rilevavano nei settori dell’istruzione inferiore
e nelle aree verdi, sportive ed attrezzate. Se per le prime il deficit
è più nominale che reale (quasi sempre la superficie utile degli edifici
e gli effettivi spazi per la didattica sono
in grado di rispondere alla domanda dell’utenza), per le seconde esso
si traduce, soprattutto in alcune zone della città, in una carenza reale. Anche nel settore
dei parcheggi si rilevava un deficit significativo che corrisponde alla
presenza di una domanda inevasa. Ripercorrendo le condizioni
attuale nei diversi quartieri e la distribuzione urbana di alcuni servizi
si segnala in particolare: - le scuole medie
inferiori sono localizzate prevalentemente nel centro città, ove si concentrano anche
quasi 1/3 della quota complessiva delle attrezzature di interesse comune; - gli spazi verdi
sono ovviamente carenti nei quartieri centrali ed in quelli di più antica
formazione, migliore la dotazione nei quartieri recenti di Città Giardino
e del Vallone grazie alla presenza del Parco della Vernavola e delle
nuove aree verdi del Peep. - buona è la distribuzione
delle aree sportive e dei centri parrocchiali; - il livello qualitativo
ed il grado di integrazione dei servizi nei quartieri periferici sono
generalmente scarsi e raramente i nuovi servizi riescono a costituire
nuove centralità urbane. La politica del Piano
in materia di servizi si esplica quindi su due versanti: il primo meramente
quantitativo (soddisfacimento degli standard di legge), il secondo relativo
alla migliore distribuzione dei servizi entro il territorio comunale,
al ruolo ed alla definizione delle aree a servizi in funzione del miglioramento
della qualità urbana ed ambientale complessiva, alla messa a punto di
procedure che facilitino la realizzabilità delle attrezzature e dei
servizi previsti. Sul versante delle
procedure e dei meccanismi normativi per l’acquisizione delle aree il
Piano offre un ampio ventaglio di possibilità. Una parte dei nuovi
servizi del Piano deriva dalle trasformazioni previste: è la città stessa,
che nel suo processo di crescita, porta con sé una dotazione di nuove
aree a servizi che soddisfano i fabbisogni indotti dagli interventi
e spesso offrono quote addizionali per i fabbisogni urbani. Una seconda quota
di aree e attrezzature è individuata, più tradizionalmente, in aree
vincolate a servizi e soggette ad esproprio ( v. art. 24 delle
NTA). Per una parte di esse, tuttavia, il Piano offre una possibilità
alternativa in vista della loro acquisizione. La parte del Piano
denominata “Collaborazione dei cittadini” prevede infatti che per
le aree vincolate a parco e verde attrezzato ( con esclusione di quelle
sottoposte a vincoli ambientali e paesistici) i proprietari possano
avanzare proposte di cessione gratuita dell’area (o di una parte di
essa, comunque almeno il 75% della superficie totale) utilizzando
un indice di edificabilità territoriale pari a 0,1 mq Slp/mq ST, da
realizzare, a seconda del contesto, entro l’area stessa ove indicato
dal Piano o in altra area a ciò predisposta (si veda l’art.36 delle
NTA). Tale opportunità offre
una chance in più all’Amministrazione di entrare in possesso
delle aree da destinare a servizi e consente al privato di non attendere,
spesso inutilmente, l’esproprio. Vi è infine la possibilità,
da parte del privato, di realizzare il servizio previsto dal Piano attraverso
un rapporto convenzionale con l’Amministrazione, mantenendo tuttavia
la proprietà dell’area ( art.24 cc.20 e 21 ). L’insieme di tali
procedure costituisce una realistica alternativa alla più tradizionale
concezione del servizio di proprietà e di gestione pubblica, che impegnerebbe
le amministrazioni comunali oltre le risorse realisticamente disponibili,
nonché un modo per ovviare alle conseguenze delle recenti sentenze
della Corte Costituzionale sull’indennizzo dei vincolo reiterati .
Ciò non significa tuttavia abdicare in favore di una privatizzazione
generalizzata, né che l’Amministrazione possa attenuare il proprio ruolo
programmatorio e progettuale. Se assolvere all’impegno
quantitativo di legge è infatti un obiettivo scontato, arricchire il
Piano di contenuti relativi all’incremento della qualità urbana ed ambientale
attraverso i servizi e le attrezzature è operazione più delicata che
richiede un’articolazione dettagliata delle proposte, un maggiore controllo
nella gestione degli interventi, un più attento impegno anche da parte
dell’Amministrazione. I temi su cui il Piano interviene, anche sulla base del documento di indirizzi elaborato dall’Amministrazione, sono principalmente: 1. grandi attrezzature
urbane ed istituzioni 2. parchi, aree verdi e
riqualificazione ambientale 3. attrezzature di quartiere
e riqualificazione delle periferie 4. parcheggi e spazi per
la sosta 5. attrezzature tecnologiche e servizi tecnici. Vi sono infine previsioni
relative a strutture o funzioni particolari che sono state localizzate
tenendo conto delle specifiche esigenze del servizio stesso (ad esempio
le aree per gli spettacoli viaggianti o l’area per nuova caserma dei
Vigili del Fuoco) nell’ambito delle aree per “ altre attrezzature”. Grandi
attrezzature urbane ed istituzioni Come più volte ricordato
Università ed attrezzature sanitarie sono una risorsa importante, che
contribuisce a fare di Pavia un centro qualificato e ricco di opportunità
di sviluppo. Il Piano consente ed incentiva lo sviluppo di entrambe
le istituzioni legando, per quanto possibile tale sviluppo allo sviluppo
stesso della città. In particolare per
l’Università si è compiuto lo sforzo di diffondere la presenza di servizi
ed attrezzature universitarie anche al di fuori del recinto dell’area
del Cravino, fino ad ora separata dalla compagine urbana, e dell’area
del Centro storico. I confronti avuti con i rappresentanti dell’Università
non hanno avuto, in questa direzione, esiti significativi. I programmi
ed i progetti dell’Ateneo continuano infatti a rimanere chiusi entro
le aree di proprietà, senza interagire in alcun modo con la città ed
i suoi abitanti. Senza negare la possibilità di sviluppo del Polo del
Cravino, il Piano non rinuncia alla possibilità di diffondere la presenza
dell’Università, di mescolare studenti e cittadini, di “sfruttare” il
prestigio dell’Università pavese per riqualificare ed arricchire l’intera
città. Una maggiore visibilità
urbana delle strutture universitarie in interventi di qualità (ambientale,
architettonica, funzionale) è peraltro un grande vantaggio anche per
l’Ateneo, che acquisterebbe così maggiore prestigio nel “mercato” degli
studenti. Sono quindi riconfermate
le aree universitarie del Cravino ove l’Università può sviluppare i
programmi relativi alla didattica, alla ricerca, agli interventi residenziali. Per tali aree le
norme prevedono che gli interventi siano sottoposti a Piano attuativo
o Studio Unitario ( art.24 c.19 delle NTA). Tuttavia, a seguito dell’osservazione
dell’Università, in sede di controdeduzione è stata redatta una specifica
scheda normativa in modo da consentire l’intervento diretto subito dopo
l’approvazione del Piano. Gli interventi per
le attrezzature di supporto (attrezzature sportive, culturali, museali,
per il tempo libero ) possono essere realizzate entro tali aree solo
in quanto strettamente connesse all’attività principale ( art.2 c.10
delle NTA). Ma altre aree per attività connesse all’Università sono
altresì individuate per favorirne la diffusione nella città. Ne
sono un esempio le aree poste in fregio al Parco della Vernavola presso
Cascina Scova e presso Cascina Rosio, ove realizzare attrezzature culturali
o museali in diretto contatto con il futuro parco, in un contesto ambientale
privilegiato, occasione pregiata di arricchimento delle attrattività
del parco. Attrezzature sportive
e per il tempo libero possono essere realizzate entro tutte le aree destinate a verde
e sport dal Piano. Si segnalano, tra le altre, l’area adiacente al Tiro
a segno nazionale lungo il Naviglio, destinata a diventare una grande
area verde, non necessariamente attrezzata, sul modello dei play
ground delle università inglesi, e l’area sportiva del Mandracchio,
alla foce del Naviglio, in cui, come già ricordato, realizzare attrezzature
per la nautica ed il canottaggio legate alle nuove aree a parco. Le attrezzature sportive
e per il tempo libero, anche se universitarie, devono interagire con
la città, sia per una migliore utilizzazione delle risorse collettive,
sia per la qualità degli
interventi. Si ritiene infatti che qualunque previsione di campi sportivi,
attrezzature coperte o scoperte, luoghi di svago, di cultura in aree
periferiche e prossime alla distesa delle risaie non giovi né all’immagine
della città, né a quella della stessa Università. Per le attrezzature
sanitarie il Piano riconosce le esigenze di sviluppo del Policlinico
S.Matteo, la principale struttura ospedaliera pavese, nota a livello
nazionale ed internazionale. Il Piano assume infatti i contenuti dei
recenti progetti di ampliamento e modernizzazione delle strutture ospedaliere.
La futura realizzazione delle nuove strutture dovrà inoltre consentire
il riutilizzo di parte dei vecchi padiglioni per attività legate all’ospitalità
dei familiari dei degenti o per altre funzioni pubbliche da definire
in sede di accordi con l’Amministrazione. L’area della nuova
Clinica del Lavoro completa il quadro delle grandi strutture delle istituzioni.
Anche in questo caso sono possibili ampliamenti e ulteriori sviluppi
dell’attività. Per le tre aree il
Piano individua tre comparti unitari che comprendono sia le aree già
occupate da attività che aree libere ove realizzare nuovi insediamenti.
Ad ogni comparto viene assegnato
un indice territoriale ed i relativi parametri edilizi. Tutti gli interventi
nelle tre aree devono essere sottoposti ad un piano attuativo esteso
all’intero comparto. Lo sviluppo dell’Università
e l’adeguamento e ulteriore specializzazione ed efficienza delle strutture
sanitarie possono, insieme, costituire un’importante occasione di sviluppo.
Possono infatti crearsi le condizioni per la crescita di attività indotte e complementari
che possono, a loro volta, innescare processi virtuosi per l’economia
ed il prestigio della città. Si tratta in particolare
del Parco Tecnologico e dell’opportunità di crescita delle attività
congressuali ed espositive. Il Piano riserva al primo una consistente
quantità di aree in prossimità della zona universitaria del Cravino,
ammettendovi non solo attività private di ricerca ma anche di produzione
di servizi relativi a biotecnologie, tecnologie dell’informazione
e della comunicazione ( v. art.2 c.10 delle NTA), alla condizione che
si instaurino convenzioni con l’Università per la didattica e la ricerca ( v. art.24 c.21 delle NTA). Si ritiene infatti che una continuità tra aree universitarie, che comprendono un
primo nucleo di Parco Scientifico, e aree in cui si insedino attività
legate alle nuove tecnologie necessiti di spazi adeguati che abbiano
non solo nominalmente le caratteristiche di un “parco”. La necessità di prevedere un’opportunità localizzativa per il nuovo Centro Congressi era espressa con chiarezza nel documento di indirizzi dell’Amministrazione. Il Piano ha individuato tale possibilità entro la trasformazione dell’area Neca, riservando un’area a tale scopo. La prossimità con la Stazione ferroviaria, la facile accessibilità dal raccordo di Bereguardo una volta riaperto il tratto dismesso, e la vicinanza con le aree centrali, fanno infatti della Neca una ottima localizzazione. Il taglio della nuova struttura (3.000 mq di Slp complessiva) consente di accogliere convegni e manifestazioni con una compresenza massima di mille invitati. Si tratta quindi di un centro in grado di ospitare adeguatamente congressi di livello sia nazionale che internazionale, soprattutto di natura accademica, su cui si concentra prevalentemente la domanda congressistica. Della localizzazione
del nuovo insediamento fieristico- espositivo di Bivio Vela, o in
alternativa nell’ambito dell’area di trasformazione Neca, si è già
detto nel capitolo “La città del lavoro”. In questa sede si ribadisce
che si è ritenuto opportuno prevedere, in presenza di un reale ed auspicabile
sviluppo delle attività economiche ed istituzionali della città, un’adeguata
e moderna sede espositiva. Parchi,
aree verdi e riqualificazione ambientale Il sistema del verde urbano
e dei parchi costituisce la più rilevante occasione di riqualificazione dell’ambiente
urbano. Pavia dispone, è vero,
di ampie aree non edificate, anche all’interno del territorio urbanizzato. Non sempre
tali risorse sono però fruibili, curate, attrezzate, e, anche quando
lo sono, restano slegate le une dalle altre, isolate in contesti urbanizzati,
di servizio, certo, al quartiere che le contiene, ma inefficaci in un
progetto teso alla costituzione di un sistema complessivo. Anche i parchi di una certa
consistenza come il Parco della Vernavola o l’Area Vul o, ancora il parco lungo
la sponda destra del Ticino, costituiscono certamente una risorsa di grande rilevanza,
ma continuano a rimanere “isole” verdi entro la città. Oltre ad incrementare quantitativamente
la dotazione di aree, il Piano si è posto quindi l’obiettivo di cucire
relazioni tra le diverse aree a parco (esistenti e di nuova previsione)
e tra queste e la città, gli altri servizi, le aree residenziali, le
nuove funzioni, i contesti territoriali di valore storico ed ambientale. Il Parco della Vernavola
viene esteso sia verso nord sia verso sud lungo tutto il corso della
roggia, aggiungendo ai 256.000 mq di parco esistenti altri 660.000 mq,
per un totale di 916.000 mq di aree a parco. Si crea così una continuità
tra i confini del Parco Visconteo, il Castello di Mirabello, la Via
dei Mulini e la Valle del Ticino, attraverso un canale verde che attraversa
l’intera città. Tale continuità è accentuata dalla previsione di un
sistema di percorsi e piste ciclabili di valenza naturale e storica
che costituisce una greenway che consenta la connessione della
Certosa con le sponde del Ticino. La parte nord del Parco, che integra
le aree del parco esistente, è interessata dall’attraversamento della
prevista tangenziale nord. In quel punto l’area a parco si allarga in
modo da consentire la realizzazione di una continuità fisica ed ambientale
sia pure in presenza della cesura della nuova infrastruttura. La parte sud, alla quale
si accede una volta superata Via della Torretta, approfittando delle
nuove aree a parco messe a disposizione dalle trasformazioni previste
in quel punto, si caratterizza invece per la natura più urbana, percorso
storico attraverso il sistema dei mulini e degli antichi nuclei rurali. Lungo tale percorso si
localizzano attrezzature urbane e servizi del parco. La realizzazione del nuovo
parco offrirà una sponda verde agli insediamenti posti oggi a confine
con un area difficilmente fruibile, un retro urbano di poca utilità.
L’istituto S.Margherita, le nuove sedi per attrezzature legate all’Università,
potranno avere, invece, uno sbocco (ed un’accessibilità) alternativa
a quella del fronte urbano, arricchendo, nel contempo, il parco stesso. Superato il fronte degli
insediamenti esistenti il parco si apre verso est nei pressi di Villa
Flavia. In qual punto vengono previste ampie aree da destinare ad attività sportive, a rinforzare
la dotazione di attrezzature e servizi del lato orientale della città, fino ad oggi meno
ricco di opportunità. Superata, lungo tracciati
stradali esistenti, la barriera della ferrovia e del fronte edificato del quartiere
di S.Pietro, il parco si connette con l’area fluviale, regolata dalle norme del Piano territoriale
di coordinamento del Parco della Valle naturale del Ticino. Sul fronte urbano
opposto è previsto il Parco del Navigliaccio, di cui si è già accennato.
Il Piano prevede un totale di aree pubbliche di oltre 150.000 mq.,
20.000 circa dei quali da destinare alla realizzazione dei un nuovo
istituto scolastico superiore per circa 700 studenti. Sia il Parco del Navigliaccio
sia la parte meridionale del Parco della Vernavola sono soggette alla
possibilità di acquisizione gratuita a seguito della collaborazione
dei cittadini. In tali ambiti è stato infatti possibile individuare
adeguate aree ove realizzare le nuove edificazioni residenziali derivanti
dall’applicazione dell’indice territoriale. Altre aree a parco
e sportive sono localizzate in Borgo Ticino ad est dell’insediamento
esistente. Anche per esse il Piano prevede la possibilità della cessione
gratuita da parte del privato nell’ambito della collaborazione dei cittadini. Esse offrono un’occasione
di riqualificazione ambientale ed arricchiscono nel contempo il quartiere
di attrezzature sportive e aree verdi. Anche negli interventi
di nuova edificazione previsti ad est ed a ovest (ambiti di riqualificazione
esterna Vallone e Pavia Ovest) la cessione di aree verdi è consistente.
Anche in questi casi l’obiettivo è il miglioramento della dotazione
di quartiere, ma soprattutto, la riqualificazione dell’immagine urbana
e delle sue frange più esterne, oggi prive di identità morfologica. Alle aree già di proprietà
pubblica poste lungo il corso del Ticino o entro l’ambito della valle
fluviale il Piano affianca altre aree da destinare a parco territoriale,
completando ed estendendo le possibilità di fruizione naturalistica
di un ambito territoriale di straordinario pregio. Tra queste si segnala
in particolare un’area all’estremo ovest la cui acquisizione consente
di ampliare e migliorare la fruibilità del Parco della Sora e di un
nuovo Parco Sud nel quartiere di S.Pietro a servizio degli insediamenti
residenziali posti lungo V.le Cremona. Lo sport Per quanto riguarda le attrezzature sportive le principali previsioni del Piano riguardano: 1. La realizzazione
di un centro polisportivo entro l’ambito di riqualificazione esterna
di Pavia Ovest a servizio del quartiere e dei nuovi insediamenti; 2. L’ampliamento delle
strutture sportive esistenti nell’area Don Orione al Vallone, della
Madonnina a Pavia Ovest e a sud del Gravellone in Borgo Ticino; 3. Una nuova area
sportiva, sempre a nord del Peep del Vallone; 4. Le attrezzature
sportive da realizzare, come già accennato, a Borgo Ticino, nelle nuove
aree a servizi e nei pressi di Cascina Leona; 5. Le già citate attrezzature
nautiche e per il canottaggio nei pressi della foce del Naviglio, connesse
con nuove aree sportive sulle attuali aree del quartiere espositivo; 6. Il nuovo campo
sportivo di Fossarmato, da realizzare a seguito delle nuove previsioni
di edilizia economica popolare; 7. Una nuova area
per attrezzature sportive e verde nell’ambito di Bivio Vela, a servizio
dei nuovi insediamenti industriali; 8. L’area per lo sport
“libero” non istituzionale nei pressi del Tiro a segno nazionale; 9. Il completamento
della attrezzature sportive del PalaTreves alle spalle degli insediamenti
lungo la Vigentina; 10. Le nuove aree
sportive poste in adiacenza al Parco della Vernavola nei pressi di Villa
Flavia; Il tema della previsione di una nuova piscina per la città è stato affrontato in modo da garantire soluzioni differenziate in relazione a diversi tempi di attuazione ed investimento. Il Piano individua due alternative per la localizzazione di nuove strutture natatorie moderne, approfittando, in entrambi i casi, delle risorse ambientali che la città offre. La presenza del Ticino offre infatti occasioni privilegiate per l’insediamento di questo tipo di attività. La prima possibilità è individuata all’interno dell’area sportiva prevista in luogo dell’attuale quartiere espositivo, alla foce del Naviglio. La seconda, non condizionata dalla rilocalizzazione di attività insediate, è posta nelle aree a servizi a sud di Via Mascherpa, sempre in prossimità delle sponde fluviali. Ipotesi di breve termine
riguardano la sistemazione dell’attuale impianto di Via Folperti ed,
eventualmente, la modernizzazione dell’attuale vasca di Piazzale Europa,
da integrare, nel tempo, con le nuove strutture sportive dell’area del
Palazzo delle Esposizioni. L’insieme delle aree
verdi e dei parchi e delle aree sportive è connesso da una fitta rete
di percorsi pedonali e ciclabili, ricalcata in parte su iniziative già
programmate o in corso di realizzazione, ma arricchita di nuove previsioni,
anche in parte legate alle trasformazioni. La rete complessiva consente
di effettuare una completa circuitazione del territorio comunale attraversando
aree storiche (Parco Visconteo), di verde attrezzato e naturale (Parco
della Vernavola, Parco del Navigliaccio, Parco Sud), ambientali (Parco
e Valle del Ticino), le aree dei grandi servizi urbani (Policlinico,
Università) e permeando in modo capillare la città esistente ed i nuovi
insediamenti previsti. Si crea così, in un equilibrio localizzativo
e funzionale, un sistema delle aree verdi e a parco in grado di rendere
la città più ricca di opportunità di riposo, svago, fruizione ambientale. Attrezzature
di quartiere e riqualificazione delle periferie Come già detto la riqualificazione dei quartieri periferici viene stimolata sia attraverso i nuovi interventi edificatori, che portano con sé la realizzazione di nuove aree a servizi e pongono le basi per l’attuazione di progetti di miglioramento più estesi, sia attraverso la puntuale previsione di strutture, attrezzature e centri di aggregazione in grado di riequilibrare la distribuzione urbana dell’offerta di servizi. L’obiettivo di valorizzare
le centralità minori è infatti perseguibile solo se si pongono le condizioni
per una relativa autonomia di ogni quartiere rispetto alle necessità
di attrezzature e servizi (intendendo per servizi in questo caso anche
attività private come il piccolo commercio, gli uffici, gli sportelli
bancari, gli uffici postali, l’artigianato di servizio ecc., tutto ciò
che il Piano chiama “Servizi alle persone”). Tali funzioni sono previste,
in quota parte, in ogni intervento di nuova edificazione residenziale,
proprio per consentire di arricchire gli ambiti periferici di nuovi
contenuti urbani. Sul versante dei servizi
pubblici, invece vengono previsti nuovi centri di aggregazione sociale
e collettiva ed alcune altre attrezzature. Potranno in particolare essere
soddisfatte alcune esigenze di aggregazione giovanile rispetto alle
quali l’offerta pubblica è attualmente molto carente. In particolare: 1. Un centro di aggregazione
a Pavia Ovest nelle aree già pubbliche destinate a servizi nell’ambito
del Peep. 2. Un centro di aggregazione entro l’area di trasformazione della SNIA a servizio del quartiere S.Pietro (entro cui localizzare, ad esempio, un auditorium ad integrazione degli scarsi spazi disponibili per spettacoli e manifestazioni musicali autogestite). 3. Un centro di aggregazione
per il quartiere Borgo Ticino presso il complesso di cascina Leona di
cui è previsto il ricupero entro progetti in corso nell’ambito delle
iniziative del Giubileo anche attraverso la realizzazione di un ostello. 4. Un’area per un
nuovo insediamento scolastico dell’obbligo al Vallone all’ingresso dell’area
verde del Peep. 5. Un polo formativo
presso la Caserma Rossani, area militare in corso di dismissione, che
possa includere insediamenti scolastici dell’obbligo a servizio di Pavia
Ovest. 6. Un’area per attrezzature
religiose multiconfessionali a Pavia Ovest, sempre entro le aree del
Peep; 7. Una sala espositiva
nella struttura dell’Idroscalo lungo il Ticino. Parcheggi
e spazi per la sosta Il sistema dei parcheggi
e della sosta è stato affrontato in collaborazione con i consulenti
del Centro Studi Traffico, incaricati dall’Amministrazione. Nello specifico
rapporto specialistico allegato al Prg (si veda l’Elaborato testuale
n.6) vi sono gli studi dettaglio, funzionali e qualitativi,
relativamente alla mobilità ed al sistema della sosta
(sia in termini di analisi che di proposte), contenuti sintetizzati nell’apposito capitolo
di questa Relazione a cui si rimanda. In questa sede si vuole solo evidenziare il
ruolo che la previsione di parcheggi e spazi per la sosta riveste nel
processo di riqualificazione dell’ambiente urbano. Le previsioni del
Piano rispondono quindi ad esigenze funzionali e di migliore organizzazione
della mobilità e della circolazione, ma, contemporaneamente, affrontano
il tema della “decongestione” di alcuni spazi urbani di qualità, soprattutto
in area centrale. La previsione di aree
a parcheggio a corona del centro storico ha infatti l’obiettivo di rispondere
alla domanda inevasa di spazi per la sosta, di decongestionare l’area
centrale, ma consente anche di liberare dalla presenza delle automobili
le piazze dei collegi storici (Cairoli, Ghislieri, Borromeo) oggi mortificate
dalla poco consona utilizzazione a parcheggio. Anche le aree a parcheggio
esterne sono localizzate secondo criteri che si legano al sistema generale
della mobilità pubblica e privata. Anche in questo caso l’obiettivo
è, naturalmente, la decongestione delle aree centrali e quindi una maggiore
fluidità complessiva del traffico e, di conseguenza, il sensibile miglioramento
della qualità urbana, non solo dal punto di vista ambientale e della
qualità dell’aria. Una minore congestione da traffico consente infatti
di restituire alla circolazione pedonale, sia pure non esclusiva, tratti
stradali oggi poco invitanti, proprio in quanto congestionati. E’ il caso dell’asse
di Viale Cremona, del tratto più urbano di Via Olevano, degli assi urbani
degli insediamenti ospedalieri (ad esempio Viale Taramelli), del Lungo
Ticino (Sforza e Visconti). Al fine di un alleggerimento dei traffici
su tali assi è certamente fondamentale offrire valide alternative stradali.
Anche la disposizione degli spazi a parcheggio è tuttavia importante.
Senza adeguate e ben disposte aree per la sosta, infatti, anche una
buona rete stradale rischia di perdere molte delle sue prerogative. Per un’analisi di
dettaglio delle previsioni, sia in termini dimensionali, che localizzativi,
si rimanda al capitolo “Viabilità e parcheggi” della presente relazione. Attrezzature
tecnologiche e servizi tecnici Il Piano prevede una serie di aree a servizi in cui realizzare nuove attrezzature tecnologiche e, più in generale, servizi tecnici annonari. In particolare si segnalano: 1. Ampliamento del
depuratore esistente. 2. Impianto di separazione
e compostaggio rifiuti ed impianto di trattamento inerti a Montebellino
(in area già di proprietà comunale). 3. Impianto per il
teleriscaldamento nell’area lungo il Naviglio in fregio a V.le Certosa. 4. L’eventuale
area per il Mercato Ortofrutticolo e Centro annonario a Bivio Vela,
quantunque classificata quale area produttiva di nuovo impianto 6.
Centro Cottura, sempre
a Bivio Vela. La messa a disposizione di tali aree, localizzate tenendo conto della natura specifica di ciascuna attrezzatura, consentirà di modernizzare la città nella fornitura di alcuni servizi a rete e nell’adeguamento di attività e servizi (come il ciclo dei rifiuti urbani) in un quadro più attento ai fattori ambientali e di risparmio energetico.
Oltre ai servizi ed alle
attrezzature già descritte, il Piano individua alcune aree per la realizzazione
di altri servizi particolari: 1. Area per spettacoli viaggianti alle spalle del campo sportivo comunale tra il Naviglio e la ferrovia. 2. Un nuovo cimitero
nell’area est oltre le aree verdi e sportive che costeggiano il tratto
meridionale del Parco della Vernavola, da realizzare con caratteristiche
il più possibile vicine a quelle di un parco. Sul versante dell’offerta
di servizi per il segmento di popolazione più anziana, oltre alle iniziative
già in corso o realizzate (Istituto S.Margherita) ed alle citate previsioni
di residenze speciali nell’area dell’Ex Macello, il Piano consente,
nel suo apparato normativo, accordi e convenzioni con privati e istituzioni
no-profit per la fornitura di servizi. Un esempio fra tutti è la previsione formulata nell’area di trasformazione per servizi “Villa Maria”, ove, in alternativa alla cessione gratuita delle aree, l’intervento può essere attuato attraverso la stipula di una convenzione con l’Amministrazione che regoli l’insediamento di servizi sanitari ed assistenziali privati.
Viabilità e parcheggi
Le previsioni del Piano in termini di viabilità sono state costruite attraverso un continuo confronto con i tecnici del Centro Studi Traffico, che oltre ad avere redatto il Piano urbano del traffico ed il Piano urbano dei parcheggi, sono stati incaricati dall’Amministrazione di fornire la propria consulenza anche per l’elaborazione, la verifica ed il controllo del progetto della mobilità di Prg. Tutte le previsioni
sono quindi frutto di un accurato controllo sugli effetti indotti, sul
livello di miglioramento che ciascuna previsione, e quindi il sistema
complessivo della nuova viabilità di Piano, portano sui flussi di traffico
(v.Elaborato testuale n.6). Anche sul versante dei parcheggi il nuovo Piano tiene conto delle previsioni del recente PUT integrando ed approfondendo alcuni dei suoi contenuti. In sintesi le nuove
previsioni infrastrutturali del Piano sono le seguenti: 1. Il completamento
della tangenziale nord, che consentirà di assorbire grande parte del
traffico che oggi attraversa la città; saranno infatti favoriti e velocizzati
sia i movimenti da una parte all’altra dell’area urbana, che deviati
i flussi locali non diretti o originati a Pavia. Dalle simulazioni effettuate
risulta che, a seguito della sola messa in esercizio della tangenziale
Nord, vi saranno riduzioni complessive di traffico oggi gravitante sull’area
centrale della città pari al 13% (-25% lungo V.le Partigiani, -20% lungo
Via Tasso, -28% lungo V.le Bligny, -26% lungo V.le Gorizia). Il tracciato
e le caratteristiche della nuova infrastruttura devono preservare la
continuità territoriale, visiva ed ambientale del Parco della Vernavola
e del Parco Visconteo. La configurazione della nuova infrastruttura
inserita nel Piano è frutto dell’assunzione delle indicazioni dell’Amministrazione
in base ai progetti definiti in sede di Conferenza dei servizi tra Comune,
Regione e ANAS. Essa prevede la parziale copertura del tracciato per
preservare la continuità fisica e biologica del territorio. Il Piano
integra tale previsione con un’ampia area destinata a verde pubblico,
parte integrante del Parco della Vernavola, che può contenere, qualora
lo si ritenesse opportuno, attrezzature funzionali alla realizzazione
di un “Osservatorio della battaglia di Pavia”, combattuta proprio in
quei territori. Anche la configurazione
degli svincoli con i due assi in uscita dalla città (Vigentina e Via
Olevano) sono frutto del medesimo progetto approvato, e come tali sono
stati assunti nel Piano. Il rapporto di sintesi del Centro Studi Traffico
contiene ipotesi di assetto alternative, formulate nelle fasi propedeutiche
alla progettazione definitiva. 2. Il potenziamento
ed allargamento della tangenziale Est e la sua connessione con la SP
2 (Melegnanina) in corrispondenza al nucleo di Cà della Terra. Anche
in questo caso l’assetto dello svincolo discende da progetti approvati,
di cui l’Amministrazione ha assunto i contenuti. Il tracciato viario
è previsto con una sezione stradale complessiva che consente, qualora
i flussi di traffico lo rendessero indispensabile, il raddoppio della
carreggiata e l’allestimento di una strada a quattro corsie. 3. La riduzione dei flussi di traffico gravitanti sull’area centrale consente di rivedere i sistemi di accesso alla città e le modalità di attraversamento interne: il Piano propone il completamento del raccordo autostradale da Milano con l’obiettivo di collegarsi con V.le della Repubblica oltre la ferrovia, e quindi con Via Olevano, sfruttando anche l’occasione della trasformazione delle aree Neca e Scalo FS, in cui realizzare parte dei nuovi tracciati. Il collegamento avviene attraverso la realizzazione di una nuova strada che dal raccordo autostradale, attraverso l’area Neca trasformata si aggancia, salendo in rampa, alla rotatoria dei Longobardi. Da questa una seconda nuova infrastruttura discende in viadotto verso V.le della Repubblica, sovrapassando lo scalo ferroviario esistente e impegnando parte dell’area della nuova questura. La realizzazione delle nuove infrastrutture richiede la riforma e l’allargamento della rotatoria, in modo da gestire più agevolmente i flussi aggiuntivi. Tale previsione porta,
come dimostrato dai modelli specialistici, ad un deciso miglioramento
del traffico nell’area del Policlinico, oggi impropriamente utilizzata
come uno dei principali accessi alla città insieme a Via Riviera, e,
contemporaneamente ad un alleggerimento dei flussi lungo gli assi urbani
di V.le Battisti, V.le Matteotti, Via S.Maria delle Pertiche, Viale
Bligny. Il Piano prevede inoltre
la realizzazione di un nuovo collegamento tra Via Riviera e Via Montebello della
Battaglia, all’innesto del Ponte della Libertà attraverso la riqualificazione
di tratti stradali esistenti lungo il Ticino, un nuovo sottopasso della ferrovia ed un tratto
di nuova realizzazione fino a Via Riviera, in fregio all’area della
caserma Rossani. La realizzazione di
un nuovo tratto stradale entro il fossato alle spalle del Castello e
la sua copertura assieme alla ferrovia, consente da un lato di offrire
una nuova possibilità di attraversamento urbano scorrevole est-ovest,
dall’altro di garantire la continuità fisica pedonale diretta tra il
Centro storico, l’area del Castello ed il Parco della Vernavola. La realizzazione di
una variante a Via Olevano, consente di scaricare il traffico di accesso
lungo Viale della Repubblica e quindi lungo il nuovo sistema di viabilità
passante coperta descritta al punto precedente. 4. Un ulteriore miglioramento nel sistema di circolazione avviene con la realizzazione ed il completamento delle connessioni interquartiere sul lato est della città. In questo quadrante urbano vengono migliorate molte strade esistenti (l’accesso di V.le Lodi, ad esempio) e proposte nuovi collegamenti tra le radiali esistenti (in particolare tra V.le Cremona e V.le Lodi, tra questa e la SP Vigentina, attraverso il prolungamento dell’asse di Via Solferino). 5. Per quanto riguarda
il lato sud est ed il tema del nuovo attraversamento sul Ticino il Piano
propone la realizzazione di un sistema di viabilità di tipo urbano che consente di migliorare
le connessioni e gli accessi alla città dal versante orientale e, contemporaneamente,
con un nuovo ponte sul Ticino connesso a tale maglia, di scaricare dall’attuale
traffico il Lungo Ticino, obiettivo dichiarato anche dal Documento di
indirizzi dell’Amministrazione. La scelta di realizzare
un ponte di carattere urbano legato ad una viabilità locale anziché
un attraversamento distante dalla città e legato al sistema tangenziale
discende da un lato dalla prioritaria esigenza di alleggerire il traffico
del Lungo Ticino (che è possibile, come dimostrano le simulazioni compiute,
solo con un ponte di tipo urbano), dall’altro da una concezione “allargata”
del sistema della viabilità pavese, che tiene conto di specifici progetti
in corso di definizione (il nuovo ponte sul Po previsto dalla Provincia
e connesso a Sud con Broni e a Nord con la tangenziale Ovest) e da nuovi
assetti possibili della viabilità sovracomunale. Allo stato attuale i flussi
di traffico presenti e indotti non giustificano peraltro una previsione di completamento
del sistema tangenziale lontano della città. Sul versante più strettamente urbano si prevede la realizzazione di una strada a sud dell’abitato di S.Pietro, che, ricucendo tratti di strada già esistenti, migliori la mobilità del quartiere, scaricando parte del traffico che insiste su Viale Cremona. Parte del nuovo asse è ricompreso entro l’area di trasformazione della SNIA. Da questa, come già descritto, la strada scende verso la valle del Ticino e attraversa il fiume poco più a valle della confluenza del Naviglio. Il nuovo ponte dovrà essere realizzato tenendo
conto delle possibili piene del fiume, quindi con una struttura che
non impedisca il flusso e deflusso delle acque lungo le sponde. La nuova infrastruttura
costeggia quindi l’abitato di Borgo Ticino (seguendo parzialmente il
tracciato di una strada già programmata e prevista dall’Amministrazione
comunale) e si collega, oltre che con un nuovo asse previsto dal comune di Travacò
Siccomario, con V.le Bramante, con il quale si innesta attraverso un
nuovo sistema di svincolo a rotatoria. Sul senso e sui vantaggi del nuovo assetto viabilistico
della zona di S.Pietro e della SNIA si è già diffusamente detto nel
capitolo “Trasformare per riqualificare” relativamente a tale settore
urbano.
6. Il Piano assume
i progetti dell’Amministrazione relativi ai percorsi ciclo pedonali,
le indicazioni relative agli studi sulle green way interne al Parco
Visconteo, integrandoli ulteriormente in modo da realizzare un sistema
unitario circolare intorno alla città, attraverso il sistema dei Parchi
esistenti e previsti; una rete di percorsi minori mette in connessione
l’intera area urbana con tale anello e con i principali luoghi speciali
per funzioni e caratteri ambientali (Università, Parco della Vernavola,
corso del Naviglio). Tutte le sezioni delle nuove strade di Piano sono
peraltro disegnate tenendo conto della possibilità di realizzare, ai
lati della strada, una pista ciclabile. Fanno eccezione le strade che
attraversano parchi e aree verdi, per le quali si è preferito separare
i due traffici, integrando i percorsi ciclabili con le aree verdi.
7. Il nuovo assetto
della mobilità è stato verificato con l’uso di modelli matematici tenendo anche conto
dei nuovi pesi insediativi e la nuova domanda di mobilità generata dai
nuovi insediamenti di Piano. Nel rapporto specialistico allegato al
Piano sono illustrati e misurati negli effetti indotti nove diversi
scenari, che tengono conto sia dell’evoluzione del dibattito intorno
ai contenuti del Piano, sia di ipotesi alternative e combinatorie tra
le diverse previsioni infrastrutturali. L’ultimo scenario (scenario
9) rappresenta lo stato finale del Piano e tiene conto di tutti i nuovi
insediamenti significativi. Tale simulazione tiene conto anche della
ipotetica trasformazione dell’area
Necchi, così come previsto dalle norme nella parte dedicata alla “Collaborazione
dei cittadini”.
Anche se sottoposta
a condizioni particolari e non immediata nel tempo, la trasformazione
del comparto Necchi, sarebbe, per la sua dimensione, molto significativa
nello spostare i flussi di traffico urbani. La simulazione dimostra
come, anche in presenza di una trasformazione complessiva, il sistema
della mobilità urbana di Piano sia in grado di gestire e distribuire
i flussi ed i traffici complessivi.
L’insieme delle simulazioni
effettuate sulla base di tali previsioni e sui nuovi pesi insediativi
previsti dal Piano sono quindi sostanzialmente positive. I dati del
modello restituiscono infatti un complessivo miglioramento del carico
di traffico sulle direttrici oggi più congestionate.
In particolare si
hanno valori nettamente positivi nelle aree centrali (-49% lungo Via
Tasso, -48% lungo il Ponte Coperto, -41% lungo Via Ferrini, -46% lungo
V.le Gorizia, -43% lungo V.le Partigiani e, a seguire gli altri assi
centrali), con un particolare e deciso miglioramento sul Lungo Ticino
(intorno al 50%). Si rimanda comunque al rapporto specialistico per
un’analisi di dettaglio.
8. Per quanto riguarda i parcheggi si prevede di rafforzare la presenza delle aree di sosta a corona del centro storico, così come previsto e suggerito dal Piano urbano del traffico. Oltre ai programmi dell’Amministrazione in corso di attuazione (ad esempio V.le Oberdan o P.le Cattaneo) il Piano prevede possibili ulteriori localizzazioni sfruttando nuovi spazi derivanti dagli interventi di trasformazione e riqualificazione proposti (Neca, Ex-Gasometro, Ex-Macello, Via Tasso, area di V.le Resistenza). Tali previsioni si affiancano e integrano quelle del Piano urbano dei parcheggi, consentendo di liberare alcuni spazi urbani centrali di particolare pregio e qualità. Si tratta, come detto, delle piazze dei collegi storici (Borromeo, Ghislieri, Cairoli) e dei posti auto oggi dislocati nel Lungo Ticino, per un totale di circa 470 posti auto. Il deficit risultante da tale operazione risulta abbondantemente colmato dalle previsioni dei parcheggi più sopra citati.
Per quanto riguarda
i parcheggi esterni al centro vengono svolte operazioni analoghe. Viene
infatti eliminato il parcheggio che oggi occupa gli spazi del bastione
di Via Sauro, reintegrato dalla previsione del parcheggio multipiano
ricavato all’interno dell’area Neca, per 400 posti auto.
Altre quote di parcheggi
aggiuntivi vengono previsti come centri di interscambio tra mezzo pubblico
e privato. Sulla direttrice est-ovest vengono previsti due parcheggi:
il primo nei pressi della tangenziale ovest vicino al polo universitario
del Cravino (400 posti), il secondo in prossimità di Bivio Vela (400
posti). Entrambi questi parcheggi sono posti in corrispondenza al tracciato
della tramvia prevista dal Piano. Tale previsione trova la sua fattibilità
sull’occasione di sfruttare la linea ferroviaria per Belgioioso, oggi
scarsamente utilizzata. La linea prevista attraversa infatti la città
in senso est-ovest dal nuovo quartiere di Pavia Ovest, all’Università,
al Policlinico, l’area Neca con il centro congressi e la nuova stazione
ovest delle autocorriere, sottopassa la ferrovia non lontano dalla stazione
ferroviaria, attraversa il centro storico, passa davanti al cimitero
e si aggancia quindi alla linea ferroviaria esistente.
Sulla direttrice nord-sud,
invece, si prevede il rilancio del parcheggio di V.le Bramante
ed un parcheggio in corrispondenza all’innesto della variante con Via
Olevano, nei pressi del nuovo svincolo con la tangenziale nord (150
posti auto). Entrambi gli spazi di sosta sono posti lungo la direttrice
del trasporto pubblico su gomma che, passando per il centro, mette in
connessione Borgo Ticino con Mirabello.
Parte quartaDimensionamentoe verifica degli standard
Come già richiamato nel capitolo della Relazione Illustrativa del P.R.G. Adottato “L’offerta abitativa” le modalità di calcolo della capacità residenziale teorica del PRG sono regolate dalla legge regionale 51/75, che identifica sostanzialmente le quantità dei vani con quella degli abitanti. Questo porta ad una sovrastima della capacità insediativa totale rispetto alla reale capacità residenziale del Piano. In questa sede viene
compiuta la stima della capacità insediativa secondo le modalità prescritte
dalla legge, ma, affiancata ad essa si riporta, in particolare per i
nuovi abitanti insediabili, una stima parallela più vicina ai rapporti
reali abitante/vano. Se per il calcolo
della capacità insediativa teorica di legge (con cui effettuare le verifiche
della dotazione di aree a standard) si assume il valore canonico di
100 mc/abitante (pari a 33 mq Slp/abitante con un’altezza virtuale di
3 metri), per la stima dei nuovi abitanti insediabili (denominati “abitanti
reali”), valore che restituisce in modo più preciso le effettive quantità
di popolazione insediabile nei nuovi interventi, si è assunto un parametro
prudenziale di 45 mq Slp/abitante, ottenuto a partire dall’attuale indice
di affollamento vani/abitante (circa 1,5 vani per abitante) dimensionando
il vano secondo i parametri di legge (33 mq Slp). I dati desunti dall’applicazione
di tale parametro hanno quindi solo l’utilità di valutare in termini
quantitativi più vicini alla realtà le previsioni insediative del Piano. Esso è a sua volta inferiore a quello indicato dalla L.R. 1/2001 ai fini
della verifica degli standard. Tuttavia l’unica implicazione di ciò
è che la verifica degli standard si dimostrerà soddisfatta a fortiori. Ai fini della stima
della capacità insediativa esistente si è considerato l’insieme dei vani abitabili esistenti
(occupati e non occupati) nel territorio comunale. Per le nuove quantità
si fa invece riferimento ai parametri di legge. Tali quantità sono
composte dalle seguenti componenti:
a) Aree di trasformazione ( art.17) b) Aree di riqualificazione esterna ( art.18) c) Aree di trasformazione per servizi normate da schede ( art. 36) d) Aree di trasformazione per servizi non normate da schede ( art.36
c.6)
Innanzitutto viene
conteggiata la capacità insediativa addizionale generata nelle Aree
di trasformazione, Aree di riqualificazione esterna e Aree a trasformazione
per servizi normate da schede, desumibili dalle Tabelle A , B e C riportanti
i totali di abitanti teorici e di abitanti reali. Ai fini della comprensione
della stima della capacità insediativa si deve poi tener conto che l’Art.
36 delle NTA prevede, nell’ambito della collaborazione dei cittadini,
che i proprietari delle aree vincolate a servizi possano proporre in
alternativa all’esproprio la cessione gratuita di un minimo del 75%
dell’area, contro il riconoscimento di un’utilizzazione edificatoria
pari all’applicazione dell’indice territoriale 0,1. La relativa capacità
insediativa si evince dalla Tabella C ed è pari a 2.900 abitanti teorici
e a 2.127 abitanti reali, qualora tutte le aree fossero interamente
trasformate. Tuttavia non potendo
prevedere la misura in cui i cittadini intenderanno sfruttare tale opportunità,
si assume probabilisticamente che il ricorso all’art. 36 avvenga nella
misura del 50% il che comporta 1.450 abitanti teorici. In aggiunta va ancora
segnalato che, a seguito dell’estensione dell’art. 36 alle aree destinate
a parchi e verde attrezzato, con esclusione di quelle sottoposte a vincoli
ambientali paesistici, nonché ricadenti nelle fasce di rispetto e nelle
fasce fluviali A e B del PAI dell’Autorità di Bacino del Po (ancorché
non normate da schede), viene generata un’ulteriore capacità insediativa
pari al 80% di mq 25.217 di Slp, determinata a sua volta dal prodotto
della superficie in mq delle aree destinate a verde (mq 252.174) per
l’indice territoriale di 0,1 Slp/mq. Tuttavia non potendo prevedere
la misura in cui i cittadini intenderanno sfruttare tale opportunità,
si assume probabilisticamente che il ricorso all’art. 36 avvenga nella
misura del 50% il che comporta 306 abitanti teorici e 222 abitanti effettivi. All’interno delle
aree consolidate (zone omogenee A e B a destinazione residenziale) il
Piano conferma invece la consistenza edilizia esistente, fatta eccezione
per alcuni lotti liberi,cui è ovviamente riconosciuto un indice edificatorio
e per la possibilità, prevista dalle norme, di sopraelevare di un piano
gli edifici uni e bifamiliari ad un piano entro le Aree a ville e casette
isolate. Va altresì considerata la possibilità di recupero residenziale
di edifici rurali e cascine non più utizzate a scopi agricoli.
Quanto alla prima condizione si tratta di casi di piccola dimensione, localizzati soprattutto entro o ai margini delle Aree a ville e casette isolate e le Aree per fabbricati isolati raggruppati, e la normativa del Piano pone alcuni limiti per la loro edificabilità (aree
dotate delle opere di urbanizzazione primaria, mai o non completamente
utilizzate mediante computo di indice fondiario per interventi edificatori
precedenti nonché una dimensione minima di 600 mq). In sede di controdeduzioni
alle osservazioni il riconoscimento dei lotti liberi è stato esteso
anche alle Aree di antica formazione ed alle Aree da riqualificare.
Inoltre un significativo numero di piccoli lotti interclusi o ai margini
delle aree consolidate è stato azzonato secondo la categoria delle aree
contigue, sempre sotto la condizione della preesistenza delle opere
di urbanizzazione. Infine gli indici di edificabilità sono stati innalzati
a valori più prossimi a quelli ammessi dai Piani precedenti accogliendo
in tal senso le proposte di varie osservazioni. L’esito congiunto
di queste tre variazioni rispetto al Piano adottato è di un aumento
significativo (anche se non molto grande in valore assoluto) della capacità
insediativi ascrivibile a questa situazione. La stima della superficie
dei lotti liberi e relative Slp nelle diverse aree normative, si basa
sui dati della Tabella 1 che contiene l’individuazione dei lotti liberi
nelle diverse aree e la loro misura, nonché sull’applicazione degli
indici riconosciuti in sede di controdeduzioni ai totali delle diverse
aree.
- Aree a ville e casette
isolate (Art. 15 c. 7) SF mq 30.912 x 0.4 mq Slp/mq
= mq 12.365 Slp
-Aree per fabbricati isolati
e raggruppati (Art. 15 c. 10) SF mq 4.715 x 0.5 mq Slp/mq
= mq 2.357 Slp
- Aree di antica formazione
(Art. 13 c. 7) SF mq 4.933 x 0.4 mq Slp/mq
= mq 1.973 Slp
- Aree da riqualificare
(Art. 14 c. 6) SF mq x 0.4 mq Slp/mq =
mq 2.276 Slp
A tale quantità corrispondono
complessivamente mq 18.971 Slp ovvero a 575 nuovi abitanti teorici e
422 nuovi abitanti reali. Per la seconda opportunità
(sopraelevazione degli edifici ad un piano entro le Aree per ville e casette
isolate) si sono rilevati 120 casi che potrebbero approfittare di tale
opportunità. Tenendo conto, anche in questo caso, dai limiti posti dalla
normativa (rispetto delle distanze tra edifici e da confini, spesso,
nella realtà già minori di quelli sanciti dalla norma), si ipotizza
che solo una parte (60%) di tali edifici effettui effettivamente tali
interventi. Ai fini della stima della capacità insediativa si assume
che ogni sopraelevazione comporti la realizzazione di un nuovo alloggio
di 70 mq di Slp. Si ha quindi:
120 edifici x 60%
= 72 edifici x 70 mq Slp = 5.040 mq Slp.
Tale quantità corrisponde
a 152 nuovi abitanti teorici (112 abitanti reali). A sua volta la stima
delle quantità di spazi non più utilizzati a fini agricoli (sia abitativi
abbandonati che ricuperi dei rustici), teoricamente riconvertibili a
fini residenziali si basa sulle quantità rilevate nelle indagini compiute
nel corso del 1996 nella fase propedeutica alla redazione del Piano
(vedasi l’elaborato n.2 “Le indagini del Piano”). Da tale indagine risultava
che le superfici complessive non utilizzate di cui le norme ammettono
il ricupero a fini residenziali era di circa 65.700 mq Slp. Da allora
ad oggi sono stati completati consistenti interventi di ricupero su
cascine attraverso i PIR. Si può inoltre supporre che non tutti volumi
esistenti non utilizzati vengano ricuperati nell’arco decennale. Il
metodo utilizzato nella stima della capacità insediativa esistente (insieme
dei vani abitabili dell’intero territorio comunale) tiene già conto
dei volumi già residenziali, sia pure vuoti presenti nel territorio
agricolo. Ai fini della stima
della capacità insediativa teorica si assume pertanto che solo il 50%
della Slp rilevata incida come nuova capacità insediativa. Si ha pertanto:
Superfici non utilizzate Cascine (1996): 65.700 mq Slp x 50% = 32.850
mq Slp, cui corrispondono 995 nuovi abitanti (1 ab. = 33 mq Slp), pari
a circa 730 abitanti reali (1 ab. = 45 mq Slp)
Vi è infine una voce
relativa alla possibilità, prevista nella parte della normativa denominata
“Collaborazione dei cittadini”, di procedere alla trasformazione delle
aree produttive rilocalizzabili ( art.16 c. 1 punto c), sostanzialmente
l’area Necchi, a partire da determinate condizioni di rilocalizzazione
delle attività entro il territorio comunale. Data la consistenza
della trasformazione, che potrebbe realizzarsi con riferimento alle
regole delle Aree di trasformazione (indice territoriale massimo di
0,6 mq/mq, distribuzione tra le funzioni analoga a quella delle Aree
di trasformazione – si veda l’art.33 delle NTA ), si sono simulati due
scenari distinti, uno con il mantenimento dell’area a destinazione industriale
(ipotesi che corrisponde a quella contenuta nel “Piano della città”),
un secondo che invece comprende l’ipotesi di trasformazione dell’area
a seguito della “Collaborazione dei cittadini”. Entrambi gli scenari
consentono di soddisfare i fabbisogni di aree a standard in quanto le
regole sancite per le Aree di trasformazione prevedono una cessione
di aree a servizi che soddisfa interamente il fabbisogno generato dagli
interventi stessi. Incrementandosi la capacità insediativa si incrementa
infatti, in misura adeguata, anche la dotazione di aree a servizi. Ciò premesso, in sintesi la capacità insediativa teorica del Piano (“Piano della Città”, senza la trasformazione dell’area industriale rilocalizzabile in territorio comunale) è stimata nel modo seguente: 1. Capacità insediativa
esistente (vani, Istat 1991) 135.800 (valore maggiore tra abitanti
residenti e vani abitabili) 2. Capacità insediativa
aggiuntiva (1 ab. = 33 mq Slp) 10.046 di cui: a) Aree di trasformazione
(3.684) b) Aree di riqualificazione
esterna (2.884) c) Aree da trasformare
per servizi normate da scheda, 50% (1.450) d)Aree da trasformare
per servizi non normate da scheda,50% (306) e) Lotti liberi in aree
consolidate (575) f) Sopraelevazioni in
Aree per ville e casette isolate (152) g) Ricuperi residenziali
nelle cascine (995) Totale capacità insediativa
teorica di Piano 145.846 In presenza della trasformazione dell’area industriale Necchi si avrebbe un incremento di 1.038 abitanti teorici, per un totale di nuova capacità insediativa di 11.084 abitanti ed un totale urbano di 146.884 abitanti teorici. I due valori richiedono
le seguenti quantità di aree a servizi: Ipotesi 1 (esclusa
Necchi): 145.846 ab. X 26,5 mq = 3.864.919 mq Ipotesi 2 (compresa
Necchi): 146.884 ab. X 26,5 mq = 3.892.426 mq I valori degli abitanti
riportati ad una condizione di abitanti reali forniscono i seguenti
risultati: 1. Abitanti residenti (1995)
75.800 2. Nuovi abitanti 7.373 di cui: a) Aree di trasformazione
(2.701) b) Aree di riqualificazione
esterna (2115) c) Aree da trasformare
per servizi normate da scheda, 50% (1069) d)Aree da trasformare
per servizi non normate da scheda,50% (224) e) Lotti liberi in aree
consolidate (422) f) Sopraelevazioni in
Aree per ville e casette isolate (112) g) Ricuperi residenziali
nelle cascine (730) Totale abitanti reali 83.173 Tale quantità corrisponde
ad un incremento della popolazione pavese pari a quasi il 10% rispetto
a quella registrata nel 1995 che costituisce la base della presente
stima. Qualora l’ipotesi di trasformazione dell’area industriale Necchi si attuasse vi sarebbero ulteriori 761 abitanti reali, che porterebbero il totale dei nuovi abitanti a poco più di 8.134 abitanti.
Le voci che concorrono
a soddisfare il fabbisogno urbano di aree a servizi (standard) sono
le seguenti:
1. Aree a servizi esistenti
e confermate 2. Nuove aree a servizi,
voce composta da: a) Nuove aree vincolate
a servizi (vincolo “secco”) b) Nuove aree a vincolate
a servizi - Aree da trasformare per servizi normate da schede c) Nuove aree a servizi
vincolate a - Aree da trasformare per servizi non normate da schede d) Nuove aree a servizi
dalle Aree di trasformazione e) Nuove aree a servizi
dalle Aree di riqualificazione esterna Per quanto riguarda
la dotazione di aree relative alla Zona F il soddisfacimento dei fabbisogni di Piano
avviene solo attraverso le aree esistenti e nuove aree vincolate a tali
usi (istruzione superiore, parchi territoriali, servizi sanitari, uffici
pubblici e altre attrezzature di interesse generale). La dimostrazione puntuale
dei computi delle aree a servizi è contenuta nell’apposito elaborato
Allegato tecnico n.2: “Computo delle aree a servizi ”, composto
da una tavola in scala 1:5.000 in quattro fogli e da un fascicolo che
contiene, foglio per foglio, la puntuale individuazione di ogni area
a servizi, la sua descrizione, ed il computo della sua misura. Le aree
sono suddivise per generi di servizio, distinguendo i servizi urbani,
che concorrono al soddisfacimento del fabbisogno urbano (min 26,5 mq/ab.),
ed i servizi generali, di cui solo un parte concorre a soddisfare il
fabbisogno di Attrezzature di interesse generale (Zona F, min 17,5 mq/ab.). Di seguito vengono
indicati in dettaglio i riferimenti per la comprensione della verifica
degli standard urbani, con riferimento ad ogni singola voce. Ai fini della lettura
dei dati e della loro costruzione si deve preliminarmente tener conto
che nell’Allegato Tecnico le aree a servizi sono misurate al netto della
viabilità, mentre nelle Tabelle A, B e C allegate a questo paragrafo
le aree a standard cedute sono misurate al lordo di essa. Pertanto la
differenza per ciascun tipo di area è esattamente costituita dalle aree
per la viabilità. Al fine di ottenere poi gli standard urbani bisogna
ulteriormente dedurre gli standard relativi ad attività produttive e
servizi alle persone. Tutto ciò è sinteticamente mostrato nella Tabella
D. 1) Per i servizi esistenti
si è aggiornata l’analisi compiuta nel corso del 1996. La tavola citata
contiene infatti la riclassificazione (in conferma o in modifica) dei
servizi già presenti, con le relative quantità. I relativi dati sono
tratti dal totale della prima colonna dell’Allegato tecnico sopra citato
pari a mq. 1.563.418. 2a) Per le nuove aree
vincolate a servizi con “vincolo secco” i dati sono tratti dal totale
della seconda colonna del citato Allegato tecnico pari a mq. 1.675.676 2b)
Per le aree vincolate a servizi e soggette alla norma della “Collaborazione
dei cittadini” la nuova formulazione dell’art.36 prevede la cessione
gratuita di almeno il 75% dell’area e realizzazione di un indice pari
a 0,1 nel restante 25%. Pertanto si deve far riferimento al totale della
prima colonna della Tabella C ipotizzando, come già per la stima della
capacità insediativa teorica, che il 50% delle aree venga acquisito
attraverso le cessioni gratuite, mentre la restante metà venga soggetta
ad esproprio. Ciò significa che se per la metà espropriata si deve computare
il 50% dell’intera superficie territoriale (600.559 mq.) , per l’altra
metà si deve considerare la metà della sola superficie di cessione (542.000
mq.). I dati risultanti possono essere reperiti nella seconda e terza
riga della Tabella D. In essa i dati relativi a queste cessioni sono
poi depurati delle aree comprese nelle fasce di rispetto non computabili
negli standard, pari a 81700 mq., e le aree destinate a zona F pari
a 19.965 mq.. Bisogna inoltre dedurre le aree destinate alla viabilità
pari a mq. 159.752 nonchè le aree a standard relative alle quote di
SLP destinata a terziario (servizi alle persone), desumibili dalla settima
colonna della Tabella D e pari a 12.199 mq. (100% della metà dei servizi
alla persona riportati in Tabella C). Come si evince dalla terza riga
della Tabella D , si ottiene così un totale di 869.014 mq. Di servizi
da cedere. 2c) Analoga procedura
si è seguita per le aree da trasformare per servizi non normate da schede,
ricordando che le aree di cessione minime sono state portate al 75%
a seguito di osservazioni. Nello specifico si
ha una superficie totale di mq. 252.174 di tali aree come si evince
dai totali dell’Allegato “ Computo delle aree a servizi”. Si ipotizza
che la metà (126.087 mq) venga espropriata e la restante metà venga
acquisita per il 75% (126.087mq x 75% = 94.965 mq). A questa seconda
quota vanno detratti gli standard afferenti alle funzioni non residenziali
(Servizi alle persone) per un totale di 2.522 mq ( pari al 20% della
Slp generata dall’indice sulla metà non espropriata ). Si ottiene quindi
un totale di aree a servizi da cedere di 218.130 mq. , come si evince
dalla quarta riga della Tabella D. 2d) Per quanto riguarda
le aree a servizi generate dalle Aree di trasformazione si tratta di
computare le aree di cessione ( si veda il relativo totale in Tabella.
A), deducendo poi le aree per la viabilità, nonché
il fabbisogno per le attività e per i servizi alle persone, come si
evince dalla prima riga della Tabella D. Si tratta di mq 113.134 (pari
a 277.243 - 83113 - 69.212 - 20%X 58.235) . 2e) Per quanto riguarda
le aree a servizi generate dalle Aree di riqualificazione esterna si
tratta di computare le aree di cessione risultanti dalla penultima colonna
della Tabella B, deducendo le aree per la viabilità nonché il fabbisogno
per le attività e per i servizi alle persone, come si può leggere nella
seconda riga della Tabella D. Si tratta di mq. 233.618
(pari a 326.388 – 67.424 – 25346). I dati risultanti sono
quindi i seguenti: Aree per servizi
per il fabbisogno urbano (min. 26,5 mq/ab.) 1. Aree a servizi esistenti
e confermate 1.563.418 2. Nuove aree a servizi,
voce composta da: 3.109.772 a) Nuove aree vincolate
a servizi (vincolo “secco”) (1.675.876) b) Nuove aree vincolate
a servizi soggette al regime della
collaborazione dei cittadini (Aree
da trasformare per servizi) normate e non normate da scheda (1.087.144) d) Nuove aree a servizi
dalle Aree di trasformazione (113.134) e) Nuove aree a servizi
dalle aree di riqualificazione esterna (233.618) Totale aree a servizi
del Piano 4.673.190 Tale valore corrisponde a una dotazione di circa 32 mq/abitante di aree a servizi, qualora essa sia calcolata facendo riferimento al numero di vani. A maggior ragione lo standard minimo ai sensi della L.R. 51/75, (26,5 mq/ab) è soddisfatto qualora ci si riferisca agli abitanti reali del precedente paragrafo, oppure alla somma degli abitanti effettivi più i vani previsti dal Piano, oppure ai disposti dell’art.6 della L.R 1/2001, Si noti anche che la relativa abbondanza dello standard rispetto a quello previsto, come emerge dalla successiva tabella E, è in gran parte dovuto alla scelta contenuta nel Documento di Indirizzi urbanistici per la redazione del Piano approvato dal C.C. (par 4.4) di ampliare il Parco della Vernavola. Tale Parco è peraltro riconosciuto in parte quale area ZB (Riserva Naturale Zoologica-biogenetica) dal PTC del Parco del Ticino, e come tale potrebbe anche configurarsi come Parco Territoriale appartenente alla zona F. La superficie di esso riconosciuta tra i verdi attrezzati previsti ammonta a circa 916.000 mq. L’abbondanza di dotazione
complessiva di standard potrà comunque consentire agevoli redistribuzioni
di destinazioni specifiche per far fronte a fabbisogni addizionali che
dovessero verificarsi nel periodo di vigenza del Piano. Si noti che, nell’ipotesi
della trasformazione dell’area industriale Necchi si avrebbe un incremento degli
abitanti, ma anche il rispettivo incremento delle aree a servizi necessarie a colmare
tale fabbisogno aggiuntivo. Per quanto riguarda
la Zona F, come si evince dai totali dell’Allegato Tecnico n.2, la città
dispone di 1.352.684 mq di aree esistenti e confermate cui si aggiunge
una quota addizionale di Piano pari a 1.445.016 mq, così distribuiti: - Istruzione superiore
23.281 mq - Attrezzature ospedaliere
246.577 mq - Parchi territoriali 1.104.000
mq - Altre attrezzature di
interesse generale 71.158 mq Totale Zona F prevista
1.445.016 mq La dotazione complessiva
delle aree per Attrezzature di interesse generale è quindi pari a 2.797.700
mq, che, rispetto alla capacità insediativa teorica corrisponde ad una
dotazione di poco più di 19 mq/abitante ( superiore quindi al minimo
di legge). Le attrezzature universitarie, militari, tecnologiche, ex cimiteriali non sono ovviamente comprese nella presente verifica in quanto tali servizi non rientrano tra quelli sottoposti alla verifica dello standard. Esse ammontano in ogni caso ad un totale di 1.706.314 mq. Passando infine a
considerare più analiticamente i vari tipi di aree a servizi si può verificare agevolmente
che, qualora si adotti come parametro di riferimento per gli abitanti
previsti la somma degli abitanti alla data di adozione e dei vani (abitanti
teorici) previsti (75.800 + 10.046), lo standard della L.R. 51/75 è
soddisfatto sia per le attrezzature di interesse comune, che per il
verde attrezzato e sportivo, che per i parcheggi. Per questi ultimi
il Piano prevede comunque una ulteriore riserva di aree verdi destinabili
anche a parcheggio (annotate in azzonamento mediante una p cerchiata),
in modo da adattare in maniera più flessibile le future dotazioni al
fabbisogno generale ed a quello delle singole zone o quartieri della
città. Rimane sotto lo standard
previsto dalla L.R. 51/75 la dotazione specifica per l’istruzione inferiore,
pur tenendo conto che una quota significativa degli edifici classificati
in azzonamento per istruzione superiore e di natura privata, quantunque
attribuiti alle zone F, è in realtà destinata di fatto a scuole materne,
asili e scuole medie. A parte la precedente
precisazione, si deve comunque tener conto che tale dotazione risulta
decisamente sovrabbondante, a causa delle tendenze demografiche in atto,
sia attualmente che rispetto alle previsioni demografiche stimate in
sede di Indagini del Piano. Queste evidenziano infatti un calo nell’arco
dei prossimi venti anni della popolazione delle classi di età che frequentano
la scuola inferiore (v. Indagini pp. 90- 105). In ogni caso, posto che
gli standard complessivi risultano soddisfatti, ogni eventuale adeguamento
della loro destinazione specifica a fabbisogni o necessità sopravvenienti
potrà essere effettuata con procedure semplificate ai sensi della L.
1/78, art. 1 e L.R. 70 art. 51. Ad esempio il Piano
indica ( v. il par. Attrezzature di quartiere della presente
Relazione) due possibili localizzazioni addizionali di aree per attrezzature
scolastiche nelle due parti della città in cui si prevedono le maggiori
espansioni, rispettivamente a Pavia Ovest nell’ambito della Caserma
Rossani ora dimessa ed a Pavia Est ai margini del PEEP Vallone.
Analisi, criteri ed effetti delle controdeduzioni
Dati generali e classificazione per tipologia e categorie di osservanti Il presente allegato illustra i criteri utilizzati per l’esame delle controdeduzioni alle osservazioni al Piano Regolatore adottato. Essa contiene anche sintetiche valutazioni statistiche oltre che l’enunciazione dei principi utilizzati nell’analisi sottostante alle proposte. In questo primo paragrafo si forniscono alcuni dati sintetici e si enunciano alcuni criteri generali di classificazione. Sono pervenute n.
288 osservazioni entro il termine del 10 aprile 2000, data di scadenza
per la presentazione delle osservazioni al Piano Regolatore e n. 98
successivamente a tale data, per un totale di 386 osservazioni presentate. Esse sono state numerate
in base all’ordine di arrivo ovvero secondo la progressione dei numeri
di protocollo. Le categorie di osservanti
sono state individuate e associate ad una sigla come segue: Ass = Associazioni ed ordiniEH = Enti OspedalieriEP = Enti Pubblici, Università, Istituzioni, Collegi, FondazioniPARR. = ParrocchieSOC. = Società e ImpresePRIV = Cittadini singoli In relazione al tipo
di osservazione le osservazioni sono state così catalogate: GEN = Osservazioni generali: che riguardano i criteri generali e di impostazione del Piano Regolatore. LEG = Osservazioni alla legenda: che puntualizzano piccoli errori materiali, di dicitura
oppure di corrispondenza tra legenda e tavole grafiche. EDIF = Osservazioni agli edifici: riguardanti il riconoscimento di edifici o parti di
edificio in categorie ritenute errate. Esse fanno riferimento talvolta
ad errori materiali, talvolta a particolari esigenze del richiedente
in merito ad una variazione di destinazione d’uso o modalità di intervento. AZZ = Osservazioni all’azzonamento: contenenti proposte che comportano modifiche cartografiche
all’azzonamento del Piano Regolatore o alle destinazioni delle aree
interessate. NORM = Osservazioni normative: che propongono la
revisione di alcuni articoli delle Norme Tecniche di Attuazione. SCHEDA = Osservazioni alle schede: riguardanti le aree di trasformazione, aree di riqualificazione
esterna, aree di trasformazione per servizi. Le richieste sono relative
a modifiche interessanti aree specifiche o alla normativa che le disciplina. VIAB = Osservazioni alla viabilità: contenenti proposte di modifiche puntuali (strade
urbane) o riguardanti alcuni tratti del sistema della grande viabilità. PROP = Proposte: quasi
mai riferite a casi specifici, non contrastano le decisioni del Piano
Regolatore, ma semplicemente offrono spunti di riflessione in specie
con riferimento all'attuazione
del Piano. Un’osservazione viene
poi riconosciuta come singola se si caratterizza per un contenuto unitario,
mentre si definisce multipla quando l’osservante, all’interno di una osservazione presenta
più di una richiesta o proposta.Queste ultime possono indifferentemente
riguardare un unico argomento scorporato in più segnalazioni, oppure differenti
argomenti. Tabella 1
Come emerge dalla
tabella 1 le osservazioni singole sono 344, le multiple 40, che una volta scomposte
generano 249 osservazioni. Pertanto complessivamente le osservazioni effettive
ammontano a 593. Considerando le osservazioni
per tipo di osservante risulta che le Associazioni hanno presentato
complessivamente 102 osservazioni. Di queste il 50% sono indicazioni
normative, il 20,6% generali, il 20,6% sulla viabilità, il 3% sulle
schede normative, il 0,9% sull’azzonamento, il 3% sugli edifici e il
1,9% sulle proposte. Gli Enti ospedalieri
a loro volta hanno presentato 16 osservazioni, prevalentemente provenienti
dall’Ospedale S.Matteo e riguardanti l’azzonamento. Gli altri Enti pubblici
hanno presentato 40 osservazioni: il 50% riguardano l’azzonamento, il
7,5% la viabilità, il 22,5%, la normativa, il 12,5% gli edifici e il
7,5% sulle schede normative. Sono anche pervenute
28 osservazioni da parte delle Parrocchie: il 71,5% riguardano la normativa,
il 10,7% l’azzonamento, il 10,7% gli edifici e il 7,1% la viabilità. Il 47,7% delle osservazioni
sono state presentate da privati. Quelle riguardanti l’azzonamento sono
152 e rappresentano il 53,7%; tra le rimanenti vi è una concentrazione sulle
segnalazioni riguardanti la normativa, il 18,7%, e le schede, il 13,8%.
Sono presenti anche osservazioni sulla viabilità, sugli edifici e di
carattere generale ma non rappresentano che una minima parte, circa
il 13,8%. Infine le Società
hanno presentato 124 osservazioni. Un numero consistente è rappresentato da segnalazioni
sull’azzonamento. Esse sono infatti 58 e costituiscono il 46,8%.Il 16,9
% riguardano la normativa, il 25% riguardano le schede mentre le altre
si dividono equamente tra viabilità, edifici e viabilità . Se invece si considera
l’intero insieme delle osservazioni, a prescindere dalle diverse categorie
di osservanti, emerge che la percentuale maggiore riguarda l’azzonamento
(244 casi, ovvero il 41% del totale) .Le osservazioni riguardanti le
norme tecniche di attuazione sono 159, il 27% sul totale, e derivano
prevalentemente dalla scomposizione di osservazioni multiple. Quasi
il 4,5% si riferiscono agli edifici, mentre le osservazioni riguardanti
le schede costituiscono il 13% e quelle relative alla viabilità il 9,5%.
Percentuali inferiori e non degne di nota riguardano i restanti casi,
riferiti a legenda, proposte, che si ritrovano soltanto nella scomposizione
delle multiple. Tabella 2
Tabella 3
Presentazione delle
controdeduzioni Questo paragrafo costituisce
una guida alla lettura dell’Elaborato Elenco delle Osservazioni e
relative Controdeduzioni al Piano Regolatore adottato. Esso consiste
di 16 colonne in cui per ciascuna osservazione sono definite: Colonna 1 : numero
d’ordine Colonna 2 : n. di
protocollo generale del Comune Colonna 3 : nome dell’osservante Colonna 4 : categoria
dell’osservante secondo le sigle di cui al precedente paragrafo Colonna 5 : sintesi
dell’oggetto dell’osservazione Colonna 6 : tipo di
osservazione secondo la sigla di cui al precedente paragrafo Colonna 7 : articolo
delle NTA a cui ricondurre l’osservazione (nel caso di osservazioni circa l’azzonamento o le schede normative si fa riferimento all’articolo dell’area normativa coinvolta) Colonna 8 : tavole
di azzonamento di riferimento (scala 1:2000) Colonna 9 : vincoli
sovraordinati insistenti sull’area o sedime oggetto di osservazione, ovvero: PAI = vincoli dettati dal
Piano dell’assetto idrogeologico dell’Autorità del bacino del Po (A, B, C definiscono la fascia di riferimento) PTCT = vincoli dettati dal
PTC del Piano Lombardo della Valle del Ticino (si tratta di aree non IC, ovvero non di iniziativa comunale) PTPR = vincoli dettati dal
Piano Territoriale Paesistico Regionale (con particolare riferimento all’ambito di valore storico - ambientale Barco – Certosa, o Parco Visconteo, di cui all’art. 18 delle relative Norme di attuazione) Colonna 10 : destinazione
d’uso prevista per l’area o sedime oggetto dell’osservazione (le sigle sono definite di seguito) Colonna 11 : destinazione
d’uso proposta dall’osservazione, nel caso essa riguardi l’azzonamento o le schede normative (le sigle sono definite di seguito) Colonna 12 : criterio
di accettazione (da A1 a A15 come specificato di seguito al par.4) Colonna 13 : criterio
di rigetto o non accettazione (da R1 a R15 come specificato di seguito) Colonna 14 : indicazione
circa l’eventuale accettazione parziale (PA) dell’osservazione. Il numero affiancato alla sigla corrisponde ai criteri più sotto enunciati per l’accettazione. Nel caso in cui l’accettazione parziale dell’osservazione stessa avvenga in via generale attraverso le norme viene usata la sigla PAN. Colonna 15 : indicazione
eventuale di non controdeducibilità (NC). Si intende non controdeducibile una osservazione che discenda da una non chiara comprensione delle norme o dell’azzonamento del PRG, ovvero che abbia come oggetto materie non di pertinenza dello stesso, ovvero che non metta capo (qualora accolta) a possibili mutamenti delle sue previsioni. Colonna 16 : Motivazioni
Particolari circa motivi o natura dell’accoglimento o del non accoglimento (ove sia stato ritenuto necessario in aggiunta alle indicazioni di cui alle colonne 12–15) Qui di seguito si
riportano le sigle delle abbreviazioni relative all’azzonamento utilizzate
in particolare nelle colonne 10 e 11. Categorie di azionamento AA = Altre
attrezzature di interesse comune AAE = Aree
per le attività esistenti AAF = Aree di antica
formazione AAIC = Altre attrezzature
di interesse comune AAM = Aree per
attività miste esistenti AANI = Aree per
attività di nuovo impianto AAP = Altre aree
private AAT = Aree per
attrezzature terziarie AC = Aree consolidate
(categoria generica) AF = Aree Ferroviarie AFIR = Aree per
fabbricati isolati e raggruppati AIP = Aree di impianto
storico AP = Aree del Parco
Visconteo AR = Aree da riqualificare ARE = Aree di riqualificazione
esterna AT = Aree di trasformazione ATS = Aree di trasformazione
per servizi AV = Aree per viabilità AVCI = Aree a ville
e casette isolate AVP = Aree a ville
con parco CASC = Cascine
urbanizzate CU = Collegio UniversitarioE1 = Aree agricole
E1 E2 = Aree agricole
E2 E3 = Aree agricole
E3 E4 = Aree di interesse
botanico forestale E5 = Aree della
riserva naturale perifluviale H = Aree Ospedaliere I = Istruzione
Inferiore IS = Istruzione
Superiore P = Parcheggi RES = Residenziale
(proposta generica) SERV = Servizi
(proposta generica) SP = Attrezzature
sportive T = Parco Tecnologico U = Aree universitarie V = Parchi e verde
attrezzato VP = Verde pertinenziale Criteri
per l’accettazione o il rigetto delle osservazioni I criteri adottati
per le controdeduzioni si ispirano all’obbiettivo generale di facilitare
l’attuazione del Piano nel rispetto di principi ordinatori della sua
versione adottata dal C.C. con delibera n° 80 del 14/12/1999. A tal
fine l’apporto collaborativo degli osservanti è stato ovviamente fondamentale
per i seguenti ordini di motivi: a) una maggiore conoscenza di dettaglio degli stati di fatto soprattutto
con riferimento alla loro evoluzione successiva alle analisi preliminari
ed ai rilievi effettuati nel 1995 e 1996. b) una maggiore sensibilità rispetto a necessità di adeguamento funzionale nonché di modesto ampliamento delle funzioni residenziali e produttive entro ai margini dell’edificato già consolidato, di fruizione dei servizi e delle infrastrutture, di semplificazioni procedurale o chiarezza normativa. c) una specifica attenzione a problemi di chiarezza e applicabilità dell’impianto
normativo del Piano. Di rilievo sono state
anche le osservazioni meritevoli di considerazione in quanto volte a
favorire insediamento o ampliamento delle attività produttive; oppure
a favorire l’attuazione o la fruizione di aree e attrezzature di servizio
; oppure ancora a suggerire modifiche della viabilità senza alterarne
l’impianto fondamentale. Al contrario numerose
osservazioni sono state valutate non accoglibili in quanto ritenute
tali da mettere in discussione i principi fondativi del Piano sotto
il profilo dell’organizzazione generale del territorio, dell’infrastrutturazione
della città (soprattutto viabilistica) o dei fondamenti delle Norme. Altre perché in contrasto
con i vincoli di Piani sovraordinati; oppure perché le relative proposte
non corrispondevano all’effettivo stato dei luoghi o ai criteri di classificazione
del Piano. Altre osservazioni
ancora sono state considerate prive di motivazioni tecniche o derivanti
da una non corretta comprensione delle Norme o delle tavole di Piano.
Alla
luce di queste premesse generali i criteri adottati per l’accettazione
o il rigetto delle osservazioni sono stati classificati, come di seguito
specificato, mediante sigle da A1 a A15 (o da PA1 a PA15 nel caso di
accettazione parziale) nonché da R1 a R15.
Osservazioni
accettate
A1- accettata in quanto l’osservazione prodotta costituisce
chiarimento e miglior pecificazione
delle definizioni, delle destinazioni d’uso, nonché delle modalità di
intervento. A2- accettata in quanto i rilievi prodotti portano ad
una migliore attuazione del PRG, nel rispetto dei criteri informatori A3- accettata in quanto dalle verifiche effettuate risultano
corrette le osservazioni e i rilievi circa la nuova classificazione
dell’ edificio o dell’area normativa, anche a seguito di puntualizzazioni
circa il rilievo dello stato di fatto A4- accettata in quanto favorisce l’adeguamento funzionale
in termini di parcheggi pertinenziali ad alloggi o insediamenti esistenti A5- accettata in quanto tendente a risolvere problemi
di edificabilità e trasformazione edilizia in lotti interclusi o contigui
a sedimi già edificati all’interno del perimetro urbano A6- accettata in quanto trattasi di marginali ampliamenti
ai perimetri delle aree consolidate, che non comportino difficoltà attuative,
con specifico riferimento a pertinenze di immobili esistenti A7- accettata la riclassificazione di area da verde pertinenziale
a area consolidata in quanto trattasi di lotti autonomi e indipendenti
da lotti già edificati A8- accettata in quanto tendente a favorire l’insediamento
di attività produttive o l’ampliamento di attività esistenti A9- accettata in quanto l’osservazione prodotta tende
a migliorare la fruizione delle aree a servizi e della viabilità A10- accettata in quanto l’area a servizi si reputa idonea
per consistenza e localizzazione ad essere riclassificata come area
di trasformazione per servizi (ATS) A11- accettata in quanto le proposte integrative e migliorative
non alterano l’impianto generale d’infrastrutturazione previsto dal
piano A12- accettata in quanto le soluzioni viabilistiche proposte
risolvono storici vincoli di accessibilità e di interconnessione tra
i quartieri A13- accettata in quanto le soluzioni proposte tendono
a migliorare, con specifico riferimento alle attrezzature d’interesse
generale (Università, Ospedali, Collegi universitari, Istituzioni….),
le possibilità attuative delle previsioni del Piano A14- accettata in quanto volta ad emendare errori materiali
e cartografici A15- accettata in adeguamento ai disposti di leggi o a
piani di settore sovraordinati. Osservazioni non
accettate R1- non accettata in quanto in contrasto con i principi
fondativi del PRG, quanto ad organizzazione del territorio, cosi come
risulta dalla relazione illustrativa e dalla norma di attuazione R2- non accettata in quanto le integrazioni richieste
sono di competenza di leggi regionali e nazionali o in contrasto con
le stesse R3- non accettata in quanto priva di motivazione sotto
il profilo tecnico R4- non accettata in quanto gli indici e le percentuali
di slp da attribuire alle diverse destinazioni d’uso previsti dal PRG
non necessitano di integrazioni o di modifiche R5- non accettata in quanto le proposte sono in contrasto
con vincoli sovraordinati del Parco del Ticino, del Piano Territoriale
Paesistico Regionale e del Piano dell’Autorità di Bacino del Po. R6- non accettata in quanto ritenuta impropria la richiesta
di riclassificazione di aree libere in aree consolidate, per definizione
già edificate R7- non accettata in quanto, da opportune verifiche,
risulta che la proposta di riclassificazione di aree per attività esistenti
in aree per attività miste, o altre destinazioni, non è supportata dall’effettivo
stato di dismissione delle attività R8a- non accettata in quanto i rilievi prodotti non portano
a migliorare, o addirittura impediscono, l’attuazione in quanto in contrasto
con i criteri informatori del PRG circa le modalità di trasformazione
con particolare riferimento a dimensione, struttura territoriale e localizzazione
delle aree individuate dall’azzonamento e dalle schede normative R8b- non accettata in quanto i rilievi prodotti non portano
a migliorare, o addirittura impediscono, l’attuazione in quanto in contrasto
con i criteri informatori del PRG circa le modalità di trasformazione
con particolare riferimento alle prescrizioni relative ai parametri
urbanistici ed edilizi, alle destinazioni d’uso R9- non accettata in quanto le proposte integrative
alterano l’impianto generale dell’ infrastrutturazione prevista dal
piano R10- non accettata in quanto il servizio proposto contribuisce
a incrementare la consistenza delle aree a servizi, già in eccesso rispetto
agli standard di legge R11- non accettata in quanto le integrazioni richieste
sono di inutile specificazione e già contenute in
altri articoli della Normativa R12- non controdeducibile poiché l’osservazione deriva
da una non corretta comprensione delle Norme Tecniche o delle tavole
di PRG R13- non accettata in quanto l’azzonamento e la classificazione
proposta non corrispondono allo stato effettivo dell’area oggetto di
osservazione R14- non accettata in quanto la destinazione proposta
non corrisponde alla classificazione delle aree normative così come
definite dal Piano adottato R15- non accettata la riclassificazione da verde pertinenziale
ad area edificabile in quanto non si tratta di sedime autonomo e indipendente Analisi delle accettazioni
per particolari categorie La tabella 4 evidenzia
in dettaglio il grado di accettazione delle osservazioni misurato dalla
loro percentuale sul totale. Come si può facilmente
osservare tale grado è piuttosto elevato, poiché raggiunge il 65% per
le osservazioni alla normativa ed il 26% per le altre. A questo va aggiunto
che le osservazioni parzialmente accettate ammontano a quasi il 14 %
per le prime e a circa il 29 % per le seconde. Ciò consegue dalla natura
collaborativa di molte osservazioni, nel senso che il loro contenuto
(e la conseguente accettazione) si è dimostrata capace di apportare
effettivi miglioramenti al Piano mantenendosi all’interno dei suoi principi
ispiratori fondamentali. Tabella 4
In particolare poi,
nel caso delle accettazioni parziali, si è trattato di ricondurre le
esigenze ed i rilievi espressi (riconosciuti come meritevoli di considerazione)
all’interno di tali principi a fronte di una formulazione delle osservazioni
non completamente inquadrabili in essi. Esempi tipici di questa fattispecie
sono costituiti da proposte di edificabilità generica (non formulata
con riferimento alle categorie normative delle NTA adottate), oppure
di richieste compatibili solo in parte, oppure soddisfacibili in via
generale senza modificare l’azzonamento (caso PAN). Passando ora ad un
esame più analitico delle accettazioni o dei rifiuti, rileviamo preliminarmente
come, con riferimento alle osservazioni relative alla normativa, la
quasi totalità dei casi sia riconducibile ai criteri A1 (o PA1) ed R1,
sicchè risulta superfluo riportare statistiche più dettagliate. Quanto al merito degli
accoglimenti di osservazioni relative alle NTA si rinvia al testo delle
Norme controdedotte, limitandoci a rilevare che in generale si è trattato
di accettare contributi tendenti sia a migliorare la comprensione e
l'applicazione delle norme, che a risolvere in via generale problemi
di piccoli ampliamenti e adeguamenti funzionali, di edificabilità in
lotti liberi. Con riferimento al
primo caso merita evidenziare la rilevante riformulazione dell’art.6
delle NTA relativo alle procedure di attuazione in specie per le aree
normate da schede a seguito di osservazioni degli ordini professionali
e singoli professionisti. Con riferimento al
secondo caso si evidenziano: - piccoli ampliamenti
per ragioni funzionali ( ad es. art.13 c.3, art.16 c.4bis, art.30 c.2bis, art.32 c.3bis); - maggiori possibilità
per parcheggi pubblici, privati e pertinenziali ( ad es. art.12 c.15 bis, art.13 c.7, art.14 c.6, art.15 cc. 9 e 12; - l’innalzamento dell’indice
dei lotti liberi in aree consolidate o riconoscimento di edificabilità di lotti
liberi in Aree di antica formazione e Aree da riqualificare ( v. art.13 c.7, art.14
c.6,art.15 cc.7 e10). Di particolare rilievo,infine,
si segnala la riformulazione dell'art.36. Tale riformulazione è stata
introdotta a seguito della sentenza n. 179/99 della Corte Costituzionale
che prevede indennizzi a fronte di reiterazione di vincoli preordinati all'esproprio. La
previsione di un indice edificatorio sulle aree a servizi, congiuntamente
al riconoscimento al privato della possibilità di realizzare il servizio
anche su area privata, pone infatti rimedio in via generale alla necessità
di tali indennizzi. Tale previsione in
particolare è stata estesa a tutte le aree a verde, con esclusione di
quelle tutelate da vincolo paesistico-ambientale o dell'Autorità di
bacino, o ricadenti in fasce di rispetto, ancorchè non regolate da schede
normative. Se si analizzano invece
le accettazioni (totali o parziali) delle altre osservazioni (azzonamento,
schede, edifici, ecc.) per categorie delle osservazioni al netto di
quelle concernenti le norme emerge con chiarezza quanto segue : a) In assoluto il
criterio A3 (o PA3) è quello che presenta il maggior numero di casi. Si tratta, come visto
più sopra, di osservazioni contenenti rilievi giudicati corretti. Esempi
tipici riguardano proposte di inserimento tra aree consolidate (art.
15) di aree già produttive ma dismesse, per le quali è apparso non appropriato
prevedere trasformazioni in aree produttive miste, sia per la loro piccola
dimensione che per il contesto di contorno. Oppure di riconoscimento
di stati di fatto rilevati in modo parziale, che comporta il passaggio
da un tipo all’altro di aree consolidate o di aree a servizi, o anche
di marginali passaggi da servizi ad aree consolidate (o da verde pubblico
o verde privato). Nel complesso l’incidenza sulle dotazioni di standard
o le conseguenze sulla capacità insediativa sono del tutto trascurabili. b) Seguono come ordine
di grandezza le accettazioni totali o parziali riconducibili al criterio
A2. In questo caso si tratta soprattutto di riconoscimento di rilievi
tali da facilitare l’attuazione del PRG. Nella maggior parte
delle situazioni l’accettazione riguarda le schede normative ed in particolare
la precisazione in esse della natura non vincolante di talune prescrizioni
quali la concentrazione dell’edificato, il tracciato della viabilità
interna al comparto, l’ammissibilità di alcune specifiche destinazioni
d’uso entro le categorie generali previste (residenziale – attività
– mix). In alcuni casi è stata
riconosciuta (in tutto o in parte) alle aree in oggetto la natura di
Aree di riqualificazione esterna sia per la loro posizione territoriale,
che per le opportunità che la trasformazione offre, attraverso le cessioni
per funzioni pubbliche, per una migliore attuazione degli obbiettivi
del piano nell’ambitoterritoriale considerato. c) Le categorie da
A8 ad A11 (e da PA8 a PA11) presentano un grado di accettazione ancora
rilevante, anche se percentualmente inferiori alle precedenti. Si tratta
in particolare di riconoscimenti volti a favorire le attività produttive
sia in termini di ampliamento dell’esistente che di maggiori dotazioni
per il futuro, conformemente all’obbiettivo generale di favorire l’insediamento
di attività economiche (A8). Per il resto si tratta di accettazioni
inerenti alla modifica della categoria di servizio (A9), oppure ancora
a marginali ritocchi sulle aree per la viabilità (A11). d) Ancora una percentuale
rilevante di accettazioni è finalizzata a porre rimedio a errori materiali
o cartografici (A14). e) Si evidenzia anche
che una elevata percentuale (30% circa) di osservazioni parzialmente
accettate risolvono in via generale, ovvero attraverso modeste integrazioni
delle norme, i rilievi posti (PAN). In particolare si tratta di tutti
i casi di piccoli ampliamenti una tantum per adeguamenti funzionali
e di Riconoscimenti di edificabilità in lotti liberi o saturi delle
aree consolidate. Parte dei casi ricadenti sotto questo criterio sono
anche da attribuirsi alle conseguenze delle riformulazioni dell'art.
36 delle NTA di cui si è detto più sopra (in particolare si tratta di
casi in cui non è stato necessario modificare l'azzonamento). f) Va segnalato infine
come rilevante la categoria di accettazione A10 (o PA10) che attiene
alla classificazione di sedimi quali Aree a trasformazione per servizi,
cui è riconosciuto in via generale un indice 0,1 contro cessione del
75% (minimo) delle aree a seguito della riformulazione dell'art. 36
delle NTA. I casi afferenti al criterio A10 (o PA10) riguardano in particolare
situazioni in cui è stato anche modificato l'azzonamento. Nei successivi
parr. 6 e 7 viene dimostrato che l’incidenza sulle dotazioni di standard
e sulla capacità insediativa degli accoglimenti, di cui a questo punto
e al precedente punto e), sono compatibili con gli indirizzi del
Consiglio Comunale. Controdeduzioni
relative a schede normative In questo paragrafo si esaminano in particolare gli esiti delle controdeduzioni alle osservazioni sulle schede normative o che hanno dato luogo all’inserimento di nuove schede. Le accettazioni totali
o parziali nel caso di osservazioni di schede ammontano a oltre il 60%
(34 su 54). In particolare in 17 casi si è trattato di riconoscere l’esigenza
prospettata senza modificare la parte cartografica della scheda, ma
indebolendo le prescrizioni vincolanti con riferimento alla viabilità
e alla concentrazione dell’edificato, o specificando meglio le funzioni
e le destinazioni d’uso ammesse. In 5 casi si è trattato
di modeste ridefinizioni di perimetri delle aree normate da schede,
soprattutto a seguito di rilievi relativi a parti marginali di esse
su cui esistono concessioni in atto o edifici esistenti, oppure relativi
a necessità di limitati ampliamenti o adeguamenti funzionali di immobili
contigui. Nel caso dell’osservazione della Curatela Interklim (ex area
Neca , oss. 195), la proposta di modifiche planivolumetriche
è stata solo parzialmente accolta mediante variazioni comunque verificate
con la Curatela stessa, e volte, tra l’altro, a rendere ammissibile
un’area espositiva (vedi anche il successivo paragrafo al punto 2). In 3 casi si è riconosciuta
una modifica del numero di piani, in 2 casi sono stati riconosciuti
piccole modifiche di concentrazione dell’edificato in cartografia. In
2casi sono state aggiunte prescrizioni su richiesta dell’osservante
(oss. 85/3 e 232). In alcuni altri casi si è trattato di limitati stralci
dalla superficie territoriali di aree a trasformazione per servizi (
oss. 73, 131, 270, 271). Nel complesso tutte
le modifiche sopra indicate non comportano alterazione della capacità
insediativa se non in senso riduttivo, ma hanno l’esclusiva funzione
di facilitare l’attuazione del Piano. In senso riduttivo
va anche segnalata la cancellazione della piccole aree di trasformazione
n. 6 (Naviglio) e 8 (V.Rismondo) nonché dell’area a trasformazione per
servizi 20 S (V.Pavesi), a seguito di osservazioni delle proprietà (rispettivamente
oss. 362-382, 318 e 221) che segnalavano la preferenza al mantenimento
della natura di area produttiva data la presenza di attività in atto. Al contrario si evidenzia
invece l’inserimento della nuova area di trasformazione n. 16 (Fossarmato),
che in sede di adozione era genericamente azzonata come area per edilizia
pubblica e viene invece normata come Area di trasformazione a seguito
di una osservazione dell’ALER (oss. 87). In senso espansivo
si evidenziano poi i seguenti ampliamenti di Aree a trasformazione per
servizi normate da schede: (a) 3S Villa Maria,
in parziale accoglimento dell’oss.258 della Fondazione Cambieri- Cadari
la quale, ai fini del perseguimento delle finalità statutarie (assistenza
agli anziani) proponeva un azzonamento ad area ospedaliera con allegato
progetto per la realizzazione di una struttura sanitaria privata di
notevoli dimensioni che avrebbe facilitato sotto il profilo economico
la realizzazione della struttura assistenziale. Data l’abbondanza di
aree e strutture ospedaliere della Città e la difficile accessibilità
della zona, si è ritenuto di assecondare l’esigenza prospettata ma semplicemente
ampliando la superficie territoriale della scheda; (b) 6S Cascina Giulia
e 19 S V.Sora,in parziale accoglimento dell’oss. 82 e 238, in specie a seguito della
proposta della seconda di prevedere a Pavia ovest una strada parallela
a V.Chiozzo e Mascherpa, peraltro già prevista dal Piano vigente, ottenendo
i relativi terreni mediante le cessioni previste dall’art.36 nelle due
aree in oggetto. Si segnala infine che a seguito di osservazioni inerenti
all’azzonamento, caratterizzate da richieste di edificabilità addizionale,
si è scelto di riconoscere a dieci piccole aree la natura di Aree di
riqualificazione esterna, ed a due ulteriori aree la natura di Area
di trasformazione per servizi normata da scheda. Si tratta dei seguenti
casi, ritenuti compatibili sia con le definizioni delle NTA che con
la natura fisico-territoriale dei sedimi considerati: 1. Area di riqualificazione
esterna L (San Spirito e Gallo, oss. 89), per la quale l’osservante
rileva tra l’altro l’approvazione da parte della Sovraintendenza di
un progetto volto a recuperare i resti del monumento. L’indice previsto
per le Aree di riqualificazione esterna è compatibile con tale recupero,
e le cessioni relative integrano la dotazione di aree pubbliche contigue
(v. relativa scheda e tab. B). 2. Aree di riqualificazione
esterna M (V. Francana, oss. 198); N (V. Montebolone, oss.52); O (Valbona,
oss. 340). Si tratta di sedimi a Nord della Strada di gronda Est cui
l’estensione dell’art. 36 avrebbe comunque riconosciuto una capacità
edificatoria pari ad indice territoriale 0,1 e costituenti parti di
proprietà coinvolte dalla realizzazione della Strada di gronda. Nel
complesso si tratta di poco più di 24.000 mq, che generano modesta edificabilità
ai margini dell’edificato esistente, ma anche oneri che possono concorrere
a finanziare parte della strada (v. relative schede e tab. B). 3. Area di riqualificazione
esterna Q (Bramante, oss. 49), azzonata nel PRG adottato come parcheggio
ai fini di eventuali ampliamenti di quello di interscambio già esistente.
L’accoglimento parziale della relativa osservazione da parte della proprietà
corrisponde al riconoscimento che tale ampliamento non è necessario,
consentendo tuttavia, attraverso le cessioni gratuite, l’acquisizione
di aree a verde o a parcheggi a fronte della modesta edificabilità addizionale
(v. relativa scheda e tab. B). 4. Area di riqualificazione
esterna R ( Flarer, oss. 152), azzonata nel Prg adottato quale area
a parco e verde attrezzato, cui la modifica dell’art.36 attribuisce
comunque un indice 0,1 ed in parte a parcheggio. L’accoglimento parziale
dell’osservazione consente di acquisire gratuitamente aree pubbliche
incluse quelle del parcheggio previsto. (v. relativa scheda e tab. B). 5. Area di riqualificazione
esterna S (Ciapessoni, oss. 138) azzonata nel Prg adottato quale area
a parco e verde attrezzato cui la modifica dell’art.36 attribuisce comunque
un indice 0,1 . L’accoglimento parziale consente, pur innalzando l’indice
a 0,2 , di ottenere cessioni per verde e parcheggi. (v. relativa scheda
e tab. B). 6. Area di riqualificazione
esterna T (Contigliara, oss. 1-61 e 175-291) azzonata nel prg adottato
in parte quale area a parco e verde attrezzato cui la modifica dell’art.36
attribuisce comunque un indice 0,1, ed in parte quali attrezzature di
interesse comune. L’accoglimento parziale pur prevedendo un limitato
aumento di edificabilità consente l’acquisizione di aree per verde e
parcheggi. (v. relativa scheda e tab. B). 7. Area di riqualificazione
esterna U (Leona, oss. 117) azzonata nel Prg adottato quale area a trasformazione
per servizi cui l’art.36 attribuisce comunque un indice 0,1. L’accoglimento
parziale consente un limitato aumento di edificabilità ma garantisce
comunque significative cessioni di aree a verde. (v. relativa scheda
e tab. B). 8. Area di riqualificazione
esterna V (Borgo Ticino 1, oss. 222 e 386) azzonata nel Prg adottato
quale area a trasformazione per servizi cui l’art.36 attribuisce comunque
un indice 0,1. Considerando il contesto circostante ampiamente edificato
si accoglie parzialmente l’osservazione riconoscendo un indice moderatamente
superiore, mantenendo tuttavia significative cessioni per verde e parcheggi. (v. relativa
scheda e tab. B). 9. Area di trasformazione
per servizi 24 (S Marchesi, oss. 84), stralciata da una più ampia area
della stessa natura (1S Palasport), in accoglimento della relativa osservazione
in cui si rilevava la difficoltà di attuazione a causa della preponderanza
nell’ambito originario delle proprietà dell’Ospedale S.Matteo. (v. relativa
scheda e tab. C). 10. Area di trasformazione
per servizi n 22 S (V. Mirabello, oss. 213). E’ stata riconosciuta a
fronte di una osservazione che chiede edificabilità ai margini di V.
Mirabello e V. Olevano in cambio di cessioni gratuite nel Parco della
Vernavola. L’osservazione è stata parzialmente accettata con riferimento
alle sole porzioni di proprietà aventi la natura di aree di iniziativa
comunale (IC) del PTC del Parco del Ticino. L’edificabilità generata
può essere realizzata in loco, ed in continuità con edificazione esistente,
anziché essere trasferita al di fuori del Parco Visconteo, ma in cambio
di maggiori cessioni atte ad ampliare la parte già pubblica del Parco
della Vernavola. (v. relativa scheda e tab. C). Tenendo anche conto
di modifiche minori, in generale in senso riduttivo, delle schede normative
del PRG adottato, gli effetti sui totali in termini di superficie territoriale
coinvolta e di SLP addizionale di queste controdeduzioni, per quanto
significativa è complessivamente modesta come si può evincere dal confronto
tra le tabelle A, B e C con le corrispondenti tabelle del PRG adottato. Osservazioni sulla
viabilita’ e sulle aree per servizi Quanto alle osservazioni
sulla viabilità sono state accolte totalmente o parzialmente quelle
che non modificano l’impianto fondamentale dell’infrastrutturazione
della città prevista dal Piano (criterio A11). Si tratta di poco meno
di una ventina di casi relativi a errori materiali o a piccoli tratti
di viabilità prevista che nella versione adottata si sovrappongono a
pertinenze di sedimi residenziali consolidati e le cui modifiche risultano
sostanzialmente irrilevanti. In due casi si è trattato di limitati spostamenti
della gronda Sud e del suo innesto sulla SS.35, in un caso di un ridisegno
di un tratto di viabilità che connette le aree universitarie del Cravino a quelle ospedaliere
del San Matteo (oss. 206), e in un caso della cancellazione di un ramo
di viabilità dell’area Scalo che attraversa nel PRG adottato le pertinenze
della Questura (oss. 100). E’ stato anche lievemente modificato il tracciato
della strada del IV ponte, in parziale accoglimento dell’oss. 42/A. Per i rimanenti casi
le osservazioni sono state valutate non accoglibili o non controdeducibili. Quanto alle osservazioni
sulle aree per servizi la maggior parte di esse attengono alla normativa, in
specie all’art. 24. Si tratta in molti casi di osservazioni volte a
favorire chiarimenti e migliori specificazioni delle norme adottate,
tanto che il loro grado di accoglimento
risulta molto elevato. Numerose osservazioni
riguardano invece gli indici. In generale è stato confermato l’indice
relativo al verde per lo sport, non accogliendo le osservazioni tendenti
a modificarlo, mentre nel caso delle rimanenti attrezzature si è operata
una distinzione tra aree a servizi già esistenti e aree di nuova urbanizzazione
(ovvero relative ai servizi previsti dal Piano). Nel primo caso numerosi
osservanti hanno rilevato che l’indice adottato (i.t.=0,4) risulta insufficiente
perché di fatto comporta la completa saturazione delle aree e la difficoltà
di effettuare adeguamenti. L’accoglimento di
esse ha comportato la proposta di un indice fondiario (i.f. pari a 0,6) sulla base del
presupposto che, trattandosi in genere di aree già urbanizzate, tale
indice fosse sufficiente rispetto alle necessità prospettate. Inoltre
al comma 11 dell’art. 24 è stata innalzata, partendo dal contenuto di
alcune osservazioni, la percentuale di ampliamento
una tantum per adeguamenti funzionali o a standard di legislazione sovraordinata
(in specie in campo sanitario) che è stata innalzata dal 5% al 7,5%. Per quanto riguarda
le nuove aree a servizi non urbanizzate previste dal Piano (escluso
il verde attrezzato e per lo sport), si è proposto un indice territoriale
ritenendo adeguato un aumento da 0,4 a 0,5 come accoglimento parziale
delle diverse osservazioni. Per quanto riguarda
invece gli effetti quantitativi degli accoglimenti di osservazioni di
azzonamento su aree a servizi, si rinvia alle pagine successive e relative
tabelle, dove si evidenzia come a fronte di una sostanziale stabilità
delle quantità di aree a standard, si verificano alcuni spostamenti
interni alla dotazione complessiva delle attrezzature di interesse comune,
del verde per lo sport e, quanto alle zona F, delle attrezzature sanitarie. Per contro si verifica
una riduzione del verde attrezzato e parchi, ma più dovuto alla riduzione
della percentuale di cessione (da 80% a 75%) prevista dalla modifica
dell’art. 36 che non ai limitati cambiamenti di destinazione richiesti
dagli osservanti. Infine si segnalano alcuni specifici accoglimenti
(totali e parziali) su proposta di Enti titolari di grandi servizi per
la città. 1. ASM ha richiesto
l’ampliamento dell’area per servizi tecnologici a sud della SNIA. Tale
osservazione è stata accolta limitatamente alle porzioni interne ai
perimetri delle aree IC del PTC del Parco del Ticino (oss. 350). 2. La Camera di Commercio
ha osservato che la destinazione a verde sportivo e parcheggi dell’attuale
area espositiva, congiuntamente alla previsione di una nuova area espositiva
presso l’area industriale di Bivio Vela, inibisce precedenti progetti
di espansione dell’esistente; auspicando comunque il reperimento di
un’area diversa rispetto a quella prevista dal PRG adottato. Tuttavia
tale auspicio non è stato accompagnato da una proposta specifica di
localizzazione (oss. 79). A fronte di ciò è stata confermata la scelta
di delocalizzare l’attuale area, in considerazione delle opportunità
offerte da una sua trasformazione in area sportiva ai margini del Naviglio
e del Ticino e del fatto che l’area attuale rientra tra le aree di fascia
B del PAI dell’Autorità di Bacino del Po. Peraltro, accogliendo almeno
in linea di principio l’auspicio di una diversa indicazione di Piano, si è indicato una possibile altra localizzazione nell’ambito dell’area
ex- NECA, dove comunque erano già ammesse aree espositive e dove l’opzione
di prossimità al Centro Congressi può essere eventualmente soddisfatta. 3. Il Policlinico
S. Matteo in diverse osservazioni ha presentato proposte di edificabilità
di alcune proprietà localizzate nell’ambito del Parco Visconteo, in
generale non accolte date le scelte di tutela del territorio del Parco
stesso contenute nel PRG adottato e nel Piano Paesistico Territoriale
Regionale (art. 18, comma 1). Egualmente rigettate le osservazioni n.
159 e 160 richiedenti la specificazione di destinazioni d’uso a supporto
dell’attività ospedaliera per le Cascine Cantugno e Contigliara, in
quanto superflue rispetto alla norma adottata. E’ stata invece accolta
l’osservazione richiedente un azzonamento omogeneo dell’area H1, rinviando
i dettagli circa il verde, parcheggi e viabilità al Piano attuativo
previsto dall’art. 24 c. 19; come pure alcune altre proposte di minor
rilievo 4. La Fondazione Maugeri
ha richiesto omogeneità di trattamento per le aree ospedaliere di sua
proprietà rispetto alle aree ospedaliere del Policlinico S. Matteo.
Tale osservazione è stata parzialmente accolta, ma adottando un criterio
di omogeneità territoriale con le contigue aree universitarie (v. più
sotto). 5. L’Università ha
proposto limitate modifiche di azzonamento per le proprietà in Centro
Storico, una miglior definizione delle destinazioni d’uso ammissibili
nell’area universitaria, una diversa definizione del perimetro dell’area
in zona Cravino. Tali osservazioni sono state in generale accolte mentre
non è stata accolta quella in cui si propone di reinserire l’area del
Parco Tecnologico in zone universitarie. Quanto all’osservazione 130/A2
in cui si propone di tornare all’indice i.f. =0,6 e alle altezze massime
del Piano vigente e di modificarne la previsione di Piano attuativo
o studio unitario, prevedendo una apposita scheda normativa proposta
dall’Università stessa, si propone quanto segue. Circa l’indice si
è ritenuto più appropriato passare da un indice fondiario ad un indice
territoriale (pari a 0,5 come per le rimanenti attrezzature di servizio) ritenuto più corretto in sede di pianificazione di un’area di grande
dimensione ed in gran parte inedificata. E’ stata poi confermata l’altezza
prevista dal PRG vigente. Quanto al Piano attuativo,
pur confermando la previsione dell’art. 24 c. 19, si è aderito alla
richiesta di redigere una scheda normativa. Sono state tuttavia operate
modifiche rispetto a quella proposta, di intesa con l’Università stessa. 6. I Collegi Universitari
hanno presentato osservazioni richiedenti varie modifiche di limitata
natura sull’azzonamento che sono state in generale accolte. E’ stata accolta anche
l’osservazione del Collegio Borromeo (n. 85/9) di formulare la scheda
normativa relativa all’area di via Tosi e di via Pertusati in adeguamento
alla relativa variante nel frattempo approvata dalla Regione. Quanto
all’osservazione relativa agli Orti Borromaici (n. 85/2) si è ritenuto
di regolare la loro trasformazione mediante un progetto ai sensi dell’art.
26 (ambiti di riqualificazione urbana) rinviando ad esso ogni ulteriore
dettaglio e mantenendo sostanzialmente l’azzonamento proposto dal PRG
adottato. Confronto tra capacita’
insediativa ed aree a standard del piano adottato e di quello controdedotto Le tabelle 5 e 6 consentono
di valutare in modo sintetico gli effetti delle controdeduzioni proposte
in termini di capacità insediativa addizionale misurata dai vari (abitanti
teorici) addizionali, nonché rispetto alla verifica degli standard ai
sensi della L.R. 51/77 (come ammesso dall’art. a c.4 della L.R. 1/2001). Ai fini della valutazione
di tali effetti va ricordato anzitutto che il Documento di indirizzi
urbanistici per la redazione del PRG, approvato dal Consiglio Comunale,
prevedeva al paragrafo 6.1 un incremento di vani collocato nell’intervallo
9.000 – 12.000 vani, soprattutto
determinato dall’aumento del numero di vani per abitante. Tabella 5
Alla luce delle controdeduzioni
tale incremento ammonta complessivamente a 10.046 vani contro 8727 previsti
dal PRG adottato (nel caso non si considerino gli effetti della rilocalizzazione
della Necchi). Si tratta dunque di una maggior previsione pari a circa
il 15%, ma comunque compatibile con gli Indirizzi del Consiglio Comunale. Qualora si considerino
anche gli effetti di una eventuale rilocalizzazione della Necchi (ai
sensi dell’art. 33 della NTA) si passerebbe da 9765 a 11084 vani, con
una maggior previsione di identico valore assoluto ma pari a circa il
13%. Anche in questo caso il limiti previsti dal Documento di Indirizzi
del Consiglio Comunale sarebbero rispettati. Passando ora ad esaminare
la composizione interna di tale maggior previsione si può vedere che
la percentuale più cospicua è attribuibile ai lotti liberi in aree consolidate,
il cui ammontare è dovuto in parte all’innalzamento dell’indice su tali
lotti (v. art. 15 c. 7 e c.10), in parte al riconoscimento di lotti
liberi edificabili previsti nelle NTA controdedotte all’art. 13 c.7
e 14 c.6 bis, ed in parte al riconoscimento in azzonamento di lotti
liberi addizionali in sedimi contigui o interni alle aree consolidate
stesse. Di dimensione pressoché
simile è l’ammontare di vani ulteriori dovute alle nuove Aree di riqualificazione
esterna ( 483 ovvero circa il 37% del totale). Segue l’incremento
dovuto alle Aree a trasformazione per servizi non normate da schede, conseguenti
alla riformulazione dell’art. 36 delle NTA, cui si è fatto cenno nel precedente par.
4. Si tratta infatti di 306 vani addizionali pari al 23% del totale. Sono invece quasi
trascurabili gli effetti delle controdeduzioni sull’ammontare di vani
attribuibili alle Aree di trasformazione ed alle Aree di trasformazione
per servizi (normate da schede), poiché in questi casi l’incremento
dovuto a nuove schede normative è pressoché compensato da altre modifiche
in senso riduttivo rispetto al PRG adottato. Passando ora ad esaminare
gli effetti delle controdeduzioni sulla verifica degli standard si può
notare che il totale delle aree a servizi del Piano volte al soddisfacimento
del fabbisogno urbano subisce un lievissimo aumento (vedi tabella) 8). Altrettanto modestamente
cambia la dotazione media per vano (abitante teorico) che passa da 32,4
a circa 32, ma rimanendo comunque ampiamente in eccesso rispetto allo
standard per abitante previsto dalla L.R. 51/75. Come già osservato
nel precedente paragrafo 8, tale eccesso di dotazione di standard è
ampiamente imputabile alle aree a verde ed in particolare alla presenza
tra tali aree di 916.000 mq da attribuirsi al Parco della Vernavola,
a seguito delle scelte operate dal Consiglio Comunale in sede di approvazione
del Documento di Indirizzi Urbanistici per la redazione del PRG (par.
4.4), in parte perimetrali quale area ZB del PTC del Parco del Ticino
e quindi caratterizzabili, anche per la dimensione, come Parco territoriale. Per il resto le differenze
più rilevanti rispetto al PRG adottato consistono in differenze interne
ai diversi tipi di servizi; in particolare si rileva un certo incremento
dei servizi esistenti ed uno spostamento da aree a verde a “vincolo
secco” (non soggetto all’art. 36) ad aree soggette alle possibilità
previste dall’art. 36, come conseguenza della riformulazione dello stesso
più sopra esposto. Considerando poi le
aree a servizi distinte per tipo di servizio, si può rilevare soprattutto
lo spostamento dal verde attrezzato (che diminuisce di 271.156 mq),
a favore soprattutto delle aree per attrezzature di interesse comune
e a verde sportivo. Con riferimento ai
servizi non di natura urbana, invece, la variazione più significativa
consiste nell’aumento delle attrezzature universitarie e ospedaliere
a seguito di osservazioni
dei relativi Enti. Tabella 6
In conclusione si
può affermare che gli effetti delle controdeduzioni al Prg adottato
non modificano in modo rilevante ed essenziale le previsioni quantitative
dello stesso sia con riferimento alla capacità insediativa che con riferimento
alla dotazione di standard urbani. Circa la prima i vani
addizionali si mantengono ampiamente al di sotto dei limiti contenuti
negli Indirizzi del Consiglio Comunale; mentre circa i secondi la variazione
appare trascurabili sia in assoluto che in rapporto ai vani o agli abitanti previsti.
|